La Grecia sta attraversando un difficile momento calcistico, oltre ai gravi problemi politici. La nazionale ellenica non parteciperà ad Euro 2016 dopo essere giunta ultima in un girone di qualificazione assolutamente abbordabile. Tanti i problemi sia di uomini che di gioco: Ranieri ha provato a trasmettere le sue idee, ma la sua avventura nella penisola si è rilevata tutt’altro che semplice. La successiva sostituzione con Markarian non ha cambiato minimamente le cose. Analizziamo la discesa di questa nazionale…
LA CRISI DELLA GRECIA
La Grecia, dopo il successo all’europeo 2004 in Portogallo, è sparita un po’ dai radar delle nazionali più forti in soli 10 anni. L’esplosione di realtà come il Belgio, la Bosnia, l’Islanda e l’Irlanda del Nord hanno offuscato i guerrieri ellenici che non hanno avuto la forza di qualificarsi ad Euro 2016 in un girone del tutto alla loro portata. L’avventura inizia con Ranieri come guida, incaricato, dopo diversi fallimenti, di condurre la Grecia all’europeo. Il girone è abbordabile: Irlanda del Nord, Romania, Ungheria, Far Oer e Finlandia. Proprio contro gli scandinavi, il tecnico italiano riesce a raccimolare un punto in 3 gare perdendo contro Romania e Irlanda del Nord. La fragilità difensiva e le poche idee offensive preoccupano non poco l’allenatore ex Roma, che stravolge le convocazioni richiamando giocatori giovani e di prospettiva. Manolas, Torosidis, Holebas, Karnezis, Moras, Kone e Mitroglou non riescono a invertire il trand negativo e ricevono un’umiliante sconfitta per 1-0, in casa, dalle modeste isole Far Oer. Il ko è la goccia che fa traboccare il vaso e fa saltare Ranieri, esonerato e costretto a mollare. Il successore è Sergio Markarian ex allenatore di Perù, Paraguay e Panathinaikos. La ventata di aria fresca non modifica i risultati che rimangono disastrosi fino alla fine. Le Far Oer si impongono nuovamente per 2-1 anche al ritorno, totalizzando gli unici 6 punti nel girone. L’unico successo della Grecia sarà per 4-3 nell’ultima gara del gruppo, inutile per evitare l’ultimo posto. I numeri sono impietosi: 1 vittoria, 3 pareggi e 6 sconfitte per 7 gol effettuati e 14 subiti. Un vero disastro dal quale ripartire per ricostruire un gruppo e una nazionale vincente.
I PRIMI SEGNALI DI RIPRESA
La Grecia, colpita anche dalla crisi politica, dopo aver abbandonato il sogno di disputare l’europeo ha iniziato immediatamente i lavori di ricostruzione per non fallire la possibile qualificazione ai prossimi mondiali. La rosa è stata bilanciata con giovani di prospettiva e vecchie glorie pronti a chiudere al meglio la carriera e con il difficile compito di guidare i talenti. La maggior parte della formazione ha disputato campionati europei, importantissimo per aumentare esperienza e valore della nazionale. Un piccolo passo avanti è stato già fatto: nell’amichevole del 24 marzo, i greci si sono imposti per 2-1 contro il Montenegro con le reti di Tzavellas e Karelis. I due giovani hanno dimostrato che la Grecia è viva e ha tutta la voglia di rinascere. La “prova del nove” verrà fornita dall’incontro del 29 marzo contro l’Islanda, fresca sorpresa di Euro 2016. Un’altra vittoria non solo risolleverebbe il morale di una nazionale a pezzi, ma darebbe ottimi spunti su cui lavorare serenamente in futuro. La difesa è il punto più dolente: troppe reti e organizzazione non perfetta. Manolas ha le chiavi in mano del reparto, sarà anche suo il compito di guidare i compagni verso una solidità che permetterà a Karnezis di poter dormire sogni relativamente tranquilli. L’attacco ha bisogno di un grande finalizzatore: Mitroglou ha dimostrato in patria (e ora in Portogallo) di saper centrare la porta, ma da solo può ben poco. Serve una squadra che giochi su di lui garantendogli un apporto di palloni costanti e precisi.
Ritrovare il giusto equilibrio è la chiave per risollevare una nazionale che non può permettersi di restare nell’anonimato calcistico, non solo in Europa ma anche nel mondo.