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Il Trono di Spagna: è l’anno dell’Atlético?

Dopo la partita di sabato sera la domanda è tanto frequente quanto lecita: è davvero l’anno dell’Atlético Madrid? Effettivamente non c’è miglior momento di questo per pensarlo, ma dare una sentenza che toglie fuori dalla lotta al titolo Real Madrid e Barcellona dopo appena dieci giornate è alquanto esagerato.

Anche perché la Liga di quest’anno è un enorme gioco di prospettive, il classico esempio dello specchio rotto, dove ogni frammento può dare una visione differente. È l’Atlético a essere primo (che poi prima sarebbe la Real Sociedad) o lo altre a essere indietro? Probabilmente entrambe, ma la prima è molto più dipendente dalla seconda che il contrario. L’Atleti così credibile non lo è mai stato, probabilmente neanche nell’anno del successo del 2014, dove dopo dieci giornate era comunque difficile metterlo davanti nei pronostici rispetto al Barcellona di allora, e questo fa già capire la crescita di status di una squadra che la sua credibilità se l’è conquistata con questa splendida striscia di vittorie consecutive esaltata dal big match vinto con i blaugrana.

Ma parliamo ancora di una squadra forte e non di una grande squadra. Sentenza pesante che mi sento di pronunciare, ma che probabilmente è più fedele alla realtà di facili entusiasmi post grande vittoria: l’Atlético ha battuto il Barcellona ancora con un tipo di approccio alla partita di prudenza, di contromisure e grandissimo rispetto verso un avversario che forse in questo momento neanche se lo merita. Per vincere questa partita va bene anche così, per quanto sia servito un errore da Santa Inquisizione di Ter Stegen per decidere un incontro destinato allo 0-0, ma per vincere la Liga può bastare? Al momento sì visto che anche il Real ha un andamento a singhiozzo, ma probabilmente servirà aumentare ancora il livello per portarsi a casa davvero il titolo.

Nonostante il vantaggio infatti un campionato come la Liga non può considerarsi chiuso fino a quando Real e Barcellona non sono effettivamente fuori dalla corsa, e non ci si può considerare superiori a queste due squadre finché non le si batte con una prestazione esaltante, o quantomeno di predominio. Perché sennò si resta nell’ambito dell’impresa, della partita eroica, che per sua natura porta a un corso breve di vita di queste soddisfazioni. Ed è lì che l’Atlético Madrid dovrà ancora crescere: certo il calcio d’autunno è diverso da quello della primavera, dove le partite sono effettivamente decisive da dentro o fuori, ed è forse più lecito aspettarsi lì la migliore versione dei ragazzi del Cholo.

Il gap è importante: +6 potenziale sul Real e +9 pulito sul Barcellona, un tesoro da amministrare, ma che non può far già sedere questa squadra che ha ancora 30 partite da giocare. Poi non vanno dimenticate anche le due rivelazioni, la Real Sociedad attuale capolista e il Villarreal di Emery, che finché saranno in lotta andranno menzionate, per quanto gli orizzonti chiaramente siano meno ambiziosi.

Ma alla fine del tutto il concetto rimane quello: è il miglior momento per pensare che la Liga a 7 anni di distanza tornerà all’Atlético, ma darlo per scontato sarebbe un errore superficiale e anche irrispettoso verso due squadre leggendarie che prima di cedere il trono si assicureranno di aver provato in ogni modo a rimontare.

Simone Gamberini

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