Napoli e Antonio Conte: una coppia esplosiva. Il tecnico leccese ha accettato una scelta sfidante, come spesso gli è capitato in carriera, ma evidentemente ha chiesto e ottenuto delle garanzie prima di porre la firma su un contratto che lo legherà alla squadra di Aurelio De Laurentiis sino al 2027. Al netto di cifre e clausole, la domanda che si fanno in tanti è: come giocherà il Napoli? Il 3-5-2 è il marchio di fabbrica dell’allenatore.
Conte, a quanto trapela, non ha chiesto rinforzi in assoluto costosissimi. Molto se non tutto dipenderà dalla cessione di Osimhen. Non c’è molto da spiegare. Chi si presenta con un assegno di 130 milioni di euro si assicura l’attaccante nigeriano. Quei soldi basterebbero ed avanzerebbero per arrivare a due obiettivi di mercato. Il primo è Lukaku, sostituto ideale, per presenza fisica e capacità realizzativa, di Osimhen. L’altro è Buongiorno, centrale difensivo abilissimo in marcatura e capace di giocare con la difesa a tre. Se Osimhen non dovesse muoversi, la dirigenza azzurra proverà l’assalto al difensore del Torino, così come non è da escludere l’arrivo di Lucca come attaccante di riserva al posto di Simeone. Conte ama giocare con un attaccante grande e uno piccolo e gli altri posti, considerato la presenza di Osimhen o di un suo sostituto, sono già occupati da Kvaratskhelia (che Conte ritiene assolutamente incedibile) e Raspadori. Sugli esterni Di Lorenzo è in rotta di collisione con la società, ma non è inviso al tecnico come Mario Rui, che non rientra nei progetti. Conte è affascinato dall’idea di lavorare su Dorgu, esterno del Lecce che il passo e la fisicità tanto casi al neo allenatore del Napoli. In mezzo al campo resteranno in “prova” Cajuste e Folorunsho, mentre Anguissa e Rrahmani hanno la piena fiducia dell’allenatore così come Lobotka.
La seconda domanda è dove può arrivare il Napoli? La storia di Antonio Conte è chiara. Non è mai sceso sotto il secondo posto in Serie A e ha vinto sia con l’Inter sia con la Juventus. Per certi versi, il suo arrivo riporta alla stagione 2011/2012, quella che ha aperto il ciclo bianconero di nove successi consecutivi. Quella Juventus, proprio come sarà per questo Napoli, ha avuto la possibilità di concentrarsi solo sul campionato. E senza il dolce assillo delle coppe, Conte potrà lavorare a fondo inculcando la sua cultura del lavoro fatta di intensità, lavoro e spesso vittorie. Difficile, quasi impossibile immaginare il Napoli fuori dai primi cinque posti. E considerando che grosso modo è la stessa squadra che due anni fa, non dieci, ha dominato il campionato, non si può escludere a priori un bis.
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