Dal tracollo contro l’Hellas Verona fino al primo posto in classifica: ecco come il Napoli è tornato a sognare lo Scudetto
Sembrano essere passati anni dal calciomercato estivo a rilento, dalle vicende Di Lorenzo e Kvaratskhelia e dalla sconfitta netta subita contro l’Hellas Verona alla prima giornata di campionato, eppure è passato appena qualche mese. Dopo un inizio a rilento, costellato da scontri interni e proteste dei tifosi, il Napoli di Conte sembra aver preso finalmente il ritmo giusto, e molti partenopei – compreso il presidente De Laurentiis – sembrano iniziare a credere veramente al quarto Scudetto! Ma come ha fatto il mister Antonio Conte a ribaltare una situazione che sembrava in completo declino? Ecco i suoi segreti.
Dal decimo posto fino al nuovo sogno Scudetto: la ricetta di Antonio Conte dà i suoi frutti anche a Napoli
La passata stagione per il Napoli sembrava aver portato a un netto ridimensionamento, assolutamente inaspettato per quanto fatto vedere dai Campioni d’Italia 2022/23. Il passaggio da Luciano Spalletti a Garcia prima e a Walter Mazzarri e Francesco Calzona poi, sembrava aver smembrato completamente una squadra che aveva dato l’idea di essere pronta ad aprire un ciclo di vittorie in Italia, e il decimo posto finale della scorsa stagione aveva gettato nello sconforto una piazza che appena un anno prima si era issata in cima alla classifica della Serie A.
Ripartire dopo un tracollo del genere non era facile, soprattutto dal punto di vista mentale, ma è stato proprio qui che Aurelio De Laurentiis ha cercato di porre rimedio. Prendere Antonio Conte, infatti, non è stata una mossa casuale o utile solamente a infiammare nuovamente la piazza: il mister leccese sa bene come risollevare una squadra demoralizzata e sull’orlo del precipizio, e questo inizio di campionato conferma le sue capacità. Ma quali sono stati i segreti che Conte sta mettendo in pratica – anche – a Napoli?
I tre pilastri fondamentali della dottrina contiana: mentalità, difesa e imprevedibilità
Antonio Conte ha fondato il successo del Napoli su tre pilastri fondamentali. Prima di tutto la mentalità: il gruppo dimostra costantemente un atteggiamento da squadra unita, guidato dagli esempi dei giocatori chiave. In secondo luogo la difesa, dove Buongiorno si sta rivelando un acquisto eccellente, ma il vero punto di forza è l’impegno collettivo. Infine, l’imprevedibilità, grazie alla flessibilità tattica e al contributo di McTominay, che è in grado di trasformare l’assetto della squadra. Vediamoli nel dettaglio.
Mentalità, il vero punto di forza di Conte
È dalla stagione 2011/12 che di Antonio Conte si parla bene per una sua caratteristica ben precisa: la mentalità che riesce a trasmettere alla sue squadre. È grazie a lui, infatti, che una squadra come la Juventus di quell’anno è riuscita ad aprire un ciclo vincente in Italia che si è fermato solo 9 anni dopo. Infatti, nonostante l’allenatore salentino abbia lasciato i bianconeri nel 2014, i giocatori da lui allenati in quel triennio hanno mantenuto a lungo il suo marchio di fabbrica, trasmettendolo ai giocatori che sono arrivati nelle stagioni successive.
Ma senza dover andare indietro di più di 10 anni, abbiamo ancora tutti nella memoria quella Nazionale italiana che, guidata da Antonio Conte, ad Euro 2016 riuscì a far sognare un Paese intero. Quella del mister era una squadra costruita su pochi campioni e tantissimi giocatori che, fino a quel momento, avevano viaggiato sul filo della mediocrità. Eppure, 8 anni dopo ancora tutti noi abbiamo in mente le imprese dei vari Eder, Chiellini, Pellè, Giaccherini e tanti altri, i quali, inaspettatamente, riuscirono a portarci fino ai quarti di finale grazie alla loro forza di volontà che, in alcuni casi, riesce a battere il talento.
Anche a Napoli, il cambiamento significativo è il risultato di una nuova mentalità. La capacità di Antonio Conte di entrare nella testa dei suoi giocatori non è affatto casuale. Conte possiede una dedizione quasi ossessiva al lavoro, spendendo ore in campo per perfezionare movimenti ed esercizi, sempre alla ricerca della precisione. Il suo principio fondamentale è mettere “il noi davanti all’io”, promuovendo il gioco di squadra e la cooperazione come base del successo. Questo approccio è il punto di partenza per Conte e il suo staff: non ci sono protagonisti individuali, e i leader della squadra sono i primi a dare l’esempio, spingendo il gruppo e sacrificandosi. È ciò che Lukaku ha dimostrato e che McTominay sta replicando. Questa filosofia ha già permeato lo spogliatoio del Napoli, evidente nel sacrificio collettivo, nelle rincorse instancabili e nella compattezza nella pressione. Le esultanze di squadra confermano che il Napoli è tornato a essere una squadra compatta.
Difesa, il pilastro di una squadra vincente
Nelle ultime cinque giornate di campionato, il Napoli ha subito un solo gol, e per di più su calcio di rigore. La rinascita della squadra parte da questo dato, la base di ogni successo, come dimostra la storia della Serie A. Una squadra vincente deve prima di tutto essere solida e difficile da penetrare.
Il rafforzamento della difesa è stato il primo obiettivo del piano di Antonio Conte, come dimostrato dalla sue parole appena arrivato a Napoli. Il mister sapeva bene dove intervenire e quali aspetti migliorare. Dal mercato è arrivato Alessandro Buongiorno, che si è subito affermato come il difensore con il maggiore impatto sia nell’immediato che in prospettiva. Grazie alla solidità apportata da Buongiorno, anche Rrahmani è tornato ai livelli di quando giocava con Kim nell’anno dello scudetto. Il Napoli ha perso solo una partita, proprio quella in cui Buongiorno era assente. Non è certo un caso, dato che l’ex difensore del Torino eccelle sia nella difesa a tre che in quella a quattro.
Tuttavia, è l’intera squadra che ha ritrovato l’equilibrio, difendendo con grande disciplina ogni centimetro del campo. Grazie a Conte, il Napoli non solo subisce meno gol, ma concede pochissime occasioni agli avversari.
Imprevedibilità, il tocco di estro in un sistema perfetto
Conte ha introdotto i suoi concetti gradualmente, senza preconcetti né dogmi. Fin dall’inizio della preparazione, aveva dichiarato: “Stiamo lavorando su un’idea di costruzione del gioco che rimanga coerente sia che si giochi a tre che a quattro”, dimostrando la sua apertura a diverse soluzioni tattiche.
Inizialmente ha lavorato sul suo schema di riferimento, per poi adattarlo alle caratteristiche della rosa una volta concluso il mercato. L’arrivo di un top player come McTominay a centrocampo ha accelerato il passaggio a un sistema più moderno e versatile.
Di base, senza palla, il Napoli si schiera con un 4-3-3, ma durante lo sviluppo dell’azione si trasforma, sfruttando la fisicità e le qualità tecniche dello scozzese ex United. McTominay può avanzare a supporto di Lukaku, trasformando lo schema in un 4-2-3-1 (come visto contro la Juventus a Torino), oppure unirsi a Romelu in attacco per formare un 4-2-4 offensivo, come accaduto contro il Monza. La corsa di Politano nel seguire Kyriakopoulos ha dato l’impressione di una difesa a 5, con Di Lorenzo che stringeva accanto a Rrahmani e Buongiorno.
Il fulcro del gioco offensivo resta il passaggio verticale per cercare Lukaku, ma il Napoli è in grado di variare, allargando il gioco per creare situazioni di uno contro uno con Kvara e Politano, oppure cercando di sfondare centralmente con i trequartisti o le mezzali. La squadra ha già imparato a essere camaleontica, in grado di cambiare assetto in base alla dinamica della partita, piuttosto che adattarsi esclusivamente all’avversario.
Conte sta dimostrando nuovamente di essere uno stratega perfetto, capace non solo di far giocare bene la propria squadra, ma anche di subentrare in situazioni disastrate e rivoltarle a proprio favore facendo sognare piazze intere, proprio come quella napoletana sta facendo.