Fino a qualche decennio fa, il calcio si praticava in strada, nei cortili dei propri condomini o in oratorio. La scuola calcio era un plus, un modo per far parte di un club
La cara vecchia “tedesca” o “al volo”. La nuova generazione ci gioca sempre meno, forse distratta dai cellulari e da qualsiasi tipo di dispositivo elettronico, ma le dichiarazioni di Davide Frattesi, 25 anni il 22 settembre, ha fatto sicuramente scendere una lacrima sul viso di chi, invece, quasi tutti i pomeriggi della sua adolescenza giocava alla tedesca. In sostanza, il centrocampista dell’Inter ha segnato il vantaggio dell’Italia contro Israele con un colpo di petto su assist di Dimarco. Un gran gol. E il nerazzurro ha svelato il suo segreto: “Giocare tutti i giorni a tedesca a Fidene alla fine ha pagato”, le sue parole.
Un vero e proprio capolavoro, tanto da guadagnarsi i complimenti del c.t. Luciano Spalletti, in conferenza stampa: “Frattesi anche quando non si vede dentro le azioni fa un importante volume di lavoro, aiuta sempre la squadra permettendole di essere in superiorità. Ha qualità di inserimento uniche e si fa trovare sempre al posto giusto, è un calciatore importantissimo per noi”, ha spiegato il commissario tecnico degli azzurri.
In pochi sanno che fino a qualche decennio fa, il calcio si praticava in strada, nei cortili dei propri condomini o in oratorio. La scuola calcio era un plus, un modo per far parte di un club, capire meglio le regole, apprendere gli schemi tattici, confrontarsi con il mister, la società, le dinamiche di spogliatoio. Ma il calcio vero si respirava sui marciapiedi. Ovunque si giocava a calcio. Si prendeva un pallone appena si scovava uno spazio libero.
Lo sanno tutti coloro che hanno vissuto questo sport fino agli anni ’90 o giù di lì. Poi questo fenomeno è venuto un po’ meno ed ecco perché fa senso di nostalgia sentire le dichiarazioni di Frattesi. Grandi campioni come Ronaldo o Maradona, Roberto Baggio o Ronaldinho, Cristiano Ronaldo o Messi, hanno passato la maggior parte del tempo tirando calci sull’asfalto o sulla terra del cortile. Quindi, non c’era solo la classica partitella con gli zaini a fare da porte. C’era anche la vecchia cara tedesca.
In primis, si chiama così perché è un gioco importato dalla Germania. In secondo luogo, le regole sono semplici: si gioca a una sola porta. Uno inizia in porta e gli altri devono segnare, ma per fare gol bisogna passarsi la palla al volo, senza farla toccare a terra, e calciare sempre al volo. Tutti partono con lo stesso punteggio di partenza (nella versione italiana, quello che inizia in porta ha un punto in più rispetto agli altri), ma ad ogni gol subito, vengono scalati dei punti. I punti variano a seconda della tipologia di tiro: testa, rovesciata, mezza rovesciata. Chi arriva a zero perde la partita. Il portiere si cambia ogni volta che la palla viene tirata fuori dalla porta.
Come si può ben capire, è un gioco (formidabile) che insegna la coordinazione e incoraggia i partecipanti a essere coraggiosi. Anche perché in tutti i gruppi di amici c’era sempre chi tirava spesso senza problemi e chi, al contrario, non aveva quel temperamento per provarci con continuità. Ed è un gioco che ha reso felice Frattesi, bravo a sfruttare la coordinazione acquisita negli anni insaccando di petto il cross di Dimarco.
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