La qualificazione dell’Atalanta agli ottavi di finale di Champions League è molto difficile perché il già complicato successo in Ucraina contro lo Shakhtar potrebbe non bastare. Vincere e sperare dunque per la Dea per ottenere un passaggio del turno storico e leggendario, ma non ancora quanto un altro momento dei bergamaschi in Europa.
Era il giugno del 1987 e il grande Napoli di Maradona si stava avviando a una fantastica doppietta campionato-Coppa Italia. Una doppia finale senza storia con gli Azzurri che sconfissero i bergamaschi 3-0 al San Paolo per poi accontentarsi di un gol di Giordano nel finale di partita al ritorno per un 4-0 totale senza appello. Troppa la differenza tra chi si stava per cucirsi il Tricolore sul petto e chi invece era arrivata penultima tornando così in Serie B. Le regole però erano ben chiare. Se la squadra campione d’Italia avesse vinto anche la Coppa Italia, i vincitori della Serie A sarebbero andati in Coppa dei Campioni e i finalisti sconfitti in Coppa delle Coppe. In quest’ultima competizione quindi l’Italia sarebbe stata rappresentata da una squadra di Serie B.
I nerazzurri tornavano a disputare gare internazionali ventiquattro anni dopo l’ultima volta, quando in Coppa delle Coppe vennero eliminati dallo Sporting Lisbona, e in panchina avevano appena assunto Emiliano Mondonico. Il primo turno sembrava abbastanza abbordabile dato che l’avversario sarebbe stata un’altra matricola: i gallesi del Merthyr Town. Una squadra semiprofessionistica che però a Peyndarren Park venne trascinata da un’intera cittadina e riuscì nel miracolo. Domenico Progna pareggiò il vantaggio di Kevin Rogers, ma la rete del ko venne realizzata nella ripresa da Ceri Williams. Una notte da sogno in Galles e per la piccola squadra britannica e per il trentennale di questa partita venne addirittura girato un documentario. Nella sfida di ritorno però i bergamaschi si svegliarono dal torpore e con Garlini e Cantarutti ribaltarono il risultato qualificandosi per gli ottavi di finale dove avrebbero affrontato i greci dell’Ofi Creta.
Avversario insidioso ma non impossibile e il copione fu molto simile a quello del turno precedente. Una rete di Takis Persias bastò agli ellenici per fare proprio la sfida d’andata, ma il fattore Comunale impose ancora una volta la legge dell’Atalanta. Un gol per tempo di Nicolini e Garlini mandarono il pubblico orobico al settimo cielo e la conquista dei quarti di finale era già un traguardo storico.
Ora però lo scoglio sembrava veramente insormontabile perché la sfida sarebbe stata con lo Sporting Lisbona, quella squadra che fermò l’unico precedente della Dea in Europa. Guidati da un grande Mondonico e da uno Strömberg in serata di grazia i bergamaschi fecero una vera impresa e in casa all’andata vinsero ancora una volta per 2-0. Elgio Nicolini a fine primo tempo e Aldo Cantarutti nella ripresa trafissero per due volte Rui Correia e un primo grande traguardo fu compiuto, ma c’era ancora tantissimo da soffrire. Nella Capitale portoghese il clima era infuocato e Piotti dovette compiere svariati interventi per salvare la propria squadra, ma alla fine Peter Houtman riuscì a segnare il gol del vantaggio. Era solo il sessantaseiesimo e la rete diede ancora più carica ai padroni di casa che trovarono il raddoppio con Jorge, ma fortunatamente l’arbitro annullò per dubbia carica sul portiere. Con lo Sporting tutto in avanti l’Atalanta riuscì a ripartire in contropiede e Cantarutti trovò il punto del pareggio che mandò il estasi tutta l’Italia. I nerazzurri erano in semifinale da squadra di Serie B ed erano l’unica compagine italiana ancora in corsa in un torneo continentale.
Al penultimo turno il livello però era molto alto con la presenza di squadre come Ajax, Marsiglia e Malines, e proprio i belgi vennero sorteggiati per affrontare gli orobici. Nella sfida di andata Ohana portò in vantaggio i giallorossi ma dopo solo un minuto il leader di quella squadra, Glenn Strömberg, trovò il punto del pareggio che durò quasi per tutta la partita, ma nel finale Piet den Boer realizzò il 2-1. Nulla di irrimediabile perché c’era ancora il ritorno al Comunale e nel primo tempo quarantamila bergamaschi credettero davvero nella finale. Un rigore di Garlini portò in vantaggio i nerazzurri e poco dopo colpirono anche un palo, ma alla lunga il maggior tasso tecnico dei belgi si fece vedere. Di Rutjes e di Emmers furono le reti che bissarono la vittoria dell’andata e che spedirono il Malines in finale contro l’Ajax dove avrebbe poi vinto la Coppa.
Non ci fu il lieto fine tanto atteso, o forse sì, perché l’Atalanta non perse di vista l’obbiettivo primario e ritornò dopo un solo anno in Serie A e in Europa nessuna italiana era stata come la Dea di Bergamo.
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