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Il Trono di Spagna: la tarde del Diez

La settimana è stata di quelle particolari, che non si dimenticano facilmente. Si sono susseguiti giorni di lacrime e dediche, di cori e grandi omaggi al Diez. Ognuno ci ha tenuto a dire la sua, in ogni angolo del mondo, per far capire la grandezza di Maradona, in grado di unire e dividere di continuo. Di immagini struggenti ce ne sono state tante, forse la più emotiva è stata la figlia Dalma scoppiata in lacrime dopo il gol di Cardona alla Bombonera, con il Boca Juniors che è andato sotto il suo palco a dedicarle la prima gioia dell’Era Dopo Diego.

Ma la dedica più bella è arrivata a Barcellona, autografo di Lionel Messi. Ognuno è libero di pensarla come vuole sulla grandezza dei due, che sia stato più forte uno o l’altro, che Messi sia degno di “allacciare gli scarpini a Diego” o meno, come si legge spesso in giro, ma negare che ci sia un filo diretto tra i due è da miscredenti. Perché ancora una volta è terribilmente facile metterli sullo stesso schermo, schiacciare il tasto play e rivedere le stesse immagini.

Come fu per il Gol del Secolo, replicato in maniera surreale contro il Getafe; come fu per la Mano de Dios, rivisitata nel gol all’Espanyol nel giorno del Tamudazo. Così lo è stato con il gol all’Osasuna, tremendamente identico all’unica rete segnata da Maradona con la maglia del Newell’s. E a rendere la cosa più spaventosa è il fatto che Messi quel gol l’abbia fatto proprio vestendo una maglia del Newell’s sotto quella da gioco, quella che vestì Diego solo per cinque presenze, replica dell’anno 1994.

Vero, a volte ci si arrampica troppo su analogie e scherzi del destino. Basterebbe riderci su, ma con due personaggi del genere vien più difficile. Non è stato un gol decisivo, anzi, è stato un 4-0 a un avversario in ginocchio, ma tanto basta per rendere quella partita del Camp Nou La Tarde del Diez, la partita in cui Messi ha chiuso il cerchio.

Ha replicato sul campo tutto ciò che ha reso grande Maradona con le tre maglie che li uniscono nel destino. E se c’era chi lo rimproverava per i mancati auguri sui social al sessantesimo compleanno, come se fosse l’unica maniera per portare gli auguri a un amico, adesso è difficile aggiungere altro oltre quell’immagine. Di lui solo, neanche circondato dai compagni, che si mostra al mondo con la maglia numero 10, in un Camp Nou forzatamente solo.

Sembrava un quadro da romanticismo tedesco, invece era un fotogramma che racchiude tutto il lutto dell’Argentina. Perché il mito di Diego non morirà mai, ma probabilmente vive in Lionel Messi più di quanto lo possa fare in qualunque altro uomo.

simonegamberini

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