Ceará
Città: Fortaleza (CE)
Stadio: Presidente Vargas (20268 posti) o Arena Castelão (67037 posti, solo nelle grandi occasioni)
Miglior piazzamento: 3°
Nel 2019: 16°
LA SQUADRA
Dopo aver iniziato discretamente il campionato, l’anno scorso un finale di stagione difficile ha portato il Ceará un passo dalla retrocessione, scampata soltanto grazie al rendimento ancor più disastroso del Cruzeiro.
La sua torcida è storicamente tra le più numerose del Brasile – l’anno scorso è stata sesta per spettatori medi nelle partite casalinghe – e può vantarsi di essere l’unica squadra del Nordeste a non essere mai scesa più in basso della Série B.
Il Clássico-Rei contro i concittadini del Fortaleza è tra i derby più sentiti in assoluto, da sempre equilibrato e forse ancor più caldo quest’anno, dato che i rivali l’anno scorso hanno vissuto, da neopromossi, una grande annata che li ha portati a un passo dai preliminari di Libertadores.
Il mercato è stato ambizioso, soprattutto in attacco dove a rimpiazzare la partenza della stella Thiago Galhardo sono arrivati Rodrigão (13 gol in B col Coritiba) e l’esperto Rafael Sóbis, che a 35 anni potrebbe avere ancora qualche cartuccia da sparare.
Interessanti anche gli arrivi del trequartista Vinicius (dall’Atlético Mineiro) e del terzino sinistro Bruno Pacheco, tra i migliori nel ruolo nonostante la retrocessione per assist (5), dribbling completati (più di 2 ogni 90’), contrasti vinti e intercetti.
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Certamente la propensione della società a cambiare gli allenatori non ne agevolerà il lavoro: dopo i tre dell’anno passato, nel 2020 siamo già ad altrettanti, visto che Argel Fucks (rimasto dal 2019) è stato cacciato dopo 7 partite, mentre il sostituto Enderson Moreira si è dimesso dopo un mese per andare ad allenare il Cruzeiro in B.
Al suo posto è stato ingaggiato il 54enne Guto Ferreira, a sua volta appena licenziato dallo Sport Recife, il quale ha diretto finora due partite tra cui una sconfitta in casa per 1-2 contro il Fortaleza.
In tutto questo il rendimento è stato finora altalenante: secondo posto nel Campeonato Cearense (a -4 dai cugini) e terzo nel girone di Copa do Nordeste, sempre ricordando il modesto livello medio degli avversari regionali.
Gli acquisti fatti puntano alla costruzione di una squadra soprattutto fisica in difesa e a centrocampo, che punti a vincere i duelli individuali per innescare rapidamente la velocità degli attaccanti in campo aperto.
Un’idea di calcio diretta, in cui spesso vengono giocate palle lunghe verso le punte o sfruttando l’altezza del centrocampista Charles, sempre per andare alla ricerca delle seconde palle.
In fase difensiva viene impostato un 4-4-2 dal blocco basso, in cui raramente viene applicato il pressing nella metà campo avversaria, secondo il principio – di cui Guto è seguace – che l’attacco vince le partite, la difesa i campionati.
Non a caso nelle sue esperienze di maggior successo (con Internacional e Sport Recife) le sue squadre hanno subito meno di 30 gol a campionato.
L’UOMO-CHIAVE
Nonostante non abbia mai raggiunto i livelli che il suo talento prometteva, il palmarès di Rafael Sóbis è comunque di tutto rispetto: 5 campionati statali, due coppe nazionali, un campionato brasiliano, uno messicano e soprattutto per due volte la Copa Libertadores con l’Internacional, peraltro segnando 3 gol in 4 finali (si disputavano andata e ritorno).
La sua stagione migliore rimane quella da 25 gol del 2005; numeri cui si è avvicinato solo nel 2013 col Fluminense, ma che non gli hanno impedito di trovare sempre una “grande” pronta a offrirgli un contratto, forse anche per la mistica da “uomo delle finali”.
Dopo gli sfavillanti esordi, nel 2006 è passato al Betis, ma dopo soli 8 gol in due anni è stato spedito all’Al-Jazira; finita la parentesi araba è tornato all’Internacional, poi quattro stagioni tra alti e bassi al Fluminense, due nei Tigres di Nuevo León, tre al Cruzeiro e poi l’anno scorso di nuovo all’Internacional, partendo spesso dalla panchina e raccogliendo la miseria di 6 gol (di cui 3 in Libertadores).
Di fatto quindi a 35 anni Sóbis si ritrova in un contesto nuovo, per la prima volta in una società che non gioca le coppe e punta alla salvezza.
Riuscirà a calarsi nel contesto? La concorrenza – Rodrigão, Bergson, il gigante Cléber – è agguerrita, ma il calendario è molto fitto e se metterà la sua esperienza a disposizione della squadra ed evitando sceneggiate come quella contro lo Sport Recife, in cui è stato espulso per aver definito gli arbitri “ridicoli e in malafede”.
Per una squadra che punterà molto sulle transizioni, la sua capacità di muoversi sul filo del fuorigioco e la sua qualità nel difendere il pallone e far innescare i compagni potrebbero fargli vivere una seconda giovinezza.
IL POTENZIALE CRAQUE
In una rosa dall’età media piuttosto avanzata non è facile indicare un giovane da tenere d’occhio, dato che nella formazione tipo non dovrebbe esserci alcun under-23, ma dopo gli scampoli dell’anno scorso sta entrando stabilmente nelle rotazioni Rick Jonathan, 20enne attaccante di movimento che per il momento è stato utilizzato sull’esterno nel 4-2-3-1.
Dopo aver iniziato nelle giovanili del Gremio, dal 2016 si è trasferito al Vozão, dove nel 2019 si è messo in mostra nella Copa São Paulo de Futebol Júnior (spesso chiamata Copinha), il torneo giovanile più prestigioso del Brasile.
Come tantissimi ragazzi brasiliani ha detto di ispirarsi a Neymar, in particolare nella ricerca del dribbling in velocità; la tecnica non si avvicina minimamente a quella del suo idolo, ma non ha paura di prendere l’iniziativa ed è un giocatore pimpante che può esaltarsi negli spazi aperti.
Insomma probabilmente non sarà un vero e proprio craque, ma sembra avere il talento per avere una carriera di buon livello.
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