Città: São Paulo
Stadio: Morumbi (72039 posti)
Miglior piazzamento: Campione (6)
Nel 2019: 6°
Competizione continentale: Copa Libertadores
LA SQUADRA
Dopo essere subentrato a metà della scorsa stagione senza riuscire a incidere sull’andamento della squadra, la stagione in corso rappresenta un banco di prova molto importante per Fernando Diniz.
Ex calciatore di buon livello e laureato in psicologia, Diniz ha iniziato la carriera da allenatore ottenendo grandi risultati con squadre minori, in particolare nel 2016 quando riuscì a portare il Grêmio Osasco Audax fino alla finale del Paulistão.
Le prime due esperienze in Série A però, con Athletico Paranaense e Fluminense, si sono concluse con altrettanti esoneri a stagione in corso; oltre ai pessimi risultati, è stato pesantemente criticato per il suo dogmatismo tattico.
Sostenitore del gioco di posizione, le sue squadre si sono contraddistinte per dominio del possesso palla, baricentro alto e fluidità posizionale in attacco, ma spesso ciò non si è tradotto nella capacità di creare occasioni pericolose, oltre ad aver generato una certa vulnerabilità nelle transizioni difensive.
Il cammino nel campionato Paulista è stato buono fino alla sospensione; poi sono arrivate la sconfitta, pur influente, contro il Bragantino, e soprattutto l’eliminazione ai quarti per mano del Mirassol (squadra di Série D!), entrambe per 3-2 e sempre a fronte di un poco efficace vantaggio territoriale.
La situazione si è fatta rovente: dopo 8 anni senza titoli (l’ultimo fu la Copa Sudamericana del 2012) i tifosi sono impazienti, e se c’è un tecnico che necessita di pazienza è proprio Fernando Diniz, che invece pare non goda più di piena fiducia da parte della società.
Tra i giocatori più criticati c’è Alexandre Pato, autore di soli 3 gol in 11 partite dopo i 5 del campionato scorso; dopo averlo inizialmente accantonato, l’allenatore sta cercando di rilanciarlo, ma nonostante qualche buona prestazione sembra ormai utopistico aspettarsi un rendimento costante dal Papero.
Eppure prima della pandemia sembrava che i pezzi del puzzle si stessero finalmente incastrando a dovere: partendo dal consueto 4-2-3-1, il Tricolor è riuscito a occupare molto bene l’ampiezza, formando una linea avanzata da 5 giocatori, a prescindere dai ruoli nominali di partenza ma con il compito di coprire adeguatamente gli spazi.
Tra due mediani Tchê Tchê rimane bloccato per coprire eventuali transizioni difensive, mentre Daniel Alves gode di grande libertà di movimento ed è il principale riferimento creativo della squadra.
In fase di costruzione entrambi si abbassano, anche contemporaneamente, per aiutare l’uscita-palla consentendo ai terzini di alzarsi.
A destra si alterneranno l’esperto Juanfran, più difensivo, e l’esuberante Igor Vinícius (che cerca il dribbling quasi 4 volte a partita), mentre a sinistra il 31enne Reinaldo può vantare un gran piede che ne fa il primo rigorista della squadra.
L’UOMO-CHIAVE
Tornato in Brasile con l’obiettivo di disputare il Mondiale in Qatar nel 2022, Daniel Alves ha dimostrato di poter fare ancora la differenza a queste latitudini.
A 37 anni, il giocatore più vincente in attività (con 43 titoli) non ha certo paura di prendersi delle responsabilità, e lo ha fatto subito capire prendendosi la maglia numero 10.
In Europa lo abbiamo conosciuto come terzino, ma nel San Paolo ha giocato inizialmente da trequartista e poi da mediano, dove riesce a essere sempre al centro del gioco: nel Paulistão è primo per passaggi completati (quasi 90 a partita) e passaggi-chiave (3,4), oltre ad aver realizzato 4 gol.
Alves è forse l’unico vero fuoriclasse di questo Brasileirão, ma in quanto leader e uomo più in vista della squadra finisce inevitabilmente al centro delle critiche quando le cose non vanno bene, come nelle ultime settimane: dopo la sconfitta contro il Mirassol, il gruppo Independente – principale tifoseria organizzata del club – lo ha preso di mira rinfacciandogli di essere il giocatore più pagato del campionato e di andare troppo spesso a far serata.
Che sia il preludio di una separazione anticipata?
IL POTENZIALE CRAQUE
Definito fin da subito il “nuovo Kaká” per il ruolo di trequartista, il fisico longilineo e la provenienza são-paulina, a 21 anni Igor Gomes è atteso alla consacrazione dopo un paio di stagioni di assestamento in prima squadra.
Rispetto all’ex milanista, Igor è un giocatore decisamente meno verticale ma più associativo; lo ricorda per la buona esplosività di cui si avvale per infilarsi palla al piede nei corridoi centrali, ma utilizza altrettanto – se non di più – la sua eccellente abilità tecnica, che esibisce nella forma di raffinati controlli con la suola e giochi di gambe nello stretto.
Nonostante gli ottimi fondamentali, il suo gioco manca ancora della concretezza necessaria per farne un giocatore di primo livello: nello scorso campionato ha trovato solo 2 gol e 2 assist in 27 partite, e anche per passaggi-chiave (1,7 per 90’) e dribbling (1,7) non si è distinto particolarmente.
Nel Paulista è stato schierato come mezzala sinistra nel 4-3-3 o come trequartista nel 4-2-3-1, partecipando meno dei due mediani alla circolazione del pallone; non ha segnato né ha fornito assist, e per la sua evoluzione sarebbe importante in particolare migliorare il tiro da fuori e il tempismo degli inserimenti senza palla.
Se un passaggio al Real Madrid, di cui si è parlato, sarebbe un passo troppo lungo per la sua carriera, sembra più appropriato l’interessamento dell’Ajax, dove ritroverebbe Antony.
Interpellato sull’argomento, Fernando Diniz lo ha definito un ragazzo “con la testa giusta, un carattere tranquillo e un livello ben sopra la media”, ma si è detto convinto che la scelta migliore per lui sia rimanere in Brasile per completare il processo di maturazione, aggiungendo che manca nella rosa un altro giocatore con quelle caratteristiche.
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