Sono cinquecentosessanta i chilometri che dividono Francia e Inghilterra attraverso lo Stretto della Manica. Una distanza che rende i due paesi molto vicini sia geograficamente che commercialmente. Una distanza che molti calciatori hanno colmato muovendosi il più delle volte dal campionato transalpino alla Premier per compiere uno step ulteriore in carriera. Capostipite di questa categoria è Eden Hazard, ma non è l’unico…
Il talento di Eden Hazard può dirsi costruito interamente in Alta Francia visto che si è trasferito a Lille quando aveva 14 anni. Il suo rendimento è cresciuto con gli anni e da calciatore rapido, ma fumoso, si è trasformato d’un tratto in fenomeno nel biennio tra la stagione del titolo francese e quella dell’esordio in Champions. Rudi Garcia lo ha promosso a titolare e ha accompagnato Hazard nella sua maturazione. Il tridente con Gervinho e Moussa Sow ha portato 47 gol e 28 assist in campionato con l’attaccante senegalese che ha registrato il suo career-high con 25 centri. Il trasferimento di Gervinho all’Arsenal ha responsabilizzato Hazard diventando uomo chiave del tridente. Si è confermato alla grande andando vicino a doppiare la doppia cifra in gol e assist (20 e 18). Il trasferimento al Chelsea ha portato Eden ha farsi conoscere nel calcio dei grandi, senza mai dimenticare i colori che lo hanno cresciuto.
Restando in ambito ‘miracoli sportivi’ e spostandoci di un solo anno dalla vittoria del Lille in Ligue 1, è impossibile non parlare del Montpellier. Nell’anno in cui il PSG poneva le basi per un futuro radioso chiamando con sé Carlo Ancelotti a metà stagione, René Girard ha compiuto un prodigio irripetibile. Trascinatore di quel Montpellier, Olivier Giroud segnò ventuno reti nell’anno della gloria, condite da dodici assist e dalla convinzione che lui fosse un vero attaccante di manovra. Quella sarà la quinta di dodici stagioni da doppia cifra: non a caso è il terzo marcatore della storia della Francia oltre a uno dei pochi che arriverà a 100 presenza con la Nazionale. Con l’Arsenal è riuscito a splendere più che al Chelsea, ma sicuramente la sua importanza in campo ad alti livelli si è vista nell’inamovibile titolarità nei Campione del Mondo 2018. Deschamps non ha potuto fare a meno delle sue grandi doti a tutto campo: essenziale come spalla di Griezmann e Mbappé, ha aperto spazi importanti stanando i centrali avversari.
C’è chi il miracolo lo ha compiuto in Inghilterra e non in Francia. Partiamo anzitutto da Riyad Mahrez che ha iniziato nei bassi fondi del calcio francese con la maglia del Le Havre in Ligue 2. Lo sbarco oltremanica avviene quando ancora il Leicester è in Championship e l’impatto non è così devastante. Promozione centrata segnando solo 3 reti in 19 partite e Foxes trascinate dal solito James Vardy e James Nugent (36 gol in due). L’anno della salvezza è più che altro una palestra fatta di presenze nel massimo campionato inglese prima del prodigio del decennio. La conquista della Premier League mostra tutti i pregi di Mahrez che si manifesta a livelli clamorosi. Dribbla tutto ciò che gli passa di fianco, segna da ovunque e non stecca un pallone: secondo marcatore di squadra con 17 reti e primo per assistman. Doppia-doppia e una consacrazione che lo porta sotto la guida, a 3 anni dal trionfo, sotto il City di Guardiola. La crescita del classe ’91 ha dell’incredibile, ma sta premiando ogni suo sforzo.
Compagno di squadra di Mahrez nel Leicester dei miracoli, N’Golo Kanté è stato un colpo studiato a tavolino da Claudio Ranieri. Alla ricerca di un mediano abile nell’intercetto, il tecnico romano ha guardato a chi nella stagione precedente avesse numeri importanti in tal senso. Con 4.8 tackle vinti a partita, il francese era primo nella categoria e il prezzo di soli 9 mln di euro ha fatto il resto. Il salto da Caen a Leicester non è sembrato esagerato date le simili ambizioni delle due squadre nei rispettivi campionati. Tuttavia, il rendimento sempre più sorprendente delle Foxes ha ridotto via via il margine d’errore senza trovare ostacoli nelle prestazioni del piccolo mediano. La sua esplosività ha convinto Deshamps, prima, e il Chelsea a puntare su di lui vincendo un’Europa League con Sarri. Claudio Ranieri, incalzato sul francese, ha risposto: “un giorno lo vedrò crossare la palla e andare a colpire quella stessa palla di testa”. Sintesi perfetta di un motorino inesauribile, essenziale ovunque vada.
Il nome di Nasri potrebbe stonare tra questi. Tuttavia, nonostante il suo talento non sia invecchiato bene, ha avuto un rendimento altissimo per cinque stagioni tra Ligue 1 e Premier League. Era esploso nel Marsiglia di Djibril Cissé e Valbuena a soli 20 anni. Partito come ala pura, ha modificato il suo raggio d’azione col tempo diventando un trequartista in grado di svariare su tutto il fronte. Ha colpito tutti ormai 12 stagioni fa mettendo a referto dodici assist alla prima stagione nel nuovo ruolo e in un campionato che ha visto l’OM arrivare terzo. L’Arsenal di Wenger, che spesso ha pescato dalla Francia, non si lascia sfuggire l’astro nascente del calcio transalpino e brucia la concorrenza. Con i Gunners segna all’esordio e cresce al punto da essere considerato uno dei migliori nel suo ruolo per almeno un paio di stagioni. Il passaggio al Manchester City scrive, all’inizio, un’altra grande pagina della sua carriera; alla fine, l’inizio di un declino che lo ha portato a vagabondare in giro per l’Europa. Siviglia, Antalyaspor, West Ham e ora Anderlecht…
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