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L’Heidenheim, dalla quinta divisione tedesca all’Allianz Arena

Alla fine della partita che ha visto il Leverkusen uscire clamorosamente dalla DFB-Pokal agli ottavi, le telecamere di Sky Sport Deutschland sono andate subito a cercare Frank Schmidt, che ha abbracciato i suoi collaboratori, tutti i giocatori ed è quasi arrivato alle lacrime: si è meritato il palcoscenico per eccellenza, l’Allianz Arena, ai quarti di coppa contro il Bayern. Il tecnico dell’Heidenheim sentiva più di tutti la partita col Bayer, per ciò che rappresenta per la squadra e per lui stesso. Anche se forse, oggi, parlare di Schmidt ed Heidenheim come due cose diverse è piuttosto difficile.

Da 16 anni l’allenatore 45enne fa parte del club del Baden-Württenberg: ci è arrivato nel 2003 da giocatore dilettante per gli ultimi anni della sua carriera, in quinta divisione, poi dopo 4 anni in campo è diventato l’allenatore del club. Dal 2003 al 2019 ha conquistato tre promozioni, una da giocatore e due da allenatore, fino a portare la squadra in 2.Bundesliga. E a battere 2-1 il Leverkusen negli ottavi di finale di DFB-Pokal, conquistandosi un viaggio a Monaco di Baviera per i quarti.

Non è un record unico per l’Heidenheim, visto che anche nella stagione 2015/16 aveva raggiunto i quarti di coppa, ma farlo battendo una delle principali squadre di Germania ha dato alla vittoria tutto un altro sapore. Specialmente per Schmidt, che ha raggiunto forse il suo più grande traguardo da allenatore dopo quasi 12 anni. Davanti al proprio pubblico, ai 15mila della piccola Voith-Arena. Uno stadio vecchio stampo, in cui sono più i posti in piedi che quelli a sedere. Che ieri sera è arrivato a esplodere quando Multhaup ha ribadito in rete il pallone del 2-1 finale. Nella storia dell’attuale club, l’1.FC Heidenheim 1846 da nome completo, è il più grande traguardo. Anche perché ufficialmente il club esiste da soli 12 anni: prima si riconosceva nella polisportiva Heidenheim Sportbund, poi si è separato per poter rispettare le regole imposte ai club professionistici tedeschi. Anche se alle spalle ha storie di fusioni e divisioni (per un periodo si è identificato come VfL Heidenheim).

Mai comunque nella storia della polisportiva, iniziata nel 1846, la sezione calcistica aveva raggiunto un traguardo così importante. Anche perché così in alto non ci era effettivamente mai arrivata. A festeggiare, tra gli altri, in panchina vicino a Frank Schmidt c’era un altro giocatore che la partita col Bayer, come l’ottavo di finale del 2016 contro l’Erzgebirge Aue, l’ha sentita più degli altri. Marc Schnatterer ad Heidenheim sta trascorrendo la sua undicesima stagione, ovviamente da capitano. È il record-man del club per presenze (379) e per goal segnati con la maglia del club (114). In Germania si è costruito una fama soprattutto grazie alla sua bravura sui calci piazzati, soprattutto i rigori: ne ha segnati 32 su 36 in carriera ed è in striscia positiva da 17 rigori. Praticamente una sentenza.

Schnatterer è stato il primo a correre ad abbracciare Multhaup dopo il goal del decisivo 2-1. Il classe 1985 non è sceso in campo a causa di un infortunio al piede che ne sta limitando il rendimento, ma nelle 4 stagioni, più quella in corso, in cui l’Heidenheim è stato in Zweite, ha saltato soltanto 4 partite per problemi fisici. Ancora oggi a 33 anni è il leader di un gruppo mediamente giovane, come buona parte delle squadre tedesche (media di 25.2 anni), ma soprattutto con un solo straniero, peraltro un austriaco, Dovedan – forse uno dei migliori giocatori della squadra, che negli ottavi si è messo in evidenza.

La partita contro il Leverkusen, oltre a valere un quarto di coppa e un appuntamento con la storia, ha infatti permesso all’Heidenheim di mettere in vetrina anche tanti giocatori che stanno disputando un ottimo campionato di Zweite, tra cui lo stesso Nikola Dovedan, autore del goal del pareggio. Tra gli altri si sono segnalati Dorsch, classe 1998 prodotto del settore giovanile del Bayern, che all’Allianz vivrà un ritorno pieno di sentimenti; l’attaccante Robert Glatzel, il Paco Alcácer della 2.Bundesliga per come impatta le partite dalla panchina; l’ex Schalke Multhaup, decisivo nello scorso turno con il suo goal; il centrale Patrick Mainka, ex Borussia Dortmund. Nomi magari ai più sconosciuti, ma che rispecchiano la storia di un club che grandi nomi non ne ha mai avuti. Forse tra i calciatori in attività passati per il club di Schmidt soltanto Florian Niederlechner, attaccante ora in forza al Friburgo, può essere conosciuto. Anche nel passato c’è poca tradizione calcistica.

L’identità degli underdog è quella che rispecchia i giocatori più importanti della squadra. Grazie soprattutto a loro la squadra del Baden-Württemberg è al sesto posto in campionato, appena dietro a Kiel e St. Pauli, a soli quattro punti dall’Union terzo, che occupa il posto che vale il playout. 43 punti in 27 partite non sono una media da promozione, ma con la classifica corta lo possono diventare. Soprattutto per una squadra come l’Heidenheim, capace ancora una volta di andare oltre i propri limiti. Quelli che proverà a superare anche all’Allianz Arena. Una sfida impossibile, ma meno degli altri, per la squadra dei miracoli.

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