2 settembre 2021, al fischio finale cala il gelo sul Panasonic Stadium di Suita, il gol di Issam Al Sabhi ha appena regalato uno storico successo all’Oman e una cocente delusione al Giappone nella gara d’esordio dell’ultimo turno di qualificazioni asiatiche per Qatar 2022. Quell’inciampo di percorso divenne ancor più pesante quando nella terza giornata, dopo una vittoria di misura 1-0 in Cina, i Samurai Blue di Moriyasu vennero sconfitti dall’Arabia Saudita per 1-0. Il baratro sembrò sempre più vicino, lo spettro di Doha 1993 cominciò nuovamente ad aleggiare sulla squadra giapponese.
I jolly erano ormai esauriti, vincere tutte le successive gare, a partire dalla complessa sfida con l’Australia, oppure dire addio al mondiale di calcio dopo ben 6 partecipazioni consecutive. Al Saitama Stadium Tanaka Ao nel primo tempo e un autogol, su cross di Asano, nel finale permisero al Giappone di ottenere 3 punti pesantissimi e rimettersi in corsa per la qualificazione. Il gioco non crebbe, i successi però cominciarono ad arrivare (1-0 in Vietnam ed Oman, 2-0 in casa con Cina ed Arabia Saudita) giungendo sino alla gara odierna: un vero e proprio match point per i Samurai Blue, vincere per andare in Qatar. Quello che è accaduto è cronaca davvero recente: il Giappone ha sostanzialmente dominato la gara, ha sprecato tantissime chance sino a quando Mitoma Kaoru, entrato al minuto 84, ha siglato la doppietta che ha consegnato il biglietto per Doha agli uomini di Moriyasu.
Doha è quella città che nel 1993 vide il Giappone subire un beffardo pareggio al 92°, nell’ultima gara del girone contro l’Iraq che costò la mancata qualificazione ad USA 94 ed il crollo delle speranze calcistiche di un paese che aveva da pochissimo visto nascere la sua prima lega professionistica. In quella squadra a centrocampo c’era proprio lui, Moriyasu Hajime. Finalmente il CT potrà metter via quell’amarissimo ricordo e pensare a Doha pregustando un sapore decisamente più dolce. Ogni rosa però ha sempre qualche insidiosa spina: gioco latitante e poco propositivo ed una continua rinuncia al talento sono le spine che da buon giardiniere coach Moriyasu dovrà togliere per poter permettere a questo splendente fiore di brillare nelle notti di dicembre in Qatar.
Cosa c’è da aspettarsi da questo Giappone? Sicuramente ci sono tutte le possibilità di vedere finalmente la squadra ottenere quei tanto agognati quarti di finale, sfuggiti nel mondiale casalingo del 2002, in quello sudafricano del 2010 e in quello di Russia 2018. Il talento abbonda praticamente in tutti i ruoli: Mitoma Kaoru, Itakura Ko, Kubo Takefusa, Tomiyasu Takehiro, Hatate Reo, Ueda Ayase e perché no i giovanissimi Araki Ryotaro e Fujita Chima Joel. Per parlare di convocazioni è decisamente presto ma c’è da confidare nel fatto che il CT possa saper miscelare il talento all’esperienza, senza però convocare giocatori che sono stati grandi in passato ma che non debbano giocare solo per riconoscenza. L’obiettivo deve esser quello di remare tutti insieme verso un sogno, un sogno costruito passo dopo passo con tanta ambizione, con la voglia di imporre il proprio gioco, di rispettare ogni avversario ma sempre senza avere paura di nessuno.
Alex Silvestri