In un’intervista a El Mundo, Capello elogia la carriera di Guardiola, ma denuncia la sua arroganza, che ha danneggiato il calcio italiano. “Tutti lo imitano, ma il calcio ha bisogno di cambiare”
Pep Guardiola è un nome che evoca grandezza, ma anche un’inquietante dose di arroganza. È questo il verdetto inappellabile di Fabio Capello, un allenatore di successo che non ha paura di esprimere le sue opinioni. In un’intervista a El Mundo, Capello ha criticato il modo di gestire le partite del tecnico spagnolo, sollevando interrogativi sulla sua filosofia di gioco. Ma quali sono le ragioni di questo astio?
Capello ricorda un episodio dei tempi in cui allenava la Roma e Guardiola era un suo giocatore. Questo momento mette in luce il carattere di entrambi: “Un giorno venne a spiegarmi come avrei dovuto svolgere il mio lavoro e io gli risposi: “Vai a correre, ne parliamo più tardi”. Questa affermazione non solo evidenzia il disprezzo per la presunta superiorità di Guardiola, ma anche la determinazione di Capello nel mantenere la sua autorità.
Guardiola ha rivoluzionato il calcio, specialmente durante la sua era al Barcellona, paragonabile solo ai cambiamenti portati da Johan Cruijff e Arrigo Sacchi. Tuttavia, Capello è chiaro: “Ha fatto cose meravigliose, ma la sua arroganza gli è costata diverse Champions League”. Questa critica invita a riflettere su come un allenatore così talentuoso possa perdere in partite decisive.
La questione va oltre le vittorie e le sconfitte. Capello denuncia un danno ben più grande: “Ha causato danni enormi al calcio”. Negli ultimi dieci anni, molti allenatori hanno tentato di imitare il suo stile di gioco, portando a un appiattimento delle idee e a una monotonia insopportabile.
Fortunatamente, Capello vede segnali di cambiamento. “Ora il calcio sta cambiando, anche la Spagna ha cambiato le cose vincendo l’ultimo Europeo giocando con più velocità”. Questo rappresenta una ventata di freschezza, un ritorno a un calcio che emoziona e coinvolge.
La domanda che sorge è: sarà possibile dimenticare l’eredità di Guardiola, o il suo stile di gioco continuerà a influenzare le nuove generazioni di allenatori? In un’epoca in cui il calcio deve affrontare sfide sempre più impegnative, la riflessione di Capello è un richiamo a tornare ai valori fondamentali dello sport. È un invito a riflettere su cosa significhi davvero “giocare bene” e su come l’arroganza possa spesso diventare un boomerang. La vera sfida per il calcio del futuro sarà quella di trovare un equilibrio tra innovazione e tradizione, senza cadere nel baratro dell’ovvietà.
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