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Il Trono di Spagna: ma che sta succedendo in Liga?

Non è mai stato così complicato leggere la Liga. Guardando la classifica è facile immaginarne le prospettive, d’altronde l’Atlético viaggia a vele spiegate verso il ritorno al titolo dopo 7 anni e la corsa Champions difficilmente ci regalerà nomi diversi da Barcellona, Real Madrid e Siviglia. Eppure ogni domenica ci sta regalando qualcosa di nuovo in grado di stupire, ma anche di fare un po’ di disordine mentale.

L’Atlético è l’unica certezza: vince tutte le partite e pur dovendo ancora scendere in campo in questo turno è davvero complicato immaginare che non ottenga il risultato pieno contro il Celta Vigo. E poi se non lo dovesse ottenere poco cambia, il vantaggio è abissale e la testa è giusto concentrarla sulla doppia sfida al Chelsea in Champions League. Ma ciò su cui è difficile mettere ordine è la zona successiva.

Il Barcellona è la squadra più indecifrabile di questo campionato: ha vinto tutte le partite del campionato nel 2021, eppure sembra costantemente una squadra in difficoltà. Perché vince ma non domina, soffre ma prende punti. In settimana ad esempio ha passato un turno col Granada in Copa del Rey quando era sotto 2-0 all’88’, poi ha battuto il Betis all’ultimo secondo con il gol di Trincao, l’eterna mossa di Koeman. Praticamente un sogno che si avvera: verso il 75′ arriva spesso il momento in cui Rambo mette dentro tutti gli attaccanti che ha in panchina (pochi rimasti ultimamente) e tra questi c’è sempre Trincao. Di solito il suo ingresso è quasi superfluo, stavolta è stato decisivo.

Certo, non quanto quello di Messi, che così come all’andata col Betis è partito dalla panchina e l’ha decisa subentrando. Per chi dall’altro della sua grande fantasia è in grado di sparare sentenze come il Barcellona che gioca meglio senza di lui, o i fenomeni del titolone che Messi sta rovinando il Barça, vedere un giocatore ribaltare emotivamente e tecnicamente la squadra solo entrando in campo deve essere stata una brutta serata. Gol, invenzioni, genio: come ribadito milioni di volte da inizio anno le difficoltà dell’argentino erano sulla tenuta fisica e non sul fatto che giocasse svogliato, come faceva comodo dire. E infatti quando gambe e fiato girano, la squadra vince e vince grazie a lui.

E poi c’è il Real Madrid, la squadra della luna. Non perché il suo calcio sia extraterrestre, ma perché una luna diversa da un’altra può far cambiare le prestazioni di questa squadra: bella, forte e dominante quando vuole; sciocca, sfortunata e fragile quando capita. Si passa senza continuità da partite shock come quella col Levante giocata praticamente in dieci dall’inizio per colpa di Militão, a ottime risposte arrivate nelle tante vittorie di questo campionato. Non sarà più in corsa per la Liga, l’abbiamo capito, con difficoltà nell’accettarlo visto il bellissimo finale di 2020, ma l’abbiamo capito. Ora c’è da comprendere solo se saranno in grado di avere quel tipo di prestazione massimale negli impegni di Champions, dove teoricamente possono puntare anche al bersaglio grosso: senza Ramos per sei settimane sarà complicato, ma il turno con l’Atalanta in sé non è così insuperabile e dal quarto di finale in poi il Gran Capitán tornerà. E Hazard? E chi lo sa, il ragazzo è sfortunato, sembra che appena guarito si alzi dal letto ed estragga da un’ampolla il nuovo infortunio da dover curare; non può essere affidabile per una squadra del genere che però dovrà contare su altri inaffidabili come i due brasiliani, altri emblemi del concetto della luna.

Insomma si fa una gran fatica a capire questa Liga alternata e illogica, ma in fondo i verdetti sembrano già scritti e forse non serve neanche sforzarsi più di tanto. 

Simone Gamberini

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