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Il Mancini egocentrico, dopo l’Italia gioca sulla pelle della Samp

L’ex ct della Nazionale, che ha sempre professato un attaccamento speciale per la Sampdoria, sembra ora più interessato al proprio status che al destino del club

La situazione della Sampdoria è diventata sempre più critica, e i tifosi vivono con l’ansia di una possibile retrocessione in Lega Pro. Questo club, che ha scritto pagine di storia nel calcio italiano, si trova ora a dover affrontare una crisi senza precedenti. La domanda che tutti si pongono è: cosa è realmente accaduto e chi è responsabile di questa situazione drammatica?

La Sampdoria, una delle squadre più iconiche della Serie A, lotta per la propria sopravvivenza nel calcio che conta. La gestione tecnica del club è stata caratterizzata da un continuo cambio di allenatori, un balletto che ha dell’assurdo. Andrea Pirlo, inizialmente considerato la scelta giusta, è stato esonerato, lasciando il club in balia degli eventi. Il suo successore, Leonardo Semplici, ha avuto un destino simile, e ora la squadra è guidata da un uomo di fatto senza esperienza nei club come Evani. Questo scenario non fa altro che aumentare l’ansia dei tifosi.

Il ruolo di Roberto Mancini

In questo contesto, emerge la figura di Roberto Mancini, ex Ct dell’Italia, il quale ha vinto uno storico Europeo nel 2021 ma ha poi scelto di abbandonare la Nazionale, in una turbolenta estate 2023, per un contratto milionario in Arabia Saudita. La sua decisione ha suscitato polemiche e ha messo in discussione i suoi valori come persona più che allenatore. Oggi ci risiamo: Mancini, che ha sempre professato un attaccamento speciale per la Sampdoria, sembra ora più interessato al proprio status che al destino del club.

Le voci su un suo possibile coinvolgimento nella dirigenza della Sampdoria si sono, infatti, intensificate negli ultimi giorni, prima di una smentita del diretto interessato via social anche e sorprendentemente stizzita. Questo comportamento solleva interrogativi: Mancini ha davvero a cuore il destino della Sampdoria? Oppure è solo un calcolatore che guarda al proprio tornaconto personale?

A farne le spese, i tifosi

Al secondo anno consecutivo di Serie B, con un rischio retrocessione sempre più ansiogeno e uno staff tecnico nel cui cv l’amarcord la fa da padrone, l’ultima cosa che hanno bisogno i tifosi doriani è che un ex calciatore, icona del club, giochi con i loro cuori e le loro speranze: il pedigree di Roberto Mancini, infatti, parla di un tecnico che spesso ha fatto grandi cose, ma questo non gli consente certo di sbeffeggiare la fede per la Doria con reazioni stizzite a speranze di un suo avvento. Verso l’allenatore di Jesi, che oltre al fallimento saudita ha ascritto al suo recente carnet anche una mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali di Qatar 2022, la stampa è sempre stata, come si dice in gergo, molto morbida (ricordate il Giampiero Ventura lapidato in pubblica piazza per la stessa debacle del “Mancio”?); a questo punto c’è da chiedersi se questa delicatezza sia meritata, dato che, incurante di tutto, ha pensato bene di recarsi a Bogliasco, centro di allenamento della Samp, per salutare i “suoi fidati” Evani e Lombardo. Peccato che, con la stizza citata, poche ore prima aveva negato qualsiasi coinvolgimento ufficiale negli organi dirigenziali del club genovese. Possibile, caro Mancio, che le speranze dei tifosi, i ricordi che vi legano, l’auspicio di avere in panchina un allenatore di rango internazionale e non un collega che ha bazzicato nelle giovanili e in qualità di collaboratore tecnico, non ti facciano pensare di risultare, in assenza di ruoli operativi, una figura semplicemente ingombrante, egoriferita, inutile in un momento in cui tutte le energie dovrebbero essere convogliate nel solo e unico obiettivo per la Samp di oggi, ossia evitare la retrocessione?

Redazione Footbola

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