In Svezia è stato il segreto di Pulcinella. Fuori dai confini scandinavi, però, è stato un rumor che ora ha trovato la sua conferma: al termine del Mondiale estivo in Russia, Andreas Granqvist farà ritorno in patria. Suscita però curiosità il fatto che non abbia scelto una meta rinomata, bensì una piazza che all’ex Genoa sta particolarmente a cuore: Helsingborgs IF, dunque Superettan, la Serie B svedese. Ed è per questo motivo che il giardiniere del Krasnodar, salutandolo prima del pari (1-1) in casa contro il Rubin Kazan, ha realizzato sul terreno di gioco dello Stadio Krasnodar un bellissimo omaggio al numero 6. La squadra del difensore scandinavo era in vantaggio fino all’87’, quando è arrivato il pari di Azmoun, ma la festa era già cominciata prima dell’inizio della sfida.
Era l’estate 2013 quando Granqvist lasciava Genova, il Genoa, il Luigi Ferraris, il Bisagno, la Lanterna, l’Ikea e l’Italia per un ulteriore salto in avanti nella sua carriera: la Russia. Lo svedese, con un passato già in Olanda al Groningen, si trovava dunque a cimentarsi con la Prem’er Liga e con un nuovo ambiente freddo come le temperature che l’hanno accompagnato nella sua giovinezza. Krasnodar oggi vanta pure Viktor Claesson, ma quando Andreas mise per la prima volta piede nella Russia europea meridionale non v’erano precursori che gli aprissero la strada. Dovette ricominciare da zero, confrontarsi con un nuovo calcio, con una nuova lingua: l’ambientamento richiedette un po’ di tempo, ma lui e il bielorusso Martynovich sarebbero di lì a poco diventati un formidabile duetto difensivo. Dall’oggi 30enne, divenuto capitano nel 2015 sostituendo Kalachev, Granqvist ha ulteriormente migliorato il suo bagaglio tecnico ed è ben presto diventato il leader della sua squadra.
“Quando ho sentito per la prima volta che il Krasnodar era interessato a me, ho pensato, ‘Dove sono finito?’, non avevo idea del calcio in Russia. Da quando sono qui, abbiamo raggiunto le prime tre posizioni della classifica per la prima volta nella sua storia e giochiamo regolarmente in Europa, oltre ad avere un nuovo stadio. Sono molto orgoglioso che la squadra abbia scelto me, uno straniero, come capitano”. Il 12 aprile 2014, sebbene il suo club avesse perso 4-1 contro lo Zenit, Granqvist vestiva la fascia di capitano al braccio per la prima volta. Per quattro anni, 8 mesi e 27 giorni, Andreas ha mantenuto su di sé la nomea di leader del Krasnodar, e una volta conclusasi l’era Ibrahimović ha ricevuto la fascia pure della nazionale svedese.
Dopo 133 gare in Russia “Granen“, com’è soprannominato in Svezia, ha concluso la sua esperienza e a 33 anni farà ritorno nella sua Helsingborg. Già tra 2004 e 2007, oltre a una parentesi di sei mesi nel 2008 dopo un pressoché infruttuoso prestito al Wigan in Inghilterra, Granqvist aveva militato nei rossoblù. La scelta di Andreas è stata una scelta di cuore, dato che ha rifiutato 40 milioni di corone svedesi dal suo ormai ex club per continuare a giocare fino al 2020 in Russia e pure il PAOK dalla Grecia avrebbe manifestato più di un interesse nei confronti del difensore. Malgrado questi possibili ostacoli, la volontà del calciatore è andata in un unico senso. C’è già stata la conferenza stampa, il 28 gennaio, quando lo stesso Granqvist ammetteva: “E’ bello tornare a casa, sono stato via per molto tempo, ma sono cresciuto qui e voglio tornarci. Non lo faccio per i soldi, sennò sarei rimasto a Krasnodar”.
Il contratto che firmerà Granqvist ha la durata di sei anni e mezzo, di cui gli iniziali tre e mezzo come calciatore e gli altri nel ruolo di direttore sportivo. Dalla dirigenza dell’HIF, Mats-Ola Schulze e il tecnico Peo Ljung hanno fatto sapere come sia un innesto di primo piano, perché nato e cresciuto a Helsingborg ma con esperienza internazionale. L’unico aspetto su cui manca chiarezza è la nazionale, visto che Andreas potrebbe lasciare al termine di Russia 2018 ma non vi sono ancora conferme né smentite. Ci sarà tempo, però. In ogni caso, la priorità andava posta sul ritorno a casa, a Helsingborg.
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