Al fischio finale di Iglesias Villanueva la sensazione era quella di assistere a uno dei momenti di grande cambiamento della storia dell’Atlético Madrid: l’epopea di Simeone che giunge a una svolta per una squadra che non sarà mai più la stessa.
Dopo l’addio di Gabi di un anno fa lasciano anche Juanfran, Godín e Griezmann, gli altri grandi simboli della sua rivoluzione. Ma se per l’ex capitano i tempi erano ormai arrivati, per il veterano e i due grandi amici la partenza rappresenta una vera pugnalata al cuore dei tifosi.
Innamorati reciprocamente ancora, ma non più complici come prima. Godín chiuderà la carriera altrove, partendo dall’Inter come rilancio della sua avventura; Griezmann aspetta una grande piazza, quella che gli possa dare finalmente il suo primo campionato vinto in carriera, o magari chissà anche la Champions League che lui ha sfiorato a Milano nel 2016. Juanfran, che invece a Milano ha sbagliato il rigore decisivo, è stato omaggiato da Koke e Godín che gli hanno concesso la fascia da capitano ribaltando per questa occasione le gerarchie.
Godín, Juanfran e Griezmann sono già leggende dell’Atlético Madrid ancor prima di ritirarsi: uno ha segnato le pagine più belle da protagonista pur facendo il difensore, con due gol di testa che sono valsi un campionato e quasi una Champions. Nel post di quella sciagurata finale di Madrid però il protagonista è stato soprattutto l’altro, quello che ha fatto avere alla capitale spagnola anche un altro 7 degno di rivaleggiare con Cristiano fino al suo passaggio alla Juventus. In mezzo c’è sempre stato anche Juanfran, uno così attaccato alla squadra che i tifosi hanno comprato in massa la sua maglia anche dopo l’errore dal dischetto a San Siro.
Il carisma in difesa, il talento in attacco: un leader e due fenomeni agli estremi del campo per far rimanere l’Atlético lì a stretto contatto con Barcellona e Real Madrid come non accadeva da tanti anni. Finisce tutto così, con un’ultima pagina strappata da un libro di soddisfazioni e anche successi: Griezmann ad esempio era uno che non riusciva a portare titoli in bacheca e che invece nel 2018 con la maglia dei Colchoneros ha sbloccato il suo palmarès in Europa League prima di fare il pieno con Mondiale e Supercoppa.
Sarà difficile immaginare un Atlético senza loro tre, ritrovare il DNA di una squadra così simbolica in questi anni e così a ridosso delle due grandi di Spagna. Uno dopo l’altro vanno via i pezzi migliori, tra conferenza strappalacrime e annunci sofferti che gettano l’imposizione di dover ricostruire tutto.
Lo sguardo al futuro l’ha dato proprio l’ultima giornata, quella del saluto definitivo: perché non hanno segnato loro, ma chi dovrà rappresentarli dalla prossima stagione. Rodri Hernández, l’erede segnato di Gabi che rinuncerà all’europeo Under 21 per far parte in pianta stabile della nazionale maggiore, e quel Sergio Camello che rappresenta a tutti gli effetti lo sguardo al futuro dell’Atleti. Si tratta del primo calciatore nato nel nuovo secolo a segnare con la maglia rojiblanca, capace di scrivere questo record proprio nel pomeriggio dell’addio di Griezmann.
Ora è tutto nelle mani di Simeone, rimasto quasi da solo assieme ai suoi scudieri Giménez, Koke e Saúl a scrutare la nuova era colchonera, cominciata dalle lacrime dell’addio di due autentiche leggende del club.