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Il derby eterno, fra sport e società: Maribor-Olimpia Lubiana

Un derby è sempre una partita speciale, in qualunque luogo ci si trovi. Nell’Est Europa, però, la parola derby assume un valore speciale, quasi simbolico, e spesso è la rappresentazione calcistica di ideali che con il calcio non hanno nulla a che fare. E la partita più seguita di Slovenia segue alla lettera questa regola non scritta del calcio slavo.

Lotta sociale, prima che sportiva

Dal 2 settembre del 1962, infatti, tutto il Paese, quattro volte all’anno, si ferma per assistere a questa sfida sportiva, culturale e sociale: da una parte si trova l’Olimpia Lubiana, la squadra della capitale, che rappresenta il centro economico e culturale della Slovenia. Una città “perfetta”, che si contrappone a Maribor, la seconda città più popolosa del Paese e suo centro industriale, che si trova nell’entroterra sloveno, più povero e molto più arretrato rispetto alla “nobile” Lubiana, la cui squadra, tuttavia, non è quella nata nel lontano 1911. Questo perché nel 2004, a causa di gravi difficoltà finanziarie (si parlava di un debito di 3 milioni di euro, moltissimi per gli standard del calcio sloveno), l’Olimpia Lubiana originale dichiarò fallimento, per poi essere rifondato un anno dopo con il nome di NK Bezigrad, che nel 2007 venne cambiato di nuovo in Olimpia Lubiana. I tifosi della nuova società rimasero gli stessi del club originale, e la sostennero nella sua risalita dalla quinta serie slovena.

Perciò la netta distinzione fra le due città permane tuttora anche nelle due tifoserie: i sostenitori del Maribor sono i Viola, chiamata così per il colore della prima maglia del club, e rappresentano i ceti meno abbienti, come gli operai della industrie cittadine, mentre quelli del Lubiana si fanno chiamare Green Dragons e possono vantare fra i loro tifosi i maggiori esponenti della cultura e della politica slovena. La rivalità fra i due gruppi è sempre stata fortissima e spesso è sfociata in violenti scontri, quasi come se il derby fosse una sorta di occasione per protestare contro le ingiustizie della politica e dell’economia.

Un passato che non tornerà

Rivalità che è sopravvissuta anche alla rifondazione dell’Olimpia, che con il ritorno in 1. SNL (la Serie A del campionato sloveno) nel 2009 è ritornato a competere per il titolo, vinto per la prima volta nel 2016. Titolo che va considerato come il primo della storia del nuovo Olimpia Lubiana, dato che la federazione calcistica slovena e la UEFA non gli riconoscono il palmarès del club precedente. Per questo il Maribor è diventato, con 15 titoli nazionali e 9 coppe, il club più vincente della storia del calcio sloveno.

Una vittoria che vale il titolo, forse

L’ultima sfida fra i due club risale al 28 giugno, nemmeno una settimana fa. Come ogni anno, è stata la sfida che avrebbe consegnato il primo posto a una delle due squadre. Dopo una sfida combattuta, è stato l’Olimpia a vincere grazie al gol dell’ex meteora del Pescare Ante Vukušić. Con questo preziosissimo 1-0 ha blindato il primo posto, andando a +4 su Maribor e Celje a 6 giornate dal termine del campionato, che pur essendo composto da sole 10 squadre si compone di ben 36 giornate. Per la prima volta nella storia del derby “eterno”, soprannome che viene dato alle partite più sentite del calcio slavo, si è giocato in uno stadio vuoto a causa dell’emergenza coronavirus. Poco cambia, perché questa partita ha tenuto incollati allo schermo 200.000 spettatori, tantissimi per gli standard non solo del calcio sloveno, ma anche della stessa televisione slovena.

Una partita diversa dalle altre, forse perché non è solo una partita, ma è il derby eterno. Una guerra sociale che diventa sport.

 

 

Federico Zamboni

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