Didier Drogba è stato con George Weah e Samuel Eto’o il più grande giocatore africano di tutti i tempi. Un centravanti completo, capace di segnare in tutti i modi e di lavorare per la squadra. Al Chelsea trovò la sua realtà e diventò una leggenda del club, ma la stagione che resterà per sempre più impressa nella storia fu quella 2011-12.
Un’annata iniziata in maniera sfortunata con l’ivoriano che ebbe vari fastidi muscolari e che dovette quindi saltare la prima parte di Premier. Inoltre con André Villas Boas in panchina non tutto stava proseguendo per il meglio. Considerato l’erede designato di Mourinho iniziò a inanellare una serie di fallimenti e risultati negativi e dopo l’ottavo di finale d’andata perso malamente per 3-1 al San Paolo contro il Napoli venne esonerato e sostituito da Roberto Di Matteo. Da qui iniziò la cavalcata più esaltante di sempre per una qualsiasi squadra di Londra e Drogba ne fu il principale artefice. Fu infatti proprio l’ex Marsiglia suonare la carica a Stamford Bridge contro gli Azzurri, dopo che erano stati i partenopei a iniziare meglio la partita, e con una fantastica rotazione di testa trafisse De Sanctis per l’1-0. La contesa si portò fino ai tempi supplementari e fu di Ivanović il punto del 4-1 e della qualificazione. Ci fu da soffrire più del previsto anche nel quarto di finale contro il Benfica, ma alla fine arrivò la qualificazione che portò alla semifinale contro il Barcellona.
Una riedizione dunque della tragica partita di tre anni prima dove Drogba fu tra quelli che più di tutti non aveva mandato giù l’arbitraggio del norvegese Øvrebø. L’eliminazione era dunque una ferita ancora aperta e che andava vendicata e l’ivoriano fu il mattatore dell’andata. Da una bella azione di contropiede fu del numero undici la stoccata decisiva per battere Víctor Valdés e portare il Chelsea al Camp Nou con un prezioso 1-0. In Catalogna però sembrava tutto perso già nel primo tempo perché le reti di Busquets e Iniesta avevano già ribaltato la situazione. Ramires però riuscì a riportare la qualificazione dalla parte Blues e uno dei rarissimi rigori sbagliati da Messi aprì le porte della finalissima grazie anche al contropiede realizzato da Fernando Torres.
I londinesi erano in finale di Champions League per la seconda volta nella loro storia, ma prima di questa c’era anche l’ultimo atto della FA Cup. In una grande classica contro il Liverpool furono gli uomini di Di Matteo a spuntarla per 2-1 e la firma decisiva la mise sempre lui: Didier Drogba. Il preciso sinistro all’angolino trafisse Reina, ma il meglio doveva ancora venire. Nella finale di Mosca del 2008, una sua espulsione lasciò la squadra in dieci e il campione africano sapeva che doveva riscattarsi.
L’ultimo atto sarebbe stato contro il Bayern e la sfida si giocò proprio all’Allianz Arena di Monaco di Baviera. Era tutto pronto per la festa bavarese e il dominio dei tedeschi fu netto per tutta la partita. A sette minuti dal termine Thomas Müller trovò lo spazio giusto per battere Čech e il sogno del Chelsea sembrò nuovamente svanire. Ma Drogba non si era ancora dato per vinto e con un imperioso stacco di testa diede una vera frustata alla palla che piegò le mani a Neuer prolungando così la sfida ai supplementari. Čech divenne il salvatore della patria quando sventò un calcio di rigore di Robben riuscendo a portare la sfida alla lotteria finale dagli undici metri. Gli inglesi partirono male con l’errore di Mata e dopo tre tiri a testa il Bayern era avanti per 3-2. Olić però riequilibrò la situazione e Schweinsteiger allungò troppo il piatto destro colpendo il palo e ora tutto era nelle mani dell’ivoriano. Il campione avrebbe lasciato il Chelsea per andare in Cina e quello sarebbe stato il suo ultimo pallone calciato per i Blues. La finta riuscì perfettamente, Neuer venne spiazzato e Drogba scoppiò in lacrime di gioia perché dopo otto lunghissimi anni era riuscito a portare il Chelsea in cima all’Europa.
Ritornò due anni dopo dalle parti di Stamford Bridge per rivincere un’ultima Premier, ma nel 2012 passò da campione a leggenda immortale del calcio.
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