La novità del Perù di quest’anno è Gianluca Lapadula: 3 gol nelle ultime tre partite, decisivo nella sfida con il Paraguay con la doppietta e il rigore segnato. La certezza invece è in panchina ed è sempre il Ricardo Gareca. Nessuno sarebbe potuto riuscire in quella che è stata la sua impresa: riportare il Perù tra le grandi del Sudamerica.
Non ha potuto godere di una generazione florida, è arrivato quando i migliori tempi di Juan Manuel Vargas, Claudio Pizarro e Jefferson Farfán stavano andando via, eppure ha trovato il modo di rendere squadra una nazionale che da anni recitava il ruolo della comparsa. Ancora una volta il Perù è tra le prime quattro del Sudamerica, qualcosa di impensabile se si pensa che solo in un’occasione su quattro tentativi Gareca non ha centrato questo traguardo.
Prima del suo arrivo nel 2015 la squadra non otteneva un podio dal 1983 e non si qualificava a un Mondiale dal 1982. Con il Tigre in panchina sono già arrivati un terzo e un secondo posto in Copa América, una qualificazione mondiale e mal che vada un quarto posto nell’edizione brasiliana di quest’anno. Risultati incredibili per una nazionale che in questo lasso di tempo è stata competitiva come non lo era dalle sue migliori ere, quelle degli anni ’70 e ’80, di Cubillas, Chumpitaz e le altre leggende del calcio inca.
Oggi il Perù è una squadra solida che basa la sua forza sull’unione e l’empatia di un gruppo che si fida ciecamente del suo allenatore. Immaginare una replica di quanto visto nel 2019 era impensabile se si calcola che il Depredador Guerrero non è potuto partire per questa spedizione, ma decisamente alla portata se si calcolano le abilità da stratega di chi è in panchina che è riuscito a sostituire il capitano con la novità Lapadula, decisivo una volta entrato negli schemi.
Gareca ha impostato ancora una volta tutto su un 4-2-3-1 che mette qualità e imprevedibilità alle spalle di un centravanti: Cueva e Carrillo che da ali diventano trequartisti, aiutati da Sergio Peña che porta nel bagaglio tecnico della squadra verticalizzazioni e soluzioni veloci. In questa Copa América il Perù è arrivato secondo nel girone del Brasile, ha eliminato seppur a fatica il Paraguay prendendo il 3-3 che ha prolungato la sfida ai rigori negli ultimi minuti, e adesso sogna l’impossibile.
Si rivedrà contro il Brasile nel remake della finale di due anni fa. Sfida già vista in questa Copa América con un sonoro 4-0 della Seleção che sembrava spegnere ogni entusiasmo sul Perù del Tigre. Che invece si è rimesso in piedi, ha giocato alla grande e vinto da grande. Sarà anche privo dello squalificato Carrillo, un’istituzione per questa squadra, ma vada come vada potrà ritenersi soddisfatto di questo cammino. Ancora una volta in semifinale, ancora una volta tra le prime quattro: firma di Ricardo Gareca, l’uomo che ha cambiato la storia di questa nazionale.
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