Santi Gimenez si fa subito sentire con la maglia del Milan. Dopo l’assist in Coppa Italia con la Roma, entra, causa il rosso di Marianucci e segna contro l’Empoli. Impatto straordinario quello dell’attaccante messicano che prima riesce a far tornare la sfida in parità numerica causando l’espulsione del giocatore dell’Empoli e poi trova il gol che di fatto chiude il match del Castellani.
Veni, vidi, vici. Santi Gimenez si è preso il Milan e l’affetto dei tifosi rossoneri in pochissimi minuti. El Bebote, primo calciatore messicano a segnare con la maglia rossonera, al netto delle piccole pagine di storia scritte nel campionato di serie A, è esattamente quel tipo attaccante che serviva alla causa del Milan. Il ragazzo ha delle caratteristiche chiare, abbastanza definite, soprattutto profondamene differenti da quelle di Morata che è una punta di movimento e raccordo ma non un centravanti in grado di puntare porta e avversari spaccando la linea difensiva. In quel poco che si è visto, Gimenez è da Santi subito. Cerca e chiama la palla, detta il passaggio, attacca la profondità, ha potenza e tecnica, nonché l’innata capacità da centravanti vecchie maniere, ovvero reggere il contrasto, sterzare senza perdere controllo di palla, solidità e coordinazione. Alla Ibra e Giroud, tanto per non fare nomi. In 75’ un gol, un assist e l’amore incondizionato dei tifosi. Un ottimo affare sotto tutti i punti di vista anche perché strappare alla concorrenza un attaccante del genere per 35 milioni non è da poco.
Vittoria bella e convincente, in quel di Empoli, ma il calcio non dà tempo. E Sergio Conceiçao è atteso immediatamente da una sfida assai impegnativa in Olanda dove nell’andata dei play off di Champions con il Feyenoord deve far risultato e magari riuscire a far coesistere Pulisic, Joao Felix, Leao e Gimenez con la possibilità di mettere anche Reijnders. Troppo? A Empoli, con poco o nulla da perdere, complice l’inferiorità numerica ha voluto lanciare un messaggio molto chiaro alla squadra. Si gioca comunque per vincere. Al Castellani, in modo diverso, tre su quattro sono finiti sul tabellino. Resta da capire se la soluzione è proponibile contro avversari di livello superiore. Presentarsi a Rotterdam con i “fab four” in campo dal primo minuto e un modulo che per forza di cose si dovrà discostare dal “rassicurante” 4-4-2 è sfidante quanto rischioso e la sensazione è che l’equilibrio tattico sia ancora piuttosto distante. Il “De Kuip” in questo senso potrà dare le prime esaurienti risposte.
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