Tra le tante sorprese, molte clamorose, del nuovo Barcellona di Ronald Koeman spunta Philippe Coutinho. Il talento brasiliano, oggi a segno con la camiseta blaugrana circa diciotto mesi dopo l’ultima volta, è tra i pochi ad aver goduto dell’arrivo del tecnico olandese, il quale sembra averlo messo al centro del suo progetto. Una scelta più che condivisibile. Coutinho è un classe ’92 e ha ormai maturato un’esperienza internazionale invidiabile nelle migliori squadre italiane, tedesche, inglesi e spagnole. Inoltre, può finalmente operare nel ruolo di trequartista, quello forse più adatto a lui.
Il sistema di gioco di Koeman è un 4-2-3-1 molto variabile per i continui e imprevedibili spostamenti dell’1 (Messi) che spesso si abbassa per ricevere la sfera. I continui arretramenti di Messi lasciano libero lo spazio della “prima punta” consentendo ai tre trequartisti e a De Jong di inserirsi a piacimento. Coutinho, che nella linea occupa la posizione centrale, è chiamato spesso a questo scatto in profondità che proprio oggi ha causato la rete del pareggio.
Dopo solo tre giornate le idee di Koeman sembrano già chiare. Con Villarreal, Celta e Siviglia il tecnico olandese ha confermato per tre volte l’undici titolare (eccezion fatta per Lenglet squalificato e sostituito da Araujo stasera). Le riserve naturali di Ansu Fati e Griezmann dovrebbero essere Ousmane Dembelé (subentrato una sola volta) e Trincao, mentre come vice-Coutinho è stato eletto il classe 2002 Pedri, lo scorso anno a Las Palmas in Segunda División. Dopo 270 minuti e sette punti conquistati, il nuovo Barcellona continua a prendere una forma sempre più chiara e Philippe Coutinho ne è parte integrante.
Siviglia al tavolo delle grandi?
Chiariamo, il gap non è ancora colmato (e probabilmente non lo sarà mai) per qualità e profondità della rosa. Eppure a Siviglia, da qualche mese sembra funzionare tutto. Lopetegui gestisce come pochi allenatori il ritmo partita ed è bravissimo a cambiare i suoi nei momenti giusti della gara. Il 4-3-3, in fase difensiva diventa un 4-1-4-1 con un Fernando monumentale che ha il ruolo di centrocampista difensivo cucito alla perfezione su di sè. Joan Jordán e Rakitic sono intermedi che si compensano per caratteristiche e nonostante non abbiano spiccate doti atletiche stanno impressionando anche sotto quel punto di vista. Diego Carlos-Koundé è, in prospettiva, tra le migliori coppie difensive in circolazione; Navas vive da tempo una seconda giovinezza, mentre a sinistra Acuña non si è presentato affatto male nonostante la pesante eredità di Reguilón.
In attacco c’è abbondanza. A Neto ha segnato ancora De Jong, ma le occasioni per gli altri non sono mancate. Poco meno di quattro mesi fa il Siviglia imponeva lo 0-0 a un Barça completamente diverso; oggi l’ha bloccato nuovamente sull’1-1. Non succedeva da circa dieci anni che i blaugrana non battessero i rojiblancos in due gare di Liga consecutive. Tuttavia la risposta alla domanda in alto è ancora no, il Siviglia non si siede al tavolo dei grandi. Con una forma e un gioco così bello e concreto è però lecito non darsi limiti e sognare in grande.
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