“Parthenope non muore, non ha tomba, è immortale …è l’amore”: Matilde Serao, prima donna ad aver fondato e diretto un quotidiano, ci descrive così la bella sirena che nella mitologia greca si dice abbia dato vita alla città di Napoli morendo d’amore per il suo Ulisse. Proprio come la sua dea che ha creato una terra brutalmente bella e letale al tempo stesso, dominata dall’imponente Vesuvio solo apparentemente addormentato, così anche la squadra di questa rigogliosa città proverà a trasformare una notte incandescente in un’eterna leggenda incisa a fuoco nella memoria di milioni di tifosi.
Il 3-1 maturato nella gara d’andata non spaventa di certo il Napoli, pronto a giocarsi tutte le armi migliori proprio a casa sua: su tutti i quotidiani spagnoli infatti campeggia la scritta “inferno al San Paolo”, come a voler avvertire i connazionali di non sottovalutare il lupo che attira la preda nella sua tana. D’altronde gli azzurri non sono nuovi ad imprese del genere: nell’era di Mazzarri infatti il Napoli costrinse addirittura il Manchester City di Balotelli a chinare il capo, dando vita ad una delle gare più incredibili del post-Maradona in quel di Fuorigrotta.
Nella partita del Bernabeu ci aveva pensato Lorenzo Insigne, discendente diretto di Parthenope cresciuto all’ombra del Vesuvio, a far sognare il suo popolo, costretto però a ricredersi dopo l’incredibile performance del Real Madrid: la squadra di Zidane, si sa,è una delle più forti al mondo, con un organico di grande qualità che raramente fallisce nelle occasioni più importanti. La superiorità dei blancos si è nettamente vista con il trascorrere dei minuti che hanno costretto il Napoli a rivedere i suoi programmi dinanzi alle folate offensive dei padroni di casa e al “miedo escenico”, termine coniato da Gabriel Garcia Marquez ma preso in prestito da Jorge Valdano per descrivere il nodo in gola che storicamente provoca affrontare da avversario il Santiago Bernabeu.
La paura spagnola è ormai alle spalle con un risultato che tutto sommato non penalizza tanto gli azzurri, che più volte hanno rischiato di tornare a casa con un carico sproporzionato di reti al passivo: il 3-1 non chiude ancora matematicamente una qualificazione che, prima di pendere inesorabilmente dalla parte bianca, dovrà superare indenne le fiamme bibliche del San Paolo.
Certo, fra i due stadi non c’è assolutamente nessuna comparazione per storia e qualità della struttura, ma i partenopei, da sempre abituati a difendere la loro terra dagli assalti nemici, sanno vendere cara la pelle in occasioni del genere.“È lei che fa contorcere di passione, languire ed impallidire d’amore la città”: Parthenope mostrerà ancora una volta il suo meraviglioso volto, unendosi indissolubilmente alla sua immortale città che sogna una notte epica per entrare assieme alla sua dea nell’Olimpo del calcio.