Nel 1888 il Wolverhampton fu una delle 12 squadre fondatrici della Football League, trasformata poi più di un secolo dopo nella Premier League. La squadra rappresenta una delle città operaie del Paese e ha avuto un ruolo importante all’interno della Rivoluzione Industriale, di cui porta ancora i segni addosso con la numerosa presenza di industrie.
Ma come ha fatto a trasformarsi nella la squadra meno inglese di tutto il campionato? Sì, perché nello spogliatoio del Wolves la lingua più diffusa è quella portoghese: in totale sono 10 i lusitani, esattamente il doppio dei giocatori provenienti dal Regno Unito. Per fare un paragone nel Porto, campione in carica della Liga NOS, se ne contano appena 4. E la presenza di tutti questi portoghesi non è certamente una semplice casualità.
La svolta è avvenuta all’incirca quattro anni fa, grazie all’arrivo della nuova proprietà capitanata da Guo Guangchang, un miliardario cinese che ha deciso di rilevare il Wolverhampton per farlo tornare grande. E in effetti ci è riuscito: appena otto anni fa i lupi giocavano nella seconda serie inglese, mentre quest’anno sono riusciti ad arrivare ai quarti di Europa League, un traguardo mai raggiunto prima nella storia. Ma il nuovo presidente assieme alla squadra ha acquistato anche il 20% Gestifute, l’agenzia di proprietà di Jorge Mendes. Ed è proprio questa collaborazione ad aver dato una nuova vita ai Wolves, diventati Lobos a tutti gli effetti.
Il procuratore ha cominciato a lavorare a stretto contatto con gli inglesi, tanto da aver avuto un ruolo fondamentale per l’arrivo in panchina di Nuno Espirito Santo, suo connazionale e amico di gioventù. I primi primi portoghesi ad approdare al Wolverhampton sono stati Hélder Costa, Joao Teixeira e Ivan Cabaleiro nel 2016, seguiti negli anni successivi da alcune colonne portanti della squadra come Rúben Neves, Diogo Jota e Daniel Podence. L’ultimo in ordine di tempo (e anche il più costoso) a trasferirsi in Premier League è stato Fábio Silva, attaccante diciottenne con soltanto 21 presenze all’attivo nel Porto ma già battezzato come uno dei wonderkid d’Europa.
Non sorprende sapere quindi che soltanto negli ultimi due anni i Wolves abbiano investito circa 235 milioni di euro soltanto per calciatori provenienti dal Portogallo, una cifra esorbitante che ha permesso all’allenatore di costruirsi una spina dorsale interamente lusitana, diventata poi la vera fortuna di questa squadra nel corso delle stagioni. L’influenza di Mendes è quindi il vero segreto della squadra meno inglese d’Inghilterra che sembra aver trovato la sua bizzarra formula segreta per raggiungere grandi obiettivi.
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