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L’era del River Plate non è finita al Monumental di Lima

CI sono sconfitte che segnano un percorso e quasi sempre arrivano nei momenti più delicati. Uno di questi, forse il più tipico, è la finale di un grande torneo come la Copa Libertadores. Lo sguardo di Gallardo pietrificato al fischio finale, sperso nel vuoto e travolto dalla desolazione potrebbe essere il fotogramma perfetto per mettere un grande punto sulla migliore epoca di sempre della storia del River Plate.

Ma probabilmente non sarà così. Chiaro, il River Plate nel giro di tre minuti ha visto crollare ogni tipo di certezza e ha resuscitato vecchie etichette: era la squadra perfetta degli scontri diretti, era la squadra della grande gestione delle partite (soprattutto quelle in cui era in vantaggio), la squadra in grado di rimontare anche nelle situazioni più disperate. Era stato messo nel dimenticatoio quell’incubo del Ser Gallina, quello di chi si lascia soffiare tutto dalle mani.

E a Lima il tempo è tornato indietro. All’era pre-Gallardo, per una volta sola, ma di quelle che lasciano il segno. Perché il River ha perso come non aveva mai perso: si è fatto rimontare in tre minuti, ha sciupato un vantaggio calcistico e psicologico, ha perso il senno nel finale e non ha saputo amministrare. Un finale di partita da Gallinas, come non lo erano mai stati durante la gestione del Muñeco. Ma pochi minuti, per quanto decisivi e pesanti, non possono cancellare ciò che hanno rappresentato questi anni, e finché sarà Gallardo l’allenatore di questa squadra, è impossibile parlare di fine di un’era.

Anche perché la fine di quell’era la si è vista in tante occasioni, sia di festa che di delusione: poteva terminare dopo la prima vittoria in Libertadores o meglio ancora dopo la finale di Madrid, ma non lo ha fatto. Poteva terminare dopo l’eliminazione clamorosa col Lanús del 2017, o dopo la Recopa Argentina persa, ma Gallardo è rimasto anche lì. Conscio che nonostante abbia scritto già la storia del club, si può fare ancora qualcosa, come vincere il campionato, l’unico grande torneo che gli manca.

E non importa se qualcuno andrà via, magari già a gennaio. Gallardo ha sempre ricostruito, anno dopo anno, vittoria dopo vittoria, vedendosi portar via sempre i migliori giocatori. Alario, Driussi, il Pity Martínez e tanti altri. Il Muñeco ha sempre ricostruito qualcosa di grande con ciò che aveva: mai da favorito, sempre con la testa giusta.

Ecco perché l’era del River Plate non è finita a Lima. La grande era di questo Grande River terminerà solamente quando a lasciare non sarà un grande calciatore, ma questo leggendario allenatore. Che già dalla prossima Copa Argentina, dove è in finale contro il Central Córdoba, potrà tornare a vincere.

Simone Gamberini

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