C’era una volta il Grande Barcellona, probabilmente la squadra perfetta: un gruppo capace di giocare un calcio straordinario, costruito con tanti elementi prodotti in casa, dominante in ambito nazionale, titolata in Europa e con il miglior giocatore al mondo a disposizione. Una squadra praticamente senza difetti, ma con l’ultimo grande acuto datato 2015. Per inerzia il Barcellona è rimasto ancora per diversi anni una grande, pur non potendosi permettere più i lussi di un tempo.
Oggi quella squadra non esiste più: non ha una scia, un’anima, una direzione. E no, non c’è neanche più il migliore al mondo a poter mascherare i problemi. Già la scorsa stagione, cominciata in maniera spettrale tra il caso burofax e il fresco ricordo degli 8 gol presi dal Bayern, poteva essere vista come un’annata in cui porre fine al concetto del Barça che abbiamo vissuto dall’era Rijkaard in poi: eppure quella squadra è uscita in maniera dignitosissima dalla propria annata, con un titolo in bacheca (seppur il meno prestigioso) e il rimpianto di aver perso la Liga in volata buttando punti in gare sciocche come quella col Granada. In Champions poi l’eliminazione, per quanto precoce agli ottavi di finale, era stata più che dignitosa grazie a una grande prova a Parigi che ha reso meno amaro il finale del percorso.
Insomma, non un’annata da Grande Barcellona, ma una stagione che non ha visto disastri, al contrario di quanto promette questa. D’altronde un anno fa c’era ancora Lionel Messi, che una volta superato il frastuono del caos estivo, ha preso in mano la squadra e trascinata a livelli competitivi per giocarsela alla pari sia col Psg in coppa che con le due di Madrid in campionato. era l’ultima scia della grande squadra di un tempo, l’unico trucco per camuffare un club ormai svuotato della sua identità e incapace di rinnovarsi e trovare strade concrete.
Perso Messi, il castello di carte è crollato in maniera diretta: d’altronde il mercato ha cambiato lui e Griezmann con Depay e De Jong, mettendo come altre novità i soli Eric Garía e il Kun Agüero, che a malapena potrà dire di aver vestito la maglia blaugrana. I risultati fin qui sono catastrofici: in Liga la quarta posizione dista 6 punti e il primo posto neanche ci si immagina di guardarlo con 16 punti di ritardo; in Champions League invece è arrivata la sentenza più clamorosa, anche perché l’unica definitiva, ossia quella dell’eliminazione al girone che non accadeva addirittura dal 2001.
Neanche l’effetto romantico del ritorno di Xavi ha potuto cambiare l’inerzia di questa squadra, ormai senza una direzione, con l’obbligo di lanciare giovani al contrario di un tempo dove i canterani venivano inseriti con meno urgenza e più pazienza. La nuova generazione, per quanto formata da giocatori di sicuro talento, non può al momento reggere il peso di una situazione così, anche perché supportata da un gruppo che non riesce a incidere.
Così si sgretola l’idea del Grande Barcellona, la squadra perfetta che non esiste più: sono pochi i giocatori ad aver vinto la Champions League in rosa, con il solo Ter Stegen con prospettive più o meno durature di carriera, segnale che di quella grande squadra è rimasto veramente poco. La stagione non è finita ma servirà un enorme sforzo per portare a casa due obiettivi mai appartenuti in questi anni ai blaugrana, ossia il raggiungimento del quarto posto in campionato e della vittoria dell’Europa League, più vista come un’entrata di servizio per la prossima Champions che come una coppa da mettere in bacheca.
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