Si può anche essere felici dopo una sconfitta in finale perché quella dell’Atalanta, al di là della stucchevole retorica, è davvero una vittoria. La Dea esce a testa altissima dalla sfida con il Real Madrid e conclude la sfida in un abbraccio ideale con i 6000 tifosi al seguito. Senza pudore né vergogna per uno 0-2 che non cambia il senso di un percorso straordinario.
Varsavia è davvero una notte indimenticabile. Arriva, quasi uno scherzo del destino, nel giorno dell’anniversario della gestione Percassi. Il 14 agosto 2010, l’Atalanta giocava, senza particolari ambizioni, il primo turno di Coppa Italia contro il Foligno vincendo 3-1. Quattordici anni dopo la Dea è a Varsavia a sorridere per un secondo posto arrivato in una finale di Supercoppa Europea. Non è una serata esaltante come Dublino, ma ha un gusto comunque dolcissimo. In primis, perché giocarsi la Supercoppa significa avere già vinto un trofeo e poi perché l’Atalanta al netto delle assenze ha mostrato flessibilità, talento e un gruppo coeso e capace di sopperire alle assenze.
La sconfitta in Supercoppa Europea, peraltro arrivata dopo aver prima impensierito e in alcuni momenti anche preoccupato il Real Madrid non lascia rimpianti. Piuttosto la consapevolezza di essere diventati grandi e riconoscibili in Europa. In questi 14 anni di gestione Percassi il DNA dell’Atalanta è rimasto intatto. A cambiare è stata la programmazione, la gestione dei giovani e soprattutto i risultati. La Dea è una società rimasta fedele alle proprie idee, senza andare oltre le reali possibilità ma ottenendo risultati straordinari. Basti mettere sul piatto il budget e il bacino d’utenza rispetto al Real Madrid. In teoria la sfida non si potrebbe neanche immaginare, ma l’Atalanta l’ha onorata giocando una partita coraggiosa guardando negli occhi i campioni d’Europa senza abbassare lo sguardo.
Anche e soprattutto per l’atteggiamento messo in campo, la medaglia d’argento è un risultato brillante. Vale una candidatura pesante anche in Italia. L’Atalanta, a differenza di Juventus, Milan, Lazio, Napoli e, parzialmente, Roma, non ha cambiato allenatore né pelle e la sfida contro il Real Madrid, dà la sensazione che questa squadra possa competere anche con l’Inter per traguardi impronunciabili sino a un certo punto. Era impensabile vincere in Europa ed è accaduto: dunque è perlomeno legittimo ambire a una vittoria anche in Italia. Atalanta da scudetto? Non si dice, ma si pensa.
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