La FIGC si dota di un nuovo statuto. La riforma presentata dal presidente Gabriele Gravina è stata approvata con una larghissima maggioranza: l’81,5% dei votanti ha detto sì alla riorganizzazione dei pesi percentuali all’interno degli organi federali e al nuovo ruolo per l’Associazione Italiana Arbitri.
La prima novità che balza agli occhi del nuovo statuto è legata ai “pesi percentuali” e al numero dei consiglieri. La Serie A passa da tre a quattro e balza dal 12% al 18% di peso nella elezione del presidente federale. La Serie B passa da 1 a 2 consiglieri e guadagna un punto percentuale (6%). Si sacrifica la serie C che passa da 3 a 2 consiglieri e perde cinque punti assestandosi al 12%. In cambio, il presidente Marani ha chiesto garanzie per i vivai e attenzione per i giovani. Resta da capire se sarà accontentato. Invariata la posizione della Lega Nazionale Dilettanti che, essendo quella con il maggiore bacino di utenti e praticanti, non è il motore economico ma la base su cui contare per essere eletti: 6 consiglieri e 34% di peso nella elezione del Presidente FIGC. Insomma, chi ha l’appoggio della LND ha ottime possibilità di essere eletto con o senza il benestare della A. Rimane invariato il ruolo degli allenatori (2 consiglieri e 10%) e dei calciatori (4 consiglieri e 20%).
La vera novità è legata all’associazione italiana arbitri che di fatto sparisce in termini di peso e percentuale dal Consiglio Federale. Acquisisce, tuttavia, indipendenza a livello gestionale e tecnica. Si parte da un presupposto semplice. Partendo dal principio di terzietà ed imparzialità, gli arbitri non possono decidere il destino delle Leghe dove arbitrano. La lega arbitrale avrà dunque, nel rispetto delle norme federali sebbene non più sotto il controllo preventivo e consuntivo della FIGC, la possibilità di autodeterminarsi sia dal punto di vista normativo sia per la ricerca di nuove risorse da investire nel settore.
La Serie A porta a casa una autonomia rafforzata e un passaggio da 3 a 4 consiglieri e un peso del 18%. Bicchiere mezzo pieno, per il presidente Casini che non a caso ha parlato di occasione mancata. Al netto delle dichiarazioni, la massima serie è uscita solo numericamente rafforzata ma conserva, al suo interno, profonde divisioni. I numeri parlano chiaro: è una Serie A delusa nel suo presidente e spaccata fra i suoi delegati. Solo in otto hanno votato contro e dodici invece si sono astenuti. C’è una bella differenza fra dire “no” e astenersi, ma il presidente della Lega A Casini non ritiene sia importante. Claudio Lotito, uno dei delegati più influenti, si è affrettato a spiegare che l’importante è non aver votato a favore restando uniti e compatti nel fronte del “no”, ma al netto della forma, la sostanza è che all’interno della massima serie vi è una profonda spaccatura. Anche perché le liste degli astenuti e quella dei no restano invariate da mesi.
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