Ci sono qualificazioni e qualificazioni, quella del Gremio è sicuramente una che lascia il segno. Perché nel percorso verso la finale di Copa Libertadores, la prima di sempre a giocarsi in partita unica, gli ostacoli sono davvero seri, soprattutto se come nel caso dell’Imortal Tricolor da affrontare ci sono tanti ‘vicini di casa’.
Il Palmeiras era uno di questi: dal Brasileirão alla Copa Libertadores, sfida nella sfida. Uno degli avversari più complicati da affrontare, figuriamoci da rimontare. Perché il Verdão era riuscito a mettere tutto nella direzione giusta, con vittoria per 1-0 in trasferta e vantaggio ancora per 1-0 al ritorno, costringendo così il Gremio a dover segnare due gol fuori casa per passare.
Ed è lì che è uscita la grandezza della squadra di Renato: ottimo collettivo, gruppo collaudato, singoli d’eccellenza. Tutti ingredienti per poter inscenare un recupero del genere: sono servite le qualità di una squadra ormai consolidata da anni e i guizzi di un talento senza eguali come quello di Everton Soares, sempre più trascinatore. La Cebolinha negli anni è cresciuto in maniera incredibile, con una leadership tecnica che tradisce quell’espressione ancora da bambino. La squadra se l’è presa sulle spalle a modo suo, segnando il gol dell’1-1 e propiziando la rete del sorpasso, quella che è valsa anche la qualificazione. Nota di merito per un calciatore che nel 2019 è stato anche capocannoniere della Copa América con il Brasile e che sembra avere tutto per tentare il passaggio in Europa.
Ma per portare Everton a segnare quei gol è servita anche la stabilità mentale di un Gremio capace di rimanere in partita anche quando aveva tutto contro: il risultato, lo stadio, le prospettive. Ecco perché una qualificazione così dà enorme credito alla candidatura tricolor per questa Copa Libertadores: c’è ancora una brasiliana, il Flamengo, da affrontare prima di arrivare a Santiago per tentare di replicare il grandissimo traguardo raggiunto nel 2017.
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