Scorie Champions ma non solo, perché la Dea non riesce (come tante altre big) a trovare continuità in questa prima fase della stagione
Dopo la buona prova con l’Arsenal, con la vittoria mancata ai nerazzurri soprattutto grazie alle prodezze di Raya (chiedere a Retegui), l’Atalanta sbatte contro il Como, che guadagna i primi tre punti della stagione in una delle trasferte più insidiose di tutta la serie A. Scorie di Champions? In parte, perché la Dea da inizio stagione ha mostrato di avere più facce, e per ora i campioni dell’Europa League sembrano non avere ancora trovato la quadra, soprattutto dietro, dove si balla, e anche parecchio.
A dimostrazione la partita di ieri sera, contro un Como che fino a questo momento si era dimostrato tutt’altro che irresistibile, invece ecco i soliti demoni tornare ad affollare la mente del Gasp e della tifoseria nerazzurra. Dopo l’iniziale vantaggio firmato Zappacosta infatti, i lariani, sicuramente nella loro migliore prestazione, hanno messo seriamente in difficoltà i padroni di casa, grazie a un dinamismo che non ha dato punti di riferimento all’Atalanta.
Così in neanche un quarto d’ora il Como la ribalta, prima il gol di Strefezza, poi l’autorete di Kolasinac su tiro di Nico Paz (che ha ancora dimostrato, se ce ne fosse bisogno, le sue doti), poi con il sigillo di Fadera. Colpi micidiali che hanno messo al tappeto la Dea, con la reazione che si è concretizzata solo col rigore finale di Lookman che serve ormai a poco.
Un ko che arriva in un momento delicatissimo della stagione, dove la fatica mentale accumulata nella battaglia europea contro l’Arsenal ha pesato in modo significativo, ricordando in parte la crisi vissuta dall’Inter dopo il pareggio contro il Manchester City. L’Atalanta, pur mostrando in Coppa grande applicazione e concentrazione per fermare una delle corazzate inglesi, ha pagato lo scotto in campionato, con una prestazione opaca e priva di energia. Dall’altro lato, il Como può festeggiare un risultato storico: la squadra ha ottenuto la sua prima vittoria in Serie A dopo 21 anni, un successo che permette ai lariani di abbandonare l’ultimo posto in classifica e dare una svolta alla propria stagione.
L’Atalanta ha perso un pezzo fondamentale per il suo gioco, sia ovviamente sotto l’aspetto tecnico e tattico, che quello della personalità. L’addio di Koopmeiners, volato a Torino sponda Juventus, ha lasciato un buco importante in mezzo al campo atalantino, colmato solo in parte da Ederson (sempre tra i migliori anche nelle serate più difficili), con la Dea che non sta riuscendo a trovare continuità di risultato e prestazione, forse anche per un deficit di carisma. Non si può dimenticare poi che sono ancora fermi ai box due totem della squadra, ovvero Scalvini e Scamacca, infortunati di lunga data che sicuramente mancano tantissimo.
Quel che è innegabile però, è che dopo cinque partite, la squadra nerazzurra ha già subito undici gol, un dato che la rende la peggior difesa del campionato di Serie A. Questo segna un preoccupante record negativo per Gian Piero Gasperini, che raramente ha registrato tre sconfitte in così poche giornate, a parte nella sua stagione d’esordio. Con soli sei punti conquistati, questo è il terzo peggior inizio dell’era Gasperini, dietro ai tre punti del 2016/17 e ai cinque del 2018.
Il tecnico bergamasco non ha nascosto le sue preoccupazioni, consapevole che le difficoltà attuali non possono essere ignorate, soprattutto considerando che “non si può essere motivati soltanto in Europa”. Il riferimento è chiaro: se da un lato la squadra ha ottenuto un convincente clean sheet nella notte di Champions League contro l’Arsenal, dall’altro, le prestazioni in campionato sono ben diverse, evidenziando un calo di intensità e concentrazione.
L’analisi dei numeri non lascia molto spazio a interpretazioni. Con cinque gol subiti nelle partite casalinghe contro Fiorentina e Como, la media dei gol incassati al Gewiss Stadium è più alta rispetto a quella in trasferta. Come ha detto lo stesso Gasperini, è innegabile che queste prime tre giornate siano state complicate anche a causa del mercato aperto, ma i punti persi pesano già molto. La squadra è in fase di rinnovamento, con molti nuovi arrivi che devono ancora integrarsi completamente nel sistema di gioco, ma come ha ammesso il tecnico: “Abbiamo fatto anche dei cambi per conoscere i nuovi giocatori… Stiamo cercando di inserirli, ma dobbiamo farlo col campionato e con la Champions”.
Il vero problema, però, non sembra riguardare solo i nuovi arrivi, ma anche i giocatori più esperti che non stanno offrendo le stesse garanzie della passata stagione. “Bisogna sempre ripartire dal nucleo per dar modo di far bene a chi entra”, ha ribadito Gasperini, ma ha anche sottolineato come questa volta neanche i veterani della squadra abbiano saputo rispondere adeguatamente alle sfide. Questo stato di difficoltà è stato particolarmente evidente nella sconfitta casalinga contro il Como, dove Gasperini ha ammesso: “Abbiamo giocato bene all’inizio, poi ci siamo spenti… Sono un po’ preoccupato perché ho visto gente svuotata di energie”. L’analisi del tecnico è impietosa: “Il Como ha giocato meglio di noi… Loro erano più dinamici e tecnici”.
Non si tratta solo di una questione difensiva, sebbene undici gol subiti siano un segnale evidente di una retroguardia in difficoltà. Il problema sembra essere più ampio e coinvolgere l’intera squadra, come sottolineato da Davide Zappacosta: “Riguarda un po’ tutti, parte dal modo di pressare degli attaccanti e quando loro pressano forte siamo più compatti e aggressivi”. Secondo l’esterno, le difficoltà difensive derivano da un problema collettivo e non possono essere ridotte a singoli errori: “È una cosa di squadra, come quando non riesci a segnare, è una situazione generale”.
Un altro elemento da considerare è il processo di inserimento dei nuovi acquisti, che richiede tempo, come evidenziato sia da Zappacosta che dallo stesso Gasperini. “Il nostro gioco richiede tempo per inserirsi”, ha ammesso l’esterno, con il tecnico che ha aggiunto: “Giocare con più continuità potrebbe esserci utile per trovare il ritmo”. Questo processo di adattamento non è immediato e, in un campionato competitivo come quello di Serie A, ogni errore o distrazione può essere pagato a caro prezzo.
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