Siamo tutti figli di un lungo viaggio, di una discesa ed una salita, di scelte sbagliate e di ricompense inattese: siamo figli di un lungo viaggio che potrebbe non essere mai avvenuto o di un’immobilità mentale ogni volta che siamo in aereo; tutto ciò che contraddistingue la natura dell’uomo è l’equilibrio con cui si pone verso questa aspettativa. Oggi parliamo di un figlio del vento algerino che incontra alla tenera età di 6 anni una bella bottiglia di PUECH-HAUT sfumata dai contorni dei vitigni di Elancourt, paesino della Francia Settentrionale di 28mila persone: Ishak Belfodil, (in arabo إسحاق بلفوضيل) (si pronuncia Ee-Zach Bell-for-deal) la sua carta d’identità recita “12/gen/1992” ed il suo destino sembrava segnato già dai suoi primi anni nella compagine cittadina dei Trappers, così tanto talentuoso e motivato da voler entrare nella prestigiosissima accademia di ClairFontaine, istituto che ha dato i natali ad un certo Titì (a Londra sponda Arsenal avranno forse l’idea di ciò che stiamo dicendo). Il suo ruolo è quella della seconda punta atipica, 192 cm uniti ad un buon dribbling e visione negli ultimi 30 metri da top player, non servono a convincere i tecnici dell’istituto che gli consigliano di ricercare fortuna altrove: il suo ennesimo viaggio della speranza ha come meta l’under 16 di Clermont Foot, dove si laurea capocannoniere di categoria con 15 gol in 22 presenze, ovviando in maniera strepitosa a uno dei suoi punti deboli dimostrati in passato; la finalizzazione. E’ tempo di migrare, e il viaggio non solo mentale del figlio del vento riparte verso i leoni di Francia, una delle squadre top della storia francese: il Lione. 17 anni, il corano nella borsa da calcio a fargli compagnia e a tenerlo protetto dalle insidie peccaminose del mondo occidentale: è questa la prospettiva che il presidente Aulas vede nel giovane Belfodil al momento della firma del contratto pluriennale.
Lione
Capitolo cosi passeggero della campagna verso la gloria che a Ishak sembra essere volato sulle spalle, come uno dei soliti sogni in cui si avventura quando ha nostalgia della sua terra e dei suoi genitori, una di quelle avventure in cui non hai voce in capitolo, in cui le circostanze ambientali ti fanno splendere solamente in 7 presenze in due anni e mezzo, mostrando qualche piccolo colpo ad una giuria impietosa. E’ proprio in quelle notti di Dicembre, che dopo aver conosciuto Saphir Taider e aver stretto un forte legame di amicizia, si rende conto di dover mostrare la propria bellezza più a lungo, spogliandosi nelle verdi colline bolognesi dove l’Italia lo aspetta: l’ultimo giorno di mercato invernale del 2012, Ishak Belfodil vola in prestito semestrale con diritto di riscatto fissato a 6 milioni verso Casteldebole, precisamente al centro tecnico “Niccolò Galli”.
L’Italia è il suo paese più di quanto lo fosse sembrato quello da infante nella periferia di Elancourt, buon cibo, buoni rapporti con i compagni ma soprattutto un calcio incline alle sue caratteristiche: ma come tutte le storie ha bisogno di tempo per capirlo, ma soprattutto ha bisogno di calciatori come Marco Di Vaio che gli mostra come ci si allena da grande giocatore: la sua avventura conta solo 6 presenze, ma il modo di giocare a calcio di Belfodil cambia in maniera sostanziale, con una ricerca più diretta del contatto fisico e del gioco spalle alla porta. Il diritto di riscatto per la società di Guaraldi è troppo alto e il gigante nel vento ritorna a Lione per pochi mesi, così tanti per lui da avere “saudade” della penisola italiana: il Parma si presenta con tre motivi soddisfacenti per lui ed il club: 2,6 milioni subito, 20% sulla prossima vendita a favore del club francese, ma soprattutto un Amauri (versione post Juventus) in cerca di riscatto come spalla in attacco. Trattative velocissime e sbarco a Parma il primo Luglio 2012.
Parma
C’est l’âge d’or per Belfodil, un anno di soddisfazione rimarcate dalla sua continua incontinuità che gli permettono di mostrare due giocatori totalmente diversi nel corso dei 9 mesi calcistici: nell’inizio di stagione sembra rivedere il nuovo Benzema (come era stato classificato a Lione) con 18 partite condite da 7 goal e 5 assist; il Parma si incomincia a sfregare le mani credendo alle potenzialità del giocatore, soprattutto in sede di mercato dove le richieste provengono dalle sponde ricchissime dei club europei, compreso un Inter in fase di ricostruzione. Il girone di ritorno fatto di un solo gol in 16 presenze non scoraggia Ausilio, che preso dalla foga che ha contraddistinto le sue peggior operazioni di mercato, acquista nei primi giorni di Luglio Belfodil dal Parma con un’operazione da 11 milioni più il cartellino di Antonio Cassano.
Inter
Non siamo neanche qui a parlarne, non c’è viaggio né storia, non c’è un perché e non ci possono essere giustificazioni: miriadi di errori fatti da entrambe le parti portano Belfodil a diventare un quadro distrutto dall’avidità del potere della gioventù, un rimarchevole Dorian Gray senza quel fascino londinese che ha contraddistinto la figura immaginifica di Oscar Wilde. Sembra essere tutto finito quando a 23 anni, il Dubai diventa la tua unica scelta: redenzione nella Uae Gulf League.
Rinascita
Ci sarà un motivo per cui l’araba fenice viene metaforicamente applicata al personaggio che risorge: Belfodil nella nuova avventura non posa nemmeno le valigie in albergo: segna 11 gol e 5 assist in mocassino, figlio di un talento superiore e di una mente che viaggia molto più velocemente del suo corpo. La consapevolezza della sua forza lo riporta allo splendore che in Occidente aveva folgorato gli addetti ai lavori e ringraziando i Paperoni D’Arabia, rescinde il suo contratto per tornare in un calcio florido di aspettative e talenti: Jupiler Pro League.
Standard Liegi
E’ noto che ogni volta che viaggiamo, abbiamo la cosciente sapienza di ritornare in modo diverso nel nostro nido materno: ma per chi viaggia senza confini e senza ritorni, l’evoluzione è un processo costante, l’evoluzione è cambiamento; se ne accorge Ishak quando a Giugno di quest’anno ritorna con i piedi sulla terra occidentale allo Standard Liegi. Questo ragazzo appena 25enne ha vissuto più vite calcistiche di tanti altri migratori nel calcio occidentale, e sembra non volersi fermare: con la maglia dello Standard timbra in poco più di 20 partite, 10 gol e 5 assist, ritornando a volare nel vento algerino di Novembre come pochi altri sanno fare; ma adesso c’è qualcuno a Goodison Park che ha affisso la sua maglietta numero 99 nello spogliatoio.
E’ tempo di un nuovo viaggio?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Ronaldo il Fenomeno vuole continuare ad essere presidente, ma a modo suo. Basta con le…
Alla presentazione ufficiale del torneo hanno partecipato vari nomi illustri del calcio italiano. La finale…
Il 2024 è finito per il Belgio ma la chiusura dell’anno solare potrebbe coincidere anche…
Scopri il nuovo corso dell'Inter: giovani talenti, gestione sostenibile e strategie innovative per ridurre il…
Adrien Rabiot, luci a San Siro. I due gol del centrocampista francese nel 3-1 maturato…
L’Italia di Luciano Spalletti scivola sul più bello. Sconfitta 3-1 contro la Francia a San…