Il lato maggiormente stupefacente di questo articolo è che, oltre alla resa grafica dello stemma societario pressoché identica, IFK Norrköping e IFK Mariehamn hanno la stessa denominazione (Idrottsföreningen Kamraterna) e avevano scelto lo stesso anno, il 2016, per regalarsi due soddisfazioni inattese contro la logorante monotonia dei campionati nordici. E se l’oggi ct svedese Janne Andersson aveva trascinato i Peking di Emir Kujovic al titolo in Allsvenskan, per un successo che i bookies avrebbero pagato 50 volte la posta, la Veikkausliiga vedeva l’inaspettato trionfo di una squadretta che politicamente ha poco a che fare con la Finlandia. Eppure Mariehamn, capitale delle isole Åland e territorio reso autonomo dalla Finlandia per le sue radici svedesi, si ritrovò incatenata a un sogno meraviglioso. Nell’anno in cui riuscì tutto a tutti, e il Leicester ne è l’esempio più lampante, è accaduto che un territorio che conserva la cultura e la lingua finlandesi solo marginalmente (sì, vengono insegnati nelle scuole ma la lingua ufficiale è lo svedese, che si stima esser parlato dall’84% degli abitanti) avesse concluso il campionato davanti a tutti. In Finlandia.
Le isole Åland hanno una loro bandiera, loro targhe automobilistiche e la loro stamperia filatelica. Sono protette da uno status speciale che le lascia demilitarizzate, prendendosi cura della vita dei 30mila abitanti, 12mila dei quali solo nella capitale, Mariehamn, città dal passato marittimo e fondata nel 1891 su un piccolo villaggio chiamato Övernäs, che oggi resta solo nel nome di qualche scuola della zona. Per via della sua vegetazione per certi versi monotona, Mariehamn è chiamata “de tusen lindarnas stad”, “la città dei tigli”, e sfrutta a livello mercantile il porto di Österhamn per i suoi rapidi collegamenti con Stoccolma e Turku. A causa di quanto detto pocanzi, l’IFK Mariehamn gioca la Veikkausliiga finlandese, ma partecipa pure a due competizioni riservate alle Åland (Åländska Mästerskapen, il campionato, e la coppa Ålandscupen). Se nel contesto isolano il Mariehamn giganteggia in quanto capitale – 39 campionati e 44 coppe – mai nella sua storia era riuscito a imporsi a livello finlandese. Prima del 2016, chiaramente: con 61 punti raccolti in 33 giornate, frutto di 17 vittorie e 10 pari, era stato dato seguito alla pur sorprendente vittoria, l’anno prima, della Suomen Cup 2015 con tanto di vittoria in finale sull’Inter Turku.
Come Idrottsföreningen, associazione sportiva, il Mariehamn nacque nel 1919. La sezione calcistica vide la luce però solo nel 1935, dopo cinque anni di dilettantismo: così inizialmente scelse di competere nel campionato delle isole Åland, cambiando idea dal 1945 con l’approdo nel calcio finlandese alle dipendenze della Federcalcio di Helsinki (la Suomen Palloliitto), dove però la strada fu immediatamente in salita. Fino agli anni Settanta militò esclusivamente tra terza e quarta serie, fino al 1992, quando partì la risalita. Nel 1993 arrivò la promozione in Serie B, Kakkonen, dal 2005 ecco la Veikkausliiga che, fino al 2015, aveva visto al massimo tre quarti posti. Riuscita ad annaspare tra tante difficoltà e pochi successi, il 2016 portò in dote una dose extra di adrenalina e le 12 reti dell’attaccante giamaicano Dever Orgill, fondamentali per portare il titolo alla Wiklöf Holding Arena, impianto che dal 2005 porta il nome dell’uomo d’affari, nato proprio a Mariehamn, che ne finanziò una massiccia ristrutturazione, comprendente pure il restyling dell’impianto d’illuminazione.
Bastò un 2-1 contro l’Ilves, all’ultima giornata di campionato, il 23 ottobre 2016, per far partire la festa. Alla vigilia di quell’annata peraltro l’IFK Mariehamn era considerato una seria candidata alla retrocessione, pure perché aveva ceduto il centrocampista Petteri Forsell – nazionale finlandese – in Polonia, mentre il 21 agosto dello stesso anno s’era concesso il lusso di sconfiggere l’HJK Helsinki. Quel risultato, nonostante il divario tecnico impressionante tra la squadretta isolana e il celebre club della capitale, stupì pure il dg del club, Peter Mattsson, che commentò: “Non dovrebbe essere possibile, abbiamo un budget tre volte minore dell’HJK“. E invece Marienhamn, 12mila persone, di cui il 38% presente allo stadio all’ultima giornata contro l’Ilves (circa 4535, tutte giunte in traghetto), alla fine avrebbe celebrato a oltranza il titolo, merito degli allenatori Peter Lundberg e Kari Virtanen, capaci di guidare l’IFK con 40 reti fatte e sole 25 subite in 33 gare.
Poco importa se, dopo aver vinto la Veikkausliiga, l’IFK Mariehamn si garantì l’accesso ai playoff di Champions League e patì due sconfitte pesantissime contro il Legia Varsavia (0-3 in casa e 6-0 in Polonia). La favola era stata scritta, e aveva ricevuto il placet pure della leggenda Jari Litmanen, che l’aveva predetto: “Tuleeko joukkueesta ‘Suomen Leicester’, on yhden voiton päässä”. Tradotto: “La squadra sarà il Leicester della Finlandia, è un’altra vittoria”.
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