Campioni d’Europa per il secondo anno di fila, anche in una Youth League che ha visto, per la prima volta, inserite nella manifestazione anche le formazioni campioni in carica di tutti i campionati d’Europa Under 19.
Battuto il PSG a Nyon due lunedì fa, i Blues sono così i primi nella storia della competizione ad alzare la “Coppa dalle Grandi Orecchie” in versione giovanile per due anni di fila.
L’anno scorso, inoltre, a Stamford Bridge era stata portata in bacheca anche la FA Cup Under 19, competizione in cui anche quest’anno i Blues sono freschi di trionfo, arrivato ieri ai danni dell’ottimo Manchester City. Il tutto nato da un contesto che vede i ragazzi più esperti giocare più spesso dei veri e propri baby (maggior utilizzo dei classe ’97 ed i fuoriquota ’96 nella formazione titolare), ma in panchina la musica cambia: l’età media delle riserve è bassissima, tanto che l’età media del team di Adi Viveash è di soli 17,7 anni.
Una squadra che ha mostrato freddezza e calma nei momenti più complicati, mostrando una solidità non comune nel settore giovanile.
Guidata con grande personalità dal suo allenatore, non un fuoriclasse da calciatore ma grande “former professional footballer”, utilizzando un’espressione tanto cara ai calciofili di Oltremanica. Ovviamente sul taccuino degli osservatori di tutta Europa saranno stati annotati anche i nomi dei prospetti più interessanti della formazione londinese, che sperano che questa Youth League possa essere solo un trampolino di lancio verso traguardi più importanti.
Davanti impressionano i numeri di Abraham, da oltre 10 anni nel settore giovanile dei Blues, che ha anche avuto la possibilità di crescere senza eccessive pressioni, visto che i due classe ’97 più chiacchierati in zona offensiva sono sempre stati Isaiah Brown e Dominik Solanke, entrambi in prestito al Vitesse per quest’anno, dopo che entrambi avevano avuto modo di debuttare in Premier nel corso della passata stagione. Dietro spiccano i nomi di Jake Clarke-Salter e del gigante canadese Tomori, che rappresentano la cerniera difensiva della squadra assieme al portiere Collins.
Notevolissimi anche il terzino destro Aina (’96) ed il giovanissimo Sterling, velocissimo e di quasi certo avvenire.
In mezzo al campo, invece, è meritevole di menzione il colored Mukhtar Ali, preso a 12 anni dal Leyton Orient e capace di scagliare meravigliose conclusioni dalla distanza. Una menzione speciale la meritano anche gli altri due fuoriquota classe 1996: il capitano Colkett ed il trequartista Kasey Palmer. Quest’ultimo, match winner della finale di Youth League del 18 aprile, se diverrà leggermente più continuo può fare cose veramente interessanti.
Roman Abramovich ed i suoi più stretti collaboratori possono essere più che soddisfatti del lavoro giovanile del club degli ultimi anni, che ha portato a produrre giocatori come Loftus Cheeck, Christensen, Musonda, Ake ed il “napoletano” Chalobah. Sarà difficile vedere anche solo due di loro in un futuro in pianta stabile in prima squadra a Stanford Bridge, ma Antonio Conte può assolutamente dire di essere approdato in uno dei 3-4 migliori settori giovanili d’Europa in questo momento. Un qualcosa che può motivare ognuno di questi ragazzi è che Loftus Cheeck, nonostante fino ad un anno fa non sembrasse il più adatto della leva ’96-’97 a giocare in prima squadra, è riuscito a coronare il suo grande sogno, mostrandosi anche un gran bel talento, nonostante gli spazi abbastanza limitati per lui.