Roma dei Friedkin appuntamento con la Champions, ancora una volta, rimandato. Il ko con l’Atalanta lascia in eredità l’ennesima stagione che si chiuderà, nella migliore delle ipotesi, con un piazzamento da Europa League. Una posizione ormai “consolidata” dalla dirigenza americana che ha rilevato la gestione di Pallotta senza mai andare neanche vicina ai risultati ottenuti dai predecessori.
La Roma riuscirà nell’impresa di non centrare la qualificazione alla Champions League per la sesta stagione consecutiva. La gestione dei Friedkin parla chiaro: hanno preso in mano la società giallorossa nel 2020: la prima stagione si è chiusa con un settimo posto e la semifinale in Europa League. L’arrivo, nell’estate del 2021, di Josè Mourinho è una scelta che appare più populistica che di reale programmazione. Arriva la vittoria in Conference League (nella prima e sinora unica partecipazione della storia giallorossa nella competizione) che ha sportivamente salvato il primo anno del portoghese, chiuso al sesto posto, bissato anche nel 2022/2023 con una nuova finale europea e un epilogo diverso.
L’arrivo di Daniele De Rossi ha rivitalizzato una squadra involuta nella prima parte della stagione, mai i limiti sono rimasti. Giocando a viso aperto, o pensando in primis a non prenderle, la Roma non è mai riuscita a imporsi contro le avversarie in lotta per l’Europa che conta. E tutto lascia credere che anche questa stagione possa chiudersi con il “solito” sesto posto.
I numeri mortificano gli impegni e gli investimenti di una dirigenza che, sinora, ha dato l’idea di avere i mezzi finanziari ma non la programmazione necessaria. Nessuno mette in discussione la volontà, anzi, i Friedkin hanno speso eccome, cercando di costruire il classico “instant team” ma la coperta si è rivelata corta. Intorno ai top player, uno l’anno, prima Dybala e poi Lukaku, non si è allestita una rosa con la necessaria profondità e qualità per reggere su tre fronti. E così nei primi 4 anni di gestione i Friedkin non arriveranno nei primi cinque posti.
Per tornare a un periodo così buio nella storia della Roma occorre risalire alla fine degli anni ’80 quando ci furono diversi passaggi di mano: dalla famiglia Viola a Ciarrapico, prima dell’arrivo dei Sensi. Dino Viola centrò il secondo posto dopo due stagioni, Sensi arrivò quinto già al secondo anno. James Pallotta, dopo il 2013, non è mai sceso sotto il podio, (ma non ha vinto) prima del disimpegno degli ultimi due anni a partire dal 2018. Anche la “Rometta” di Gaetano Anzalone dopo tre anni centra un terzo posto. Al netto dell’indiscutibile impegno e delle ottime annate in Europa i Friedkin dunque rischiano di centrare un brutto record in campionato.
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