Juventus – Manchester City 2-0. Thiago Motta schianta Guardiola e lo condanna a cercarsi la qualificazione in una sfida ad esclusione con il Paris Saint Germain. Al netto dei meriti innegabili dei bianconeri, appare evidente come i Campioni d’Inghilterra siano ancora nel tunnel della crisi.
Una vittoria, quella bianconera, che sorprende sino a un certo punto. La Juventus ha affrontato i citizens come chi li ha preceduti ed è uscito indenne o vittorioso dalla sfida: non si è fatta schiacciare, ha difeso con grande applicazione nella prima parte di gara lasciando il controllo di palla, poi hanno sfruttato il cronometro che, come sempre, ha ingigantito i difetti di una squadra che non regge i 90’, si allunga, si allarga, lascia spazi. I centrocampisti non coprono, la linea difensiva, costretta ad affrontare gli avversati a campo aperto, non regge l’urto e spesso subisce il gol anche in superiorità numerica, come successo con Vlahovic. L’assenza di Rodri, a questo punto, seppur pesantissima, non può essere considerata sufficiente a rendere irriconoscibile una squadra che ha perso identità e meccanismi di gioco.
Il City è affrontato con maggiore coraggio perché gli avversari hanno la consapevolezza di poterlo battere. Anche perché una squadra che fino a pochi mesi fa era praticamente inaffrontabile si è impantanata. Ha un gioco lento e prevedibile e nessun calciatore in grado di cambiare lo spartito. Haaland non riesce a ricevere un pallone giocabile. Senza un centrocampo vivo, con calciatori in grado di creare la superiorità numerica con la giocata in verticale o il dribbling, tutto diventa prevedibile. Anche il gol subito nel momento in cui la fase difensiva continua ad essere interpretata con una certa leggerezza è un campanello d’allarme. La sensazione è che la squadra abbia perso, prima ancora della voglia di fare e la forza di provarci.
I casi sono due. O il Manchester City ha dimenticato come si gioca, o più probabilmente non ha più le gambe e il dinamismo per la proposta di gioco di Guardiola. La presenza di nove ultratrentenni è una spiegazione sufficiente per pensare alla rifondazione, anche in virtù di ciò che potrebbe accadere fuori dal campo. La grande crisi unita alla questione giudiziaria rende quasi scontata la fine di un ciclo. Difficile pensare a una ripartenza con questa rosa, quasi impossibile. Guardiola, per sua stessa ammissione, non sta negoziando alcun contratto con chi è in scadenza o ha voglia di cambiare aria. E inevitabilmente questa atmosfera da liberi tutti si ripercuote sull’unità di intenti. Questo gruppo sta vivendo un lungo addio. Forse sarebbe stato meglio lasciarsi prima.
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