Nell’ambito della redistribuzione di forze in atto nel calcio brasiliano, la retrocessione del Vasco da Gama stupisce decisamente meno rispetto a quelle di Cruzeiro (la prima della sua storia, nel 2019) e Botafogo (ufficializzata qualche settimana fa).
Per il Gigante da Colina si tratta infatti della quarta retrocessione negli ultimi tredici anni, dopo quelle avvenute nel 2008, nel 2013 e nel 2015: in quei casi la risalita fu immediata, ma fa impressione che, dopo l’ultimo titolo nazionale del 2000 – con protagonisti Romário e Juninho Pernambucano -, il Vasco in vent’anni sia arrivato solo quattro volte tra le prime dieci, con un unico picco notevole nel secondo posto del 2011.
E pensare che, dopo un deludente campionato Carioca – costato la panchina ad Abel Braga, che poi ha quasi vinto il Brasileirão con l’Internacional – l’inizio di campionato era stato entusiasmante, con tre vittorie e un pareggio, sette gol segnati e uno solo subito; numeri però ingannevoli, frutto dell’overperformance realizzativa di Germán Cano e Fellipe Bastos e, specularmente, della scarsa conversione degli avversari.
Un avvio che, paradossalmente, col senno di poi si è rivelato nefasto, dato che i buoni risultati avevano alzato l’asticella delle aspettative a tal punto che, dopo qualche risultato negativo, la società decise di esonerare il tecnico Ramón Menezes: fatale la sconfitta per 3-0 in casa del Bahia alla tredicesima giornata, ma con la squadra che comunque si trovava ancora a metà classifica.
La situazione è precipitata sotto la guida del portoghese Ricardo Sá Pinto: 10 punti in 13 partite e l’ingresso in zona retrocessione, cui aggiungere le eliminazioni da Copa do Brasil (ai sedicesimi, contro il Botafogo) e Copa Sudamericana (agli ottavi, contro il Defensa y Justicia poi campione).
Il clima si era fatto rovente, culminando nell’invasione del centro di allenamento da parte di alcuni membri delle tifoserie organizzate, che imputavano al tecnico responsabilità che lui stesso – probabilmente per proteggere la squadra – aveva deciso di assumersi, ma sostenendo che in diverse partite ci fossero stati degli episodi sfortunati, e che ci fossero le condizioni per riprendersi.
Alguns torcedores organizados da ‘Ira Jovem do Vasco’ estiveram no centro de treinamento para cobrar os jogadores pelos resultados ruins.
Confira um trecho da conversa com os atletas e o técnico Ricardo Sá Pinto. pic.twitter.com/Kfj3FD1JRC
— NewsColina! ® (@newscolina) December 10, 2020
Come spesso accade in Brasile, Sá Pinto non ha avuto tempo e fiducia per dimostrare le proprie convinzioni: al suo posto ecco il santone Vanderlei Luxemburgo, appena esonerato dal Palmeiras ma che un anno prima era riuscito a condurre lo stesso Vasco a una salvezza tranquilla, subentrando però alla quinta giornata.
Quest’anno il compito era ben più arduo, e anche sotto la sua gestione la squadra si è dimostrata fragile e povera di idee soprattutto contro le avversarie dirette: pur affrontando sette squadre del lato destro della classifica, in 11 partite – prima dell’ultima, inutile vittoria contro il Goiás – ha raccolto soli 10 punti, la seconda peggior media-punti dopo il Botafogo.
Fuori dal campo, il club sta attraversando un momento difficile dal punto di vista finanziario. Nonostante dodicesimo in Brasile per fatturato e tra i primi cinque per numero di tifosi, le interminabili lotte di potere – il club è costituito in forma associativa, con elezioni presidenziali spesso caratterizzate da polemiche e ricorsi – sono alla radice della cattiva gestione che ha portato all’accumulazione di debiti per oltre 600 milioni di reais (circa 100 milioni di €).
Gli stipendi sono stati più volte pagati in ritardo, provocando malcontento tra i calciatori e cessioni forzate, come quelle a inizio stagione dell’attaccante Marrony – prodotto del settore giovanile – all’Atlético Mineiro, e del mediano Raul (per circa 400mila €) al RB Bragantino, dove si è imposto come uno tra i migliori interpreti nel ruolo.
Sul bilancio pesavano, tra l’altro, gli ingaggi di calciatori ai margini, come l’ex-Bayern Breno e Ramon Motta – i cui contratti sono scaduti il 31 dicembre – e il difensore centrale Werley, tra i più pagati benché abbia raccolto soltanto 8 presenze per un totale di 611 minuti.
Nonostante non sia stato speso nulla per i cartellini, comunque, diversi acquisti hanno offerto un buon contributo, in particolare gli argentini Cano, Martín Benítez e Leonardo Gil: il primo, arrivato a parametro zero dopo aver segnato a valanga in Colombia, è stato criticato per lo scarso apporto alla manovra ma è riuscito a realizzare 16 gol tra campionato e Sudamericana; il secondo, trequartista in prestito dall’Independiente, ne ha segnati solo 2 ma è stato il migliore della squadra per expected assists (8), che per l’imprecisione dei compagni sono diventati solo 3 assist effettivi; il terzo, arrivato a gennaio in prestito dall’Al-Ittihad, si è dimostrato un discreto centrocampista box-to-box, con un buon gioco lungo e abile nei calci piazzati, ritagliandosi un posto da titolare al fianco di Andrey.
Le delusioni maggiori sono arrivate da giocatori già in rosa, alcuni dei quali avevano iniziato la stagione da pilastri inamovibili: è il caso del capitano Leandro Castán, in difficoltà soprattutto dal punto di vista atletico; del terzino destro Yago Pikachu, lontano parente di quello degli anni scorsi e spesso relegato in panchina; del 18enne esterno d’attacco Talles Magno, che alla prima stagione da titolare ha totalizzato appena tre gol e un assist, tradendo le grandi aspettative alimentate dalle voci di mercato che vorrebbero tante grandi europee sulle sue tracce.
Come ha più volte sottolineato Luxemburgo, però, “tutti i giovani passano per alti e bassi”, e probabilmente il contesto ambientale e tattico non era dei più adatti alle sue caratteristiche, dato che era costretto a profondi ripiegamenti difensivi e che la squadra attaccava in modo molto diretto, mentre lui avrebbe bisogno di toccare spesso il pallone sulla trequarti avversaria.
In vista della prossima stagione, che per il Vasco inizia già questo giovedì con la prima giornata del campionato Carioca, il primo passo è stato l’annuncio che il tecnico non sarà Luxemburgo.
È opinione diffusa che il 68enne, che non ha ricevuto alcuna remunerazione come previsto da contratto in caso di retrocessione, sia un allenatore ormai “superato” ad alti livelli: esclusi i campionati statali, non vince un titolo dal 2004, quando conquistò il Brasileirão col Santos.
Al suo posto, è fresco l’annuncio di Marcelo Cabo, che ha guidato il sorprendente Atlético Goianiense nella seconda parte del campionato: nella conferenza stampa di presentazione, il 54enne – che vestì la maglia cruz-maltina da giocatore di futsal – ha parlato di “ristrutturazione” della società.
In vista di qualche cessione importante – Talles Magno su tutti -, gli occhi sono puntati sul settore giovanile: il Vasco sub-20 ha recentemente vinto la Copa do Brasil e la Supercoppa di categoria, ed è probabile che diversi elementi vengano promossi in prima squadra, dato che le risorse da impiegare sul mercato scarseggiano. Intanto, con la prima squadra in vacanza per qualche giorno, sarà proprio la sub-20 a giocare la gara d’esordio del Carioca contro la Portuguesa.
Tra i più promettenti spiccano gli estrosi fantasisti mancini João Pedro e Matheus Nunes – curiosamente noto come MT, pare debba esordire come terzino sinistro; l’ala Vinicius, brevilineo, rapidissimo e con un buon tiro; il volante Caio Lopes, elegante e molto abile nello stretto; altri, come il terzino destro Cayo Tenório, i difensori centrali Marcelo Alves e Miranda, gli esterni d’attacco Ygor Catatau e Juninho e i centrocampisti Gabriel Pec e Bruno Gomes, hanno già raccolto un buon numero di presenze in Série A senza entusiasmare, ma potrebbero sbocciare in una situazione meno emergenziale.
Come per il Botafogo, l’importante è tenere a mente che “camisa não sobe”: per risalire il blasone non basta, a maggior ragione in una Série B che, oltre alle due di Rio, comprenderà un altro gigante come il Cruzeiro e rivali di grande tradizione come Vitória, Goiás, Coritiba, Avaí, Guarani e Ponte Preta.
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