Gestire le sliding doors di una carriera problematica è da sempre uno dei maggiori ostacoli al definitivo salto di qualità. Rischia tuttavia di inibire o quantomeno rallentare la crescita di un talento, come quello di Igor Silva, che direttamente dalle favelas più povere di Rio nutriva in testa una malsana idea: lasciare il calcio. Fermarsi, lasciarsi travolgere dall’onda dell’ignominia dandola vinta al caso, agli eventi, alla coercizione di una vita che probabilmente rappresenta il raziocinio più malsano cui cedere. Ed è in questi periodi che serve più di ogni altra volta tirar fuori la propria volontà. Igor Silva ce l’ha fatta, dalle favelas di Rio alla Grecia, Asteras Tripolis e oggi Olympiakos, ed è stato intervistato da Gazzetta.gr Weekend Journal.
Da bambino era un incallito sognatore, nato alla fine dell’estate, il 21 agosto 1996, a margine di una delle più pericolose favelas della gigantesca Rio. Contesto difficilissimo nel quale sviluppare la serenità di una vita vissuta col pallone attaccato ai piedi, plasmata dalla difficoltà con la quale si doveva convivere in seguito alla morte del padre. La cosa che sorprende maggiormente, in tutto questo, è che Igor non s’è mai lamentato della sua condizione: “Ho avuto un’infanzia molto bella”, raccontava durante la sua militanza all’Asteras Tripolis, guardando indietro alle due origini. Cresciuto col mito di Ronaldinho e il costante supporto della madre, che vedeva nel suo talento un ottimo modo per migliorare le condizioni economiche dell’intera famiglia e per assicurare alla sorella di Igor un futuro, la Grecia ha offerto a Silva il palcoscenico e il brasiliano se l’è preso in breve tempo. Cominciò da attaccante, esterno, rapido e brevilineo come la maggioranza dei fantasisti brasiliani. L’Asteras ha scovato le sue potenzialità e gli ha offerto il biglietto aereo per traversare l’Atlantico portandosi dietro un bagaglio di insicurezze, paure, disillusioni, perfino un malsano desiderio di lasciare il calcio. Sorte beffarda, questa, che colpisce prettamente quelli cui la natura ha mandato in attuazione la crescita di caratteri fragili, personalità probe e pure una pseudo-cosciente sottovalutazione di sé.
“Anche se sono giovane, ho scelto di lasciare il Brasile perché la prospettiva di Asteras si adatta alle mie ambizioni. Lavorerò duramente per farcela e resterò per molti anni nel club” promise Igor una volta atterrato, denotando una mentalità non comune tra i suoi coetanei. Già in Sudamerica, quando calcava i campi di Ribeirão Preto nelle fila bianconere del Comercial Futebol Clube, la forza di volontà lo spinse a farsi benvolere dal nutrito tifo del Leão do Norte. Alla prima stagione di Super League, ha superato la prova ottenendo un posto in prima squadra aiutato dalla forte componente latina nell’equipo. In totale, alla fine del 2016/17, Silva avrà giocato 15 gare: titolare fisso, pur se costretto a saltare mezzo campionato a causa di un infortunio muscolare prima e una forte contusione poi. Ciò non gli ha però impedito di prendersi le luci della ribalta sabato 7 gennaio 2017, con l’AEK Atene ospitato al Kolokotronis: sarebbe finita 3-2 per i padroni di casa, assist e gol del brasiliano, unica marcatura finora realizzata in Super League.
Con lui in campo, l’Asteras ha ottenuto 15 punti. Senza (ovvero quando il suo posto da terzino destro vedeva l’impiego del 28enne Manolis Bertos, o in alternativa del 29enne Elini Dimoutsos pur se nasce difensore centrale), soli 10. La differenza c’è, pur se risulta sempre problematico attribuire alla sua assenza un impoverimento del gruppo. Tuttavia, Silva è diventato un calciatore chiave già nel 2016 con la gestione di Iakeim “Makis” Chavos, che ne scoprì le potenzialità: “Ho padroneggiato il suo talento fin dall’inizio, cedevo che a causa del suo tipo di fisico fosse buono come terzino destro. Sono stato molto contento di sapere della suo trasferimento all’Olympiakos perché lavorare ad un livello superiore, dove la concorrenza sana è enorme, gli farà solo che bene“. Ora che è al Pireo da gennaio, sebbene non abbia avuto modo di esordire con Óscar García, vista la contemporanea presenza di Omar Elabdellaoui, sta comunque preparando la sua ascesa. Il club biancorosso ci crede, tanto da aver ceduto a gennaio l’altro terzino, Diogo Figueiras, a titolo definitivo al Braga: grande chance che Igor, c’è da scommetterci, non vorrà certamente farsi sfuggire.
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