Errori clamorosi, un protocollo molte volte incomprensibile e una pioggia di critiche: il VAR deve essere rivisto?
Il VAR è un’innovazione cruciale per il calcio e le controversie arbitrali. Tuttavia, ci si interroga sul motivo per cui non possa intervenire in situazioni evidenti, come nel caso di Inter-Fiorentina. Il protocollo attuale limita le sue funzioni a quattro azioni specifiche. Le opinioni si dividono: c’è chi vuole meno VAR e chi chiede un ampliamento delle sue capacità. I dubbi aumentano quando il risultato dipende da errori macroscopici. Gli interventi televisivi non dovrebbero influenzare il gioco. A cosa serve quindi il VAR?
Il VAR, acronimo di Video Assistant Referee, ha rappresentato una delle innovazioni più significative nel mondo del calcio negli ultimi anni. Introdotto per migliorare la precisione delle decisioni arbitrali, ha aperto un nuovo capitolo nella gestione delle partite. Tuttavia, a più di sette anni dalla sua introduzione in Italia, molti interrogativi rimangono irrisolti. La questione più dibattuta è: perché il Var non può intervenire su errori clamorosi, come nel caso del goal contestato tra Inter e Fiorentina, dove il pallone sembrava essere uscito prima della rete?
Il VAR è stato ufficialmente introdotto in Italia il 19 agosto 2017 durante una partita tra Juventus e Cagliari. Il suo obiettivo principale è ridurre gli errori arbitrali, garantendo decisioni più accurate. Tuttavia, nonostante le buone intenzioni, questa tecnologia è spesso oggetto di critiche. Molti appassionati e addetti ai lavori, infatti, mettono in discussione la sua efficacia, specialmente in situazioni controverse.
Il protocollo del VAR prevede l’intervento del video assistant referee in quattro situazioni specifiche:
Queste linee guida, pur avendo un senso logico, si dimostrano insufficienti quando si verificano errori evidenti che non rientrano in queste categorie.
La limitazione dell’intervento del VAR è stata giustificata per mantenere il gioco fluido e ridurre la dipendenza dalla tecnologia. Tuttavia, questa scelta ha portato a situazioni paradossali. Ad esempio, nel caso di Inter-Fiorentina, un goal che avrebbe dovuto essere annullato non è stato rivisto, poiché l’azione di gioco non rientrava nei parametri stabiliti dal protocollo. Questo ha sollevato interrogativi sulla coerenza e sull’efficacia del sistema, alimentando il dibattito sulla necessità di rivedere il protocollo VAR.
Il dibattito sull’uso del VAR si divide in due posizioni principali. Da un lato, ci sono coloro che sostengono di mantenere il Var così com’è, preservando l’errore umano come parte del gioco. Dall’altro lato, i sostenitori di una maggiore espansione delle competenze del VAR chiedono una revisione del protocollo per permettere interventi in situazioni evidenti di errore. Questi critici sostengono che i tifosi e le squadre meritano un gioco giusto e che il VAR dovrebbe poter correggere le ingiustizie, come nel caso del goal contestato di Inter-Fiorentina.
La questione del VAR richiede un dialogo aperto e costruttivo tra le varie parti coinvolte nel mondo del calcio. È fondamentale che le regole che governano l’uso del VAR siano chiare e in grado di adattarsi alle esigenze del calcio moderno. Una revisione del protocollo potrebbe includere una maggiore flessibilità nell’interpretazione delle azioni di gioco, permettendo agli arbitri di avvalersi del supporto video in situazioni evidenti di errore.
Inoltre, è necessario investire nella formazione degli arbitri e del Video Assistant Referee, affinché possano prendere decisioni informate e coerenti, contribuendo così a una maggiore fiducia nel sistema.
Per concludere, mentre il VAR ha portato cambiamenti positivi nel modo in cui il calcio viene arbitrato, la sua applicazione continua a suscitare interrogativi. La domanda che molti si pongono è: a cosa serve il VAR se non può intervenire su un errore clamoroso? Questo interrogativo deve essere affrontato con serietà e impegno, affinché il calcio possa continuare a essere uno sport giusto e appassionante per tutti.
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