La seconda finalista della Confederations Cup è la Germania: dopo un girone superato in sordina la nazionale sperimentale di Joachim Low ha tirato fuori il meglio di sé per giustiziare un Messico voglioso ma incosciente, forte ma eccessivamente fragile.
Sulla carta c’erano i presupposti per immaginare una gara equilibrata ma quell’equilibrio è rimasto solamente una teoria visto che la partita si è sbloccata e forse chiusa immediatamente. Uno-due, schiaffi mortali con la griffe di Goretzka, il migliore della Germania in questo torneo, l’esecutore del Messico. Minuto 6 e minuto 8: il talento scuola Schalke manda al tappeto la Tricolor con due gol d’autore e mette in ripidissima salita la possibilità di arrivare ad un finale incerto.
Il Messico paga le troppe rotazioni di Osorio che decide di privarsi persino di quel Diego Reyes che aveva giocato tutte le partite fino ad ora. Curioso rinunciare ad un pilastro nel giorno della partita più importante dell’anno, inspiegabile affrontare in maniera così sbadata un torneo che per il calcio messicano poteva essere una vetrina importante.
Il Messico però è duro a morire, lo ha dimostrato più volte in questa Confederations Cup e nonostante l’inizio gara invoglierebbe ad uscire dal campo rimane in partita. Herrera prende in mano il centrocampo, Aquino torna con i suoi guizzi sulla sinistra per mettere in difficoltà l’esordiente Henrichs, bravo a spingere ma meno a difendere. Di occasioni per portare il risultato in vita all’intervallo ce ne sono diverse ma troppi errori di misura graziano un ter Stegen stranamente ispirato.
Poi nella ripresa spazio anche a Lozano, tenuto troppo in panchina in questo torneo, ma al posto di Aquino, il migliore del Tri. Osorio non convince con le sue mosse e piano piano i tentativi coraggiosi ma forse troppo disperati dei suoi si assopiscono e lasciano spazio alla fanteria tedesca in grado di colpire di nuovo, stavolta con un’azione collettiva capitalizzata da Timo Werner che riscatta un errore abbastanza insolito per lui nel primo tempo.
Il finale di gara non avrebbe nulla da raccontare ma è elettrizzante a livello agonistico: Fabian “riapre” con un gol fantastico da 30 metri, Younes rimette le cose a porto col 4-1 in contropiede.
Avanza una Germania meravigliosamente tedesca nel suo comportamento: solida, fredda, spietata. Esce invece un Messico che anche questa volta dà l’impressione di aver eseguito male ciò che aveva preparato e che con un pizzico di misura in più se la sarebbe potuta giocare meglio ed evitare un severissimo 4-1 finale.
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