Georginio Wijnaldum si appresta a giocare il match più importante della sua carriera, secondo solo alla semifinale disputata con gli Orange contro l’Albiceleste a São Paulo in occasione dei campionati mondiali del 2014. La sfida, che vedrà opporsi Liverpool e Real Madrid per la finale di UEFA Champions League, nella capitale ucraina di Kiev è il palcoscenico ideale, affinché il giocatore dei Reds possa consacrarsi come un calciatore di livello internazionale e di caratura abbondantemente sopra la media, per di evitare di rimanere a galleggiare in una sorta di anonimato al quale Wijnaldum, per larghe parti della sua carriera, ha abituato gli addetti ai lavori e gli appassionati.
La prossima finale di Champions League appare come l’ultimo passo di un processo d’adattamento al quale Georginio Wijnaldum è stato soggetto durante la sua carriera. Wijnaldum si forma nelle giovanili dello Sparta Rotterdam e del Feyenoord, ovvero i vivai più riconosciuti e celebrati dei Paesi Bassi assieme al De Toekomst dell’Ajax. Wijnaldum si forma precipuamente come esterno d’attacco sulla corsia di sinistra e si fa notare, in ambito giovanile, per la sua abilità nel dribbling e la notevole velocità individuale.
La svolta della carriera di Wijnaldum arriva nel 2011 quando passa al PSV Eindhoven per 5 milioni di €; Fred Rutten – tecnico del PSV – provvede immediatamente a dare nuova forma al calciatore e lo trasforma in un abile trequartista con compiti di regia avanzata, ma soprattutto di rifinitura e creazione della superiorità numerica. L’esperimento riesce appieno e Wijnaldum diviene leader della compagine di Eindhoven, che lascerà da idolatrato capitano solo nel 2015, da campione in carica, per gli entusiasmanti lidi della Premier League.
Nell’inframezzo Wijnaldum passa sotto le grinfie di Louis Van Gaal, c.t. della nazionale olandese, che lo testa come mezz’ala del 4-3-3: una soluzione che appare, inizialmente, un azzardo e che appare poco utilizzabile nel contesto internazionale. La storia ci racconta che questa scelta ha pagato, poiché l’Olanda è costretta a rinunciare al proprio centrocampista di riferimento Kevin Strootman, a causa di doloroso infortunio al legamento crociato, e inventarsi un centrocampista abile a giocare fra le linee, considerato il forfait di Van der Vaart, per la prossima Coppa del Mondo. Wijnaldum impatta al meglio con la sua nuova veste e gioca un campionato mondiale eccezionale, senza subire il repentino passaggio al 5-3-2 messo in atto genialmente da Van Gaal, arrivando a togliersi la soddisfazione della rete nella finalina vinta contro il Brasile sua assist di Daryl Janmaat, che lo seguirà nella sua avventura in Premier League.
Un anno dopo, nel 2015, passa al Newcastle di Steve McLaren, vecchia conoscenza del calcio olandese ed ex-tecnico del Twente campione d’Olanda nel 2010. La cifra per strapparlo al PSV Eindhoven è di 14,5 milioni di £: un investimento che si rivelerà azzeccato, poiché Wijnaldum conclude la stagione con undici reti e una serie di prove estremamente positive. I Magpies, nonostante l’asso della nazionale dei tulipani, abdicano e vengono retrocessi in Championship. Wijnaldum con la maglia del Newcastle si alterna nel vecchio ruolo di esterno mancino d’attacco alla consolidata posizione di trequartista.
Il Liverpool decide di investire 23 milioni di £ sul calciatore olandese e strapparlo ai Magpies nell’estate del 2016. Jürgen Klopp pone Wijnaldum nel proprio centrocampo a tre, ripristinandolo nel ruolo che lo aveva visto protagonista con la nazionale olandese sino al Mondiale brasiliano. L’ex Sparta Rotterdam è soggetto ad una serie di adattamenti che non sono propri sul suo bagaglio tecnico e tattico: un calcio estremamente verticale, fatto di tocchi di prima ed altissima intensità. Wijnaldum si guadagna sempre più stima da parte dell’ex tecnico del Borussia Dortmund, tanto da rivestire il ruolo di centrale di sinistra in un sistema difensivo a tre nella gara vinta contro il Brighton Hove & Albion. I Seagulls sono stati annientati per 5-1, ma la scelta del manager tedesco ha lasciato tutti di stucco e lo stesso Wijnaldum si è detto sorpreso della sua posizione in campo: «Non sapevo che fare […] Il tecnico non mi comunicato nulla nei giorni prima della partita, ma sono un giocatore che può giocare in posizioni diverse, però difficilmente in difesa. Non sono mai stato schierato lì, ma ho dovuto giocare lì in mancanza di alternative» – ha dichiarato il giocatore ai microfoni di Sky Sports.
Wijnaldum diviene quasi imprescindibile per i Reds, ma appare paradossale che sia un infortunio di un proprio compagno ad iniziarlo allo status di intoccabile: durante la gara d’andata contro la Roma è Alex Oxlade-Chamberlain[1] a dover abbandonare il terreno di gioco per un infortunio e Wijnaldum, al minuto 18, diviene parte della semifinale di Champions League più entusiasmante degli ultimi tempi. L’ex capitano del PSV gioca una partita sopra la sufficienza, risultando imprescindibile per il centrocampo del Liverpool e mantenendo sempre vivido e verticale il gioco di Klopp. La rete di testa nella semifinale di ritorno allo stadio Olimpico di Roma, seppur sia qualcosa di veramente fuori dalle corde di Wijnaldum, è la ciliegina sulla torta di un finale di stagione che si preannuncia splendido in vista della finale di Kiev.
Wijnaldum è un titolarissimo, per usare un lessico caro a Walter Mazzarri, di Jürgen Klopp, ma quanto può risultare importante il calciatore della nazionale Orange per i destini del Liverpool in vista della finale di Champions League?
Un passo importante nella stagione di Wijnaldum è avvenuto nel derby della Merseyside di ritorno, quando i Reds hanno pareggiato per 0-0 con i Toffees. Jürgen Klopp è costretto a rinunciare ad Emre, poiché il calciatore tedesco non ha completamente recuperato dal proprio infortunio e sceglie di schierare Wijnaldum nell’inedito ruolo di centrocampista difensivo davanti alla difesa, utilizzando Jordan Henderson da mezz’ala sinistra. Il risultato è estremamente convincente: Gini si ritrova nel vivo della manovra e assurge alla perfezione al ruolo di raccordo fra centrocampo e reparto difensivo. Un ruolo che sembra essere scritto nel suo destino, vestendo il numero 5, ovvero la casacca assegnata al centrocampista difensivo nel calcio sudamericano. L’ex Feyenoord completa la gara con il 93% dei passaggi riusciti, il 100% dei dribbling andati a segno (3/3) e un’ottima percentuale di palle lunghe corrette (8/10). Il calciatore olandese tocca più palloni di qualsiasi altro giocatore in campo, certificando il pieno possesso del ruolo di centrocampista davanti alla difesa, sancendo una versatilità che sembrava esser solo in germe del calciatore olandese. Non è un’eresia definire la scuola del Totaal Voetbal anacronistica e una sorta di caccia ad uno spettro calcistico che non può più essere messo in atto, ma si può sostenere che il modo, molto prosaico, di dire: «I calciatori olandesi sanno fare un po’ di tutto», trova una linea di continuità con la carriera di Georginio Wijnaldum.
Una gara che può sostenere l’importanza, quasi fondamentale, del calciatore olandese per i Reds è quella che ha visto il Liverpool venire sconfitto a Stamford Bridge dal Chelsea di Antonio Conte. La compagine di Klopp ha patito una battuta d’arresto, che avrebbe potuto rivelarsi assai pericolosa in ottica piazzamento di Champions League, grazie – si fa per dire – alla rete al 32’ di Oliver Giroud. Wijnaldum viene schierato ancora una volta centrocampista davanti alla difesa e il risultato è straordinario, considerato il suo passato da giocatore d’attacco. Il centrocampista dei Reds porta a termine i 61 passaggi eseguiti con successo, smistando la sfera con conoscenza e senza prendersi eccessivi rischi: un risultato eccezionale, mettendo in conto il fatto che Wijnaldum si sia visto avversario di uno dei capaci intercettori della Premier League, vale a dire N’Golo Kanté.
100% – Georginio Wijnaldum (@GWijnaldum) completed 61 passes v Chelsea, the highest tally with a 100 percent accuracy in a PL game for a Liverpool player since Opta collect detailed PL data (2003/04). Reinvention. pic.twitter.com/dD9jQqR2z3
— OptaJohan (@OptaJohan) 6 maggio 2018
La fase difensiva di Wijnaldum sorprende ancor di più, dimostrando un’intelligenza tattica fuori dal comune. Nonostante l’ex Newcastle non sia propriamente un incontrista, riesce a conquistare il numero di palloni più elevato di tutto il Liverpool (9) nei novanta minuti giocando contro il Chelsea, evidenziando un’abilità nel saper scalare con Hazard fra i propri centrali di difesa, quando richiesto, e mantenere vivida la pressione sui centrocampisti avversari in fase di repentino recupero palla e conseguente rapida transizione offensiva.
Al netto di un contributo offensivo in calo da parte di Wijnaldum che, a causa dei nuovi compiti di raccordo, non riesce a trovare con facilità l’imbucata fra le linee e, quindi, ad avvicinarsi alla porta avversaria con pericolosità (le reti stagionali sono solo due a confronto delle sei siglate nella stagione precedente), la crescita è estremamente evidente nel computo totale della partita. Il calciatore olandese ha limitato alcuni limiti tecnici, riuscendo ad imporsi di gestire il pallone con più velocità – un neo che lo ha contraddistinto per tutta la sua carriera – e acquisendo una conoscenza superiore nella gestione dello spazio: pressando con criterio, ma scalando con altrettanta abilità.
Queste motivazioni, suffragate dall’ultimo mese e mezzo di gare in Premier League e in Champions League, spingono a credere che Gini sia diventato ufficialmente un giocatore cardine di questo Liverpool e del proprio tecnico. Risulta molto interessante vedere se Klopp confermerà la scelta di schierare Wijnaldum centrocampista difensivo o, con un certo rischio considerato i buoni risultati sino ad ora, di ripristinare Wijnaldum nel ruolo di mezz’ala destra. La sensazione è che Klopp voglia beneficiare della crescita dell’olandese e sfruttare l’intelligenza tattica di Wijnaldum per gestire i palloni opzionabili a centrocampo, per poi verticalizzare con velocità sul tridente delle meraviglie composto da Salah, Firmino e Mané. Rinunciare alle incursioni ed inserimenti offensivi in area di rigore di Wijnaldum per poter beneficiare della geometria dell’ex Sparta Rotterdam e l’accuratezza in fase di costruzione potrebbe essere la mossa decisiva per evitare di sprecare palloni e colpire il Real Madrid sugli esterni, spazi che – notoriamente – sono lasciati sguarniti dalle scorribande offensive di Marcelo e, in parte, di Carvajal.
La finale di Champions League si preannuncia come una gara impari dal punto di vista della contesa in mezzo al campo: il valore di Toni Kroos e Luka Modrić sono impareggiabili, soprattutto se accompagnati dalla fisicità di Casemiro. Wijnaldum, in questa impresa titanica, può rappresentare il trickster in grado di sparigliare l’ordine della gara e scoccare dalle retrovie dei dardi potenzialmente mortiferi per il Real Madrid. Risulta interessante capire se l’olandese cadrà nell’intento di vittoria o diverrà il primo sovvertitore dell’oligarchia madrilena in Europa negli ultimi anni.
[1] Un infortunio al legamento del ginocchio che lo costringerà a saltare i mondiali in Russia.
Riferimenti: