La Copa América del 2015 è stato un torneo ricco di emozioni e grandi giocate e che ha portato le due favorite all’ultimo atto. L‘Argentina veniva dalla grande delusione del Mondiale in Brasile sfumato solo nei supplementari della finale con la Germania e voleva riscatto nella massima competizione sudamericana. A voler rovinare i piani dell’Albiceleste c’era il Cile padrone di casa, forte di un’importante generazione e voglioso di portare il primo trofeo della sua storia in bacheca.
La Roja aveva avuto il suo momento di gloria nel Mondiale casalingo del 1962 quando grazie alle giocate di Leonel Sánchez e a una squadra compatta e battagliera era riuscita a chiudere con uno storico terzo posto, fermato solo in semifinale dal grande Brasile di Garrincha. Da allora in poi solo tante delusioni e un paio di secondi posti in Copa América nel 1979 e nel 1987 e l’amaro destino di essere soli con Venezuela ed Ecuador senza trionfi internazionali in Sud America. Guidati dall’argentino Jorge Sampaoli, il Cile si impostò con un solida difesa a tre con Gary Medel libero dietro a Marcelo Díaz e Francisco Silva. Il centrocampo era governato da Arturo Vidal e Valdivia faceva da ispiratore alle punte Edu Vargas e Alexis Sánchez.
La competizione iniziò con qualche difficoltà con il calorosissimo pubblico di Santiago che sembrò spaventare la nazionale di casa. Contro l’Ecuador i gol di Vidal e Vargas arrivarono solo nella ripresa e contro un Messico molto rimaneggiato ne uscì una partita spettacolare, ma terminata sul 3-3. A dare il primo posto nel girone ci pensò l’ultima gara contro la Bolivia e il 5-0 inferto alla Verde diede grande slancio e fiducia.
Ai quarti di finale si sarebbe dovuto affrontare una terza e nessuno pensava che l’Uruguay avrebbe potuto essere una di quelle. La Celeste ottenne solo quattro punti dal proprio girone iniziale e rischiò seriamente di uscire al primo turno e per il Cile sarebbe stato subito uno scontro da dentro o fuori da brividi. La partita fu molto combattuta ed equilibrata ma a sbilanciare la sfida ci pensò l’arbitro brasiliano Ricci che espulse severamente Cavani per un contatto con Jara. L’uomo della Provvidenza fu l’ex juventino Isla che infilò Muslera a pochi minuti dalla fine e l’1-0 bastò per andare avanti.
In semifinale la partita venne giocata con il Perù rivelazione del torneo il mattatore della sfida fu Edu Vargas che realizzò una grande doppietta e rese così inutile lo sfortunato autogol di Medel. Il 4 luglio 2015 tutto il Sud America si fermò per assistere alla sua grande finale tra Cile e Argentina. La sfida prevedeva anche lo scontro tra i due ex compagni di squadra al Barcellona Lionel Messi e Alexis Sánchez e questa volta a prendersi le luci della ribalta fu El Niño Maravilla. La tensione si tagliava col coltello e lo 0-0 non riuscì a schiodarsi per tutti i centoventi minuti e i rigori divennero inevitabili. Fernàndez segnò per la Roja e Messi pareggiò i conti subito per l’Albiceleste. Lo specialista Vidal non sbagliò e Higuain sparò alle stelle il suo rigore dando così il primo vantaggio cileno. Aránguiz non fallì e Banega calciò malissimo facendosi parare il tiro da capitan Claudio Bravo. La storia di una nazionale era dunque tutta sul destro del suo uomo migliore e con uno scavetto probabilmente uscito a metà fu Alexis Sánchez a battere Romero per il quarto e decisivo rigore che permise al Cile di alzare il primo trofeo della sua storia.
Un anno dopo il trionfo verrà bissato in situazioni simili quando furono ancora i rigori a portare il secondo titolo al Cile nell’anno del Centenario della Copa e la vittima fu ancora una volta la maledetta Argentina che continuò a rimanere senza vittorie internazionali dal 1993.
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