Si sono da poco festeggiati i 15 anni del successo del Boca Juniors nella Copa Libertadores 2007, quella finale con il Grêmio che probabilmente rappresenta il punto più alto della carriera di Juan Román Riquelme. Quel giorno il record di 7 titoli dell’Independiente, avvicinato di una sola lunghezza, sembrava destinato a cadere nel giro di poche edizioni, soprattutto perché gli Xeneizes avevano vinto anche le edizioni del 2003, 2001 e 2000 andando a ritroso.
Insomma una vera e propria epoca, una delle più importanti della storia del calcio sudamericano assieme proprio a quella che ha costruito le basi del record dell’Independiente negli anni ’70, capace di vincere quattro edizioni consecutive. Pronosticare in certe circostanze che il Boca non avrebbe vinto più una Libertadores per almeno 15 anni era qualcosa di davvero impensabile, eppure da lì è nata una vera e propria maledizione che non sembra voler cessare.
Chiaro, forse non era questa la stagione migliore per poter puntare all’obiettivo grande, alla portata per esempio nelle edizioni del 2015 (finita con l’eliminazione a tavolino agli ottavi con il River futuro campione) e del 2016 (clamorosa eliminazione in semifinale con l’Independiente del Valle), ma le circostanze sembravano creare i presupposti per un cammino con grandi orizzonti.
Perché dopo una prima metà dell’anno in cui alla gestione Battaglia si rimproverava più che altro la qualità del gioco, visto che i risultati non sono mancati soprattutto in patria, le cose sembravano essersi aggiustate con il titolo vinto in Argentina e la qualificazione addirittura da prima nel girone agli ottavi di Libertadores con il sorpasso last minute in una gara con il Deportivo Cali che in caso di mancato successo avrebbe portato all’eliminazione.
Con una espressione di gioco sensibilmente migliorata col passare delle settimane grazie alla crescita di Varela, all’esplosione di Zeballos e soprattutto all’invenzione di Romero mezzala perfettamente riuscita col tempo, poteva innescarsi quel tipo di meccanismo che ha sempre fatto le fortune di una squadra così tifata. E infatti, anche se lo spietato sorteggio ha rimesso davanti al Boca gli stessi avversari del girone, ossia il Corinthians con cui aveva ottenuto solo 1 punto nelle due partite disputate, l’idea di poter fare un grande percorso era comune.
Il cammino fino alla finale sarebbe stato vorticoso, perché ai quarti ci sarebbe stato il Flamengo che sta dominando il calciomercato, ma le certezze di Battaglia davano l’impressione quantomeno di potersela giocare. E invece con il Corinthians è arrivato un doppio 0-0 che ha portato la sfida ai rigori, dove neanche uno strepitoso Rossi è bastato per far vincere i suoi. Il rigore di Benedetto sparato alle stelle è diventato il meme di giornata e la Bombonera ha dovuto vedere l’ennesima eliminazione.
Sia chiaro, non è una sconfitta catastrofica, perché le basi per ritentare l’anno successivo, a meno di particolare scossoni di mercato, ci sono, ma la frustrazione per veder sfumare l’obiettivo di diventare la squadra con più Copa Libertadores vinte nella storia e raggiungere quel record dell’Independiente datato 1984 è tanta. Perché il Rojo nella sua lunga astinenza poche volte è stato competitivo per vincere, soprattutto negli ultimi terribili anni di distanza dai piani alti della Libertadores, mentre il Boca ha spesso avuto le chance per arrivare a dama trovando però sempre qualcuno in grado di eliminarlo.
L’albo d’oro ai piani alti rimarrà invariato, perché nessuna squadra tra quelle in corsa è a 5 e solo River ed Estudiantes sono a 4. Ma questo difficilmente consolerà una piazza che dopo la sua più grande era si è smarrita in un tunnel lungo 15 anni.