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I momenti migliori della carriera di Javier Mascherano

Javier Mascherano si ritira. Soltanto qualche giorno dopo l’addio di Fernando Gago, il centrocampista argentino più forte dell’ultimo ventennio appende per sempre gli scarpini. Lo ha comunicato dopo l’ennesima sconfitta dell’Estudiantes, squadra che gli ha concesso di ritirarsi in patria, ma con la quale ha disputato soltanto una decina di partite.

I motivi, ha detto Mascherano, sono principalmente personali, “cose accadute in questi mesi”. Si è ritirato soddisfatto di “aver vissuto la professione al 100%” con quell’espressione sul volto eternamente concentrata che siamo stati abituati a vedere per anni. I bei ricordi li ha sparsi tra Argentina, Brasile, Spagna e Inghilterra, con una breve parentesi anche nel calcio cinese. Proviamo a riviverli, scegliendo i cinque migliori momenti della sua carriera.

1. Le vittorie in Argentina e Brasile

Come la maggior parte dei calciatori sudamericani la storia di Javier Mascherano inizia e si conclude nella terra natia, l’Argentina. Dopo essersi distinto con le nazionali minori Mascherano esordisce nel River Plate, vincendo il campionato campionato Clausura alla sua prima stagione tra i grandi, quella del 2003-04. La vittoria, con l’appena ritirato Leonardo Astrada in panchina, rappresenta il trentaduesimo titolo nazionale per gli argentini.

Passa circa un anno e Mascherano abbandona l’Argentina per approdare al Corinthians. Per i brasiliani rappresenta, con Carlitos Tevez, uno degli elementi di spicco di una campagna acquisti clamorosa che porta al quarto campionato nazionale della storia bianconera. Il trionfo del 2005 lo pone definitivamente sotto la luce dei riflettori europei e gli permette di iniziare una carriera gloriosa tra Inghilterra e Spagna.

2. Il Mascherano inglese

Arriva a Londra per indossare inspiegabilmente la casacca del West Ham (era sul taccuino di grandi squadre come Real Madrid e Juventus), ma è a Liverpool che si mostra all’Europa per le sue eccellenti doti da mediano . È il compagno perfetto di Xabi Alonso, l’equilibratore che permette a Gerrard di spaziare sulla trequarti, un calciatore troppo maturo per avere soltanto ventidue anni.

Gioca la sua prima partita con i reds nel febbraio del 2007, ma si impone come titolare fino alla rivincita di Atene, in cui però il Liverpool deve arrendersi al Milan. Milita con la squadra di Anfield per altre tre stagioni lasciando un ricordo indelebile.

3. Il Mascherano di Guardiola

Guardiola ha la capacità di fa rendere sopra ogni aspettativa la maggior parte dei calciatori. A questa, spesso, viene aggiunta quella di sconvolgere la posizione in campo di un giocatore con l’effetto di migliorare e allungare la sua carriera. Con Javier Mascherano è avvenuto esattamente questo. Giunto a Barcellona nell’estate del 2010, il centrocampista argentino ha trovato in mezzo al campo l’ostacolo Sergio Busquets. Facendo di necessità virtù (gli infortuni di Puyol e la brutta vicenda di Abidal) Guardiola gli ha cucito addosso il ruolo di difensore centrale accanto a Pique.

Mai decisione fu più azzeccata. La coppia Pique-Mascherano ha conquistato la Champions League nella stessa stagione (2010-11); a beneficiarne è stato poi anche Luis Enrique quattro anni dopo con lo storico triplete difeso sempre dall’argentino e lo spagnolo.

4. Colonna argentina

Javier Mascherano è il calciatore con più presenze nella storia della nazionale Argentina. A breve diventerà ovviamente il secondo perché Messi ha ancora diversi anni di carriera davanti e dista solo una manciata di partite. Mascherano però incarna più del campione di Rosario la delusione albiceleste degli ultimi vent’anni. Oltre alle tre Coppa America perse dalla pulga (due con il Cile nel 2015 e 2016 e una con il Brasile nel 2007), lui era in campo nella finale del 2004 sempre con il Brasile, in cui gli errori dal dischetto di D‘Alessandro e Heinze regalarono il trofeo alla Seleçao.

La gara per cui però i tifosi dell’albiceleste lo ricordano con più affetto è senza dubbio la semifinale del Mondiale 2014 vinta ai calci di rigore contro l’Olanda. Una prestazione monumentale, di cui abbiamo scelto un eloquente intervento difensivo.

5. L’unico gol con il Barcellona

La posizione occupata in campo nei suoi sette anni e mezzo blaugrana unita al modesto numero di centimetri d’altezza, non hanno permesso a Mascherano di chiudere la carriera con un alto numero di gol (4 in 555 presenze con le squadre di club). Uno di questi quattro è stato però molto significativo. In un Barcellona – Osasuna di fine Liga 2016-17 Denis Suarez viene atterrato in area sul risultato di 5-1. La partita è già ampiamente in cassaforte e Pique, dopo aver consegnato la sfera a Rakitic, suggerisce un’idea condivisa da tutto il gruppo: far segnare il suo compagno di reparto.

Dopo un attimo di imbarazzo Mascherano accetta e calcia potente e centrale sbloccandosi dopo circa sette anni dal suo arrivo. Boato del pubblico e applausi di tutta la squadra per il gol del 6-1 più festeggiato nella storia del calcio.

Francesco Castorani

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