Il Guardiola e il Manchester City si sono infilati dentro il tunnel di una crisi che appare senza fine. Cinque sconfitte di fila. Tre in Premier League. Un distacco di otto punti dalla capolista. I numeri sono impietosi e lasciano in eredità la sensazione che i valori, in Premier League, siano cambiati.
Guardiola, non è la solita crisi di mezza stagione
Il City, storicamente, ha sempre balbettato durante la mezza stagione. Questo autunno però si è rivelato molto più di un inverno anticipato. A – 8 dalla vetta. Un distacco che questa volta sembra incolmabile perché Guardiola non sta trovando le risorse necessarie per invertire la rotta. È vero che in mezzo a una serie di infortuni e stanchezza generale, ha perso il perno del centrocampo nonché vincitore del Pallone d’Oro Rodri, ma è altrettanto innegabile che la squadra abbia perso fiducia e riferimenti. Questione, come sempre, di equilibri. Le squadre di Guardiola sono sempre state molto sensibili nella gestione dei palloni giocati alle spalle. Inevitabile, specialmente giocando con una linea così alta. E non è un caso che tutti i gol arrivino sempre allo stesso modo, transizioni partendo dalla propria metà campo sfruttando un passaggio sbagliato.
L’assenza di Rodri è solo la punta dell’iceberg
L’assenza di Rodri si sente, ma non è l’unico problema, piuttosto è la punta dell’iceberg. Lo spagnolo è il migliore interprete al mondo del ruolo di proteggere lo spazio davanti alla linea difensiva e sarebbe quasi impossibile non sentirne la mancanza, ma il rendimento del City è figlio del calcio moltiplicativo di Guardiola, un impianto legato alla qualità dei singoli inserita in un contesto generale. Chi gioca bene migliora quelli che gli stanno intorno, mentre chi non riesce a interpretare lo spartito tattico trascina gli altri verso il basso. In sintesi: i problemi generano problemi, complice anche una età media abbastanza alta. Walker, Gundogan, De Bruyne e Bernardo Silva iniziano a sentire il peso di età e chilometri percorsi. Foden e Stones non hanno mai ritrovato la condizione ideale da quando sono tornati dopo gli Europei.
Prospettive: una stagione nata male ma c’è futuro
Al netto della crisi, le prospettive del City non sono cupe: la stagione è nata male ma è ancora recuperabile. In primis, perché questa squadra ha le qualità per infilare, e non sarebbe la prima volta, una serie impressionante di vittorie consecutive. E poi ci sono le coppe. La squadra di Guardiola potrebbe trasformarsi in una mina vagante: può affondare qualsiasi avversario ed è difficilmente superabile nell’arco dei 180’. E comunque c’è futuro: Guardiola avrebbe potuto essere licenziato, invece ha prolungato il contratto con il City. Evidentemente il club si vuole affidare al suo tecnico per ricostruire una squadra che ha bisogno, al netto dei risultati che otterrà, di essere rinnovata. L’unico vero interrogativo è legato a Guardiola: lecito chiedersi se uno dei più grandi allenatori di sempre sia anche un manager tout court, complice l’addio di Begiristain. Fra i tanti dubbi, due certezze: sarà una Premier meno scontata del solito e Jurgen Klopp starà cominciando a chiedersi se non se ne sia andato troppo presto.