Zlatan Ibrahimovic, lo sappiamo bene, spesso e volentieri rilascia dichiarazioni non banali, cariche di autostima e ricche di proclami, sintomo di grande sicurezza dei propri mezzi (spesso smisurata), anche in confronto al suo indiscutibile potenziale tecnico e fisico.
Nel 2014, ad esempio, dopo l’eliminazione della sua Svezia dalla fase di qualificazione al Mondiale, disse: “Una cosa è chiara: un Mondiale senza di me non merita di essere visto”.
Anche oggi, in occasione della conferenza stampa di presentazione al Manchester United, l’attaccante ex di Juve ed Inter ha fatto trovare facilmente il titolo da lanciare l’indomani in prima pagina ai vari giornalisti presenti in sala stampa.
IL DIO DI MANCHESTER- Tutto nasce dalle parole di Eric Cantona di sabato scorso.
L’ex numero 7 dello United, eletto dai fans dei Red Devils giocatore del ventesimo secolo, aveva dato il benvenuto al neoacquisto del suo ex club ad Old Trafford, precisando però che il re di Manchester sarebbe stato per sempre uno solo, Eric Cantona.
A precisa domanda, Ibrahimovic ha ribattuto dicendo: L’ho sempre ammirato però deve sapere che io non voglio essere il re di Manchester, ma il dio di Manchester”.
Una frase breve e ad effetto, che ora rischia però di rivelarsi anche una possibile arma da usare contro di lui da parte dei detrattori e della critica, nel caso in cui le sue prestazioni non dovessero essere positive nel corso del suo soggiorno in quella che molti inglesi definiscono ed identificano come la seconda capitale inglese.
SOGNANDO UN ALTRO TITULO Ad ogni modo, vista anche l’età del giocatore, con ogni probabilità sarà Manchester l’ultima tappa importante della sua grande e vittoriosa carriera.
In carriera ha vinto undici campionati tra Olanda, Spagna, Francia ed Italia. numeri davvero incredibili, considerando anche che non è semplice adattarsi ad ambienti diversi ed a filosofie di calcio differenti.
E siccome, probabilmente, in questo momento la Premier League è il campionato più bello ed affascinante del mondo, chissà che Zlatan non possa aggiungere al proprio palmares anche il trofeo nazionale caratterizzato dalla presenza della una corona in cima alla coppa.
Oppure la Champions, suo grande tabù, spesso molto rimproverato dai suoi critici più accaniti.
Ma li ci vorrebbero almeno due anni….meglio pensare, almeno per ora, all’immediato ed alla prossima stagione, come ogni grande campione insegna.
Dopo aver vinto all’Inter assieme, l’accoppiata Mourinho-Ibra tenterà un nuovo assalto al titolo,pur sapendo che sarà dura.
Una cosa è certa, la Premier di quest’anno, anche da un punto di vista dialettico e del carisma dei personaggi, ci farà divertire tantissimo, tra Ranieri,Mourinho, Conte, Guardiola e lo stesso Ibra.
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