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Guida al Brasileirão 2020 – Fortaleza

Città: Fortaleza (CE)
Stadio: Castelão (63903 posti)
Miglior piazzamento: 2°
Nel 2019: 9°
Competizione continentale: Copa Sudamericana (eliminato nella prima fase)

LA SQUADRA

Dopo avere stravinto il campionato di Série B da neopromossa nel 2018, l’anno scorso il Fortaleza ha sorpreso tutti conquistando un grande nono posto.
Grande merito va a Rogério Ceni, ex grande portiere del San Paolo – noto all’estero soprattutto per aver segnato oltre 100 gol su calci piazzati – e attualmente tra gli allenatori emergenti più interessanti del panorama nazionale.

Il sodalizio si era temporaneamente spezzato a metà della stagione scorsa, quando il tecnico non aveva resistito alla chiamata del Cruzeiro, ma dopo sette giornate, forse fiutando l’irrecuperabilità della situazione, era tornato sui suoi passi; il club cearense, da parte sua, non ci aveva pensato due volte a liberarsi del povero Zé Ricardo, che nel frattempo era riuscito a vincere una sola partita.

Il ritorno di Ceni ha fatto da preludio a un finale di stagione entusiasmante, con una sola sconfitta nelle ultime dodici, che ha portato la squadra a qualificarsi per la prima volta per una competizione internazionale.

L’esordio però non è stato altrettanto da sogno: un sorteggio ostico ha messo il Tricolor do Pici (dal nome del bairro di origine del club) di fronte gli argentini dell’Independiente, che si sono qualificati per la regola dei gol in trasferta grazie a un’autorete al 93’ della gara di ritorno.

Sfortuna a parte, la squadra se l’era giocata alla pari, e anche nel campionato Cearense ha vinto il proprio girone, dimostrandosi complessivamente superiore agli arcirivali concittadini del Ceará che invece nella Copa do Nordeste hanno ribaltato i pronostici eliminandoli in semifinale, in una partita molto bloccata decisa da un calcio piazzato.

La squadra titolare è praticamente la stessa dell’anno scorso: il Fortaleza sembra un’oasi nel panorama calcistico brasiliano per come sta costruendo un progetto tecnico solido e di prospettiva nonostante disponibilità economiche limitate, riuscendo tra l’altro a coinvolgere e valorizzare l’intera rosa grazie all’utilizzo intensivo del turnover.

La formazione tipo è un 4-2-3-1 in cui i terzini si alzano parecchio già in fase di costruzione, dove la modernità tattica si esprime soprattutto nell’utilizzo del portiere: grazie alle sue notevoli doti tecniche, Felipe Alves abbandona la porta e si alza tra i due centrali come un vero e proprio libero, come stiamo iniziando a vedere sempre più spesso ai massimi livelli anche in Europa.

I due mediani Felipe e Juninho si alternano nel completare il rombo di costruzione, ma nonostante siano entrambi dei buoni passatori, hanno caratteristiche diverse: il primo è più creativo e si spinge maggiormente in avanti (3 gol e 6 assist nel 2019), l’altro tiene la posizione e ha numeri più corposi in fase difensiva.
A completare il reparto si è aggiunto quest’anno l’esperto Michel (dal Grêmio), che ha caratteristiche simili a Felipe ma può essere sfruttato anche più indietro.

In fase di attacco posizionale la squadra affolla la trequarti avversaria con la partecipazione di sette giocatori, e ciò è inevitabilmente causa delle difficoltà nel ricomporsi in transizione difensiva, ma consente di arrivare a concludere in area con discreta facilità.

I trequartisti sono tutti giocatori rapidi e di grande movimento, mentre davanti dovrebbero alternarsi un centravanti classico come Wellington Paulista (13 gol nel 2019) e il falso 9 argentino Mariano Vázquez, che di base sarebbe un centrocampista offensivo.

L’UOMO-CHIAVE

Dopo aver vissuto gran parte della sua carriera nelle serie inferiori, l’incontro con Rogério Ceni è stato una vera e propria svolta per il 32enne Felipe Alves.
Se le sue capacità tra i pali non sono niente di eccezionale, nel gioco coi piedi il suo contributo è fondamentale nell’idea di calcio del suo allenatore.

L’anno scorso è stato il portiere con più passaggi effettuati (41 a partita) e tra i migliori per precisione (89%); spesso in particolare gli viene richiesto di giocare passaggi di media lunghezza (rappresentano il 55% del totale), di solito alla ricerca dei terzini per uscire dal pressing sfruttandone l’ampiezza.

Inevitabilmente sono scattati i paragoni con lo stesso Ceni, che Felipe ha dichiarato di condividere ma fino a un certo punto: “è un bel paragone – ha dichiarato – ma ci sono dei limiti da rispettare. Se per esempio iniziassi a tirare le punizioni, non sarebbe una buona idea, perché sarebbe vista come un’imitazione e perderei la mia personalità. Preferisco essere ricordato come Felipe Alves e basta, il mio stile di gioco fa parte di un’evoluzione moderna del ruolo, che mi piace molto.”

IL POTENZIALE CRAQUE

Arrivato in prestito dal Corinthians poco prima del lockdown, Madson de Souza Silva ha subito esordito al ritorno in campo contro il modesto Guarany, ma in campionato almeno inizialmente dovrebbe partire dalla panchina, così come avvenuto nelle sfide più ostiche contro Ceará e Sport Recife.
Madson ha 21 anni ma ancora non è riuscito a trovare continuità fuori dai contesti giovanili: cresciuto nel Joinville, ha trascorso qualche mese al Coimbra-MG e all’Atlético Goianiense prima di essere ingaggiato dal Corinthians, dove ha giocato poco in prima squadra ma si è messo in luce nel Brasileiro sub-20 con 4 gol in 3 presenze.

Come gran parte degli esterni d’attacco brasiliani della sua generazione, Madson gioca prevalentemente a piede invertito, con uno stile di gioco che, per fare un paragone nostrano, ricorda quello di Matteo Politano: quando riceve palla sull’esterno tende ad accentrarsi per cercare lo scambio veloce con un compagno e calciare in porta; è alto 1.69, il che lo rende molto rapido sui primi passi ma più facilmente recuperabile in spazi ampi.
Altre volte cerca direttamente il cross dalla trequarti, fondamentale in cui è piuttosto preciso grazie a una tecnica di calcio che gli permette di battere anche i calci piazzati.

Redazione Footbola

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