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Giovedì nefasto, per Olympiakos e Paok: pari e sconfitta casalinghi, Stoccolma si allontana

Non una grande serata, ieri, per le squadre greche impegnate in Europa League. Abbastanza deludente la prova dell’Olympiakos, che pur ridotto in dieci, ha saputo tener testa al Karaiskakis ad un Osmanlispor che non ha approfittato dell’uomo in più: lo 0-0 maturato ad Atene apre qualsiasi possibilità al match di ritorno. E se di buono c’è che almeno la squadra turca non ha segnato in quel del Pireo, è ora fondamentale che Cardozo e compagni si presentino ad Ankara col giusto piglio specie in avanti. Segnare, e possibilmente vincere, sarà fondamentale, ma a Paulo Bento potrebbe anche andar bene un pareggio con gol. Sarà durissima invece per il Paok, che ha ceduto in casa allo Shalke per 0-3. E oltre all’evidente differenza tecnica tra le due società, c’è da dire che la trasferta a Gelsenkirchen rischia di essere inutile, o peggio, di veder affondare l’undici di Vladimir Ivić con un’imbarcata: quando alle tre reti subite, poi, bisogna imputarne almeno due (quelle arrivate negli ultimi 10′, all’82’ di Meyer, al 90′ di Huntelaar) ad un vistolo calo psicologico. L’attenzione difensiva di Malezas e colleghi è improvvisamente crollata: ora, al ritorno, servirà un’altamente improbabile prova perfetta. Fermo restando, comunque, che il divario tra Knappen e bianconeri si è vista.

Diogo Figueiras e Cissokho sugli esterni, Bruno Viana e Botía in mezzo davanti a Leali, poi cerniera di centrocampo formata da André Martins e Retsos, con il trio Androutsos-Fortounis-Sebá subito dietro ad Óscar Cardozo. Questo l’undici messo in campo da Paulo Bento: 4-2-3-1 classico, contro il modulo speculare schierato da Akçay. Ospiti con Regattin, Ndiaye e Delarge a supporto di Bifouma. Parte bene l’Olympiakos che sfiora un paio di volte il vantaggio (punizione di Retsos, ma anche due pericolosi inserimenti di Botía in area turca), poi la partita si incattivisce e nel giro di poco tempo finiscono sul taccuino di Buquet Diogo Figueiras, Retsos e Luiz Carlos. Ci prova l’altro mediano di casa, il portoghese André Martins, prima che l’Osmanlispor si svegli con un tiro-cross di Regattin. Ndiaye e Fortounis si guadagnano l’ammonizione, poi negli ultimi minuti del primo tempo la partita si accende: sempre Botía sfodera il destro trovando la deviazione in corner di Karčemarskas, poi chiamato in causa anche da Cardozo, mentre in contropiede è Ndiaye che da distanza ravvicinata mette alla prova i riflessi di Leali. Rientrati in campo, la partita non si sblocca: l’Olympiakos attacca ma non spinge sull’acceleratore, i Leoparlar difendono in modo ordinato chiudendo le linee di passaggio agli avversari. Sempre Retsos si rende protagonista di conclusioni da lontano,  poi una serie di ammonizioni (Tiago Pinto, Çürüksu e Botía) precede prima un gran tiro di Cardozo, poi il watershed della partita: Paulo Bento rileva Fortounis con Manthatis, mentre un minuto dopo finisce la partita di Bruno Viana, quando il numero 36 si rende protagonista di un fallo di reazione e vede sventolarsi in faccia un rosso diretto. Il clima si fa incandescente: Romao entra al posto di Cardozo per rimpolpare il centrocampo, Rusescu rileva Delarge, l’Osmanlispor avanza il proprio baricentro, e sembra voler approfittare della superiorità numerica quando Leali respinge un’insidiosa conclusione di Ndiaye. Poi, però, saranno sempre i padroni di casa a cercare attivamente il gol: da segnalare, oltre agli ingressi di Ansarifard (out André Martins, Olympiakos a trazione anteriore) e Adam Maher (al posto di Luiz Carlos, cambio conservativo per Akçay), anche una dubbia caduta di Cissokho nell’area dei Leopardi che avrebbe potuto esser punita col calcio di rigore. Poi più niente (eccezion fatta per qualche secondo in campo concesso a Guven, al posto di Bifouma): finisce 0-0 una partita assai tattica e ben poco spettacolare. Preoccupa molto l’atteggiamento dell’Olympiakos, mai arrembante come la squadra che puntualmente si vede in campionato: certo, l’Europa League ha il suo fascino e non bisogna sottovalutare nessuno, però in questa partita, contro questo Osmanlispor, si poteva (e doveva) osare di più. L’ingenuità di Bruno Viana ha seriamente rischiato di compromettere il match, ora ad Ankara servirà una prova di coraggio, per superare un avversario non certo irresistibile e continuare il sogno che porta a Stoccolma.

E se ad Atene non si ride, a Salonicco le cose vanno decisamente peggio. Ivić sceglie un 4-2-3-1: Glykos tra i pali, difesa con Crespo e Leovac ai lati di Malezas e Varela, poi Shakov e Cimirot nella zona mediana e Diego Biseswar dietro ad Athanasiadis supportato dalle ali Leo Matos e Mystakidis. Non sarà troppo efficace tale modulo, contro il 3-5-2 messo in campo da Markus Weinzierl, in cui trovano posto Schöpf e Kolasinac sulle fasce e Guido Burgstaller davanti con Caligiuri. Al Toumba, solo inizialmente il Paok riesce a trovare qualche sortita offensiva (palo di Matos al 5′, poi gran punizione di Biseswar con altrettanto efficace opposizione di Fahrmann). A tratti pare un 3-4-1-2 quello dei padroni di casa, con Mystakidis più vicino ad Athanasiadis ad aprire spazi e José Crespo dirottato al centro. Tuttavia, dopo l’inizio molto positivo lo Shalke prende le contromisure: Goretzka sfiora il palo, poi Burgstaller fa le prove generali per il gol che arriva al minuto 27: calcio piazzato, Naldo di testa trova l’opposizione di Glykos che però non può nulla sul tap-in dell’austriaco. Kolasinac, ancora Naldo, Burgstaller fermato solo dalla bandierina: il Paok soffre tantissimo e solo verso la fine della prima frazione, con Leo Matos, impensierisce il numero 1 ospite. Al rientro dagli spogliatoi, Weinzierlz si copre con Kehrer per Schöpf, dunque difensore centrale per trequartista, ma paradossalmente il Paok riuscirà sempre meno a tessere trame pericolose. Ivić se ne accorge e prova ad affiancare ad Athanasiadis il numero 10 Djalma Campos (fuori Mystakidis, evanescente). Nel complesso i ritmi si allentano, fino a quando Max Meyer non si mette in proprio con un tiro-cross che ha seriamente rischiato di finire tra le reti segnate in questa partita. Pedro Henrique per Biseswar con l’intento di ispirare la manovra offensiva greca, poi Konoplyanka rileva Caligiuri e all’83’ un cross dalla destra di Höwedes trova solissimo Meyer in area, che con un gran colpo di testa fa 0-2. Sono due attaccanti le ultime mosse dei due tecnici: ma se Wanda (out Athanasiadis) è la mossa della disperazione per i padroni di casa, Huntelaar per Burgstaller è un semplice aggiustamento in corsa per Weinzierl. E invece, quella che probabilmente avrebbe solo dovuto esser una standing ovation concessa al numero 19 si è rivelata la mossa decisiva: sullo scoccare del 90′, Meyer calcia verso la porta una punizione, Glykos non è impeccabile nella respinta e lo jager, “il cacciatore”, si fa trovar prontissimo sulla ribattuta. 0-3 e partita chiusa: alla Veltins-Arena servirà la prova perfetta del Paok. Oggi, poca personalità e un Athanasiadis lasciato incolpevolmente solo hanno causato squilibrio e poca pericolosità. Nel complesso, pare che i bianconeri abbiano finito di attaccare una volta che lo Shalke ha progressivamente alzato il baricentro: primi minuti a parte, solo la velocità di Leo Matos ha messo in apprensione i teutonici. Tant’è vero che poi Weinzierl ha messo una pezza dirottando Höwedes sull’esterno, inserendo Kehrer per Schöpf, e allora da qui in poi i ragazzi di Ivić hanno cominciato a sbandare. Pare già scontato che il passaggio del turno sia irrimediabilmente compromesso, ma chissà. Athanasiadis dovrà riscoprirsi attaccante di razza, Biseswar essere in giornata di grazia, la difesa sfoderare una prova perfetta e il centrocampo agire da filtro molto meglio di ieri. Solo se tutto, ma proprio tutto il meccanismo, dovesse magicamente funzionare, qualche spiraglio di possibilità si potrebbe aprire.

Matteo Albanese

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