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Curiosità, stranezze e volti noti della seconda categoria greca

Siccome già solo nominando la Σούπερ Λίγκα Ελλάδα rischio di scorgere nelle facce dei miei interlocutori un grado sufficientemente alto di smarrimento concettuale in grado di disorientare il prossimo, ecco che questo pezzo vuol essere una sfida. Una sfida per voi, ma anche per me: se la Super League vi mette infatti in condizioni di semi o totale ignoranza, incompetenza, mancanza di preparazione, che dire della Β΄ Εθνική? No, non ho premuto tasti a caso della tastiera, sto parlando della nostra Serie B ma in salsa greca. L’equivalente di Verona, Spal, Bari, Carpi, Brescia, Frosinone, Trapani ma con quel tocco di esotismo ellenico che conferisce sempre maggior interesse ad ogni cosa. Fino al 2010 era definita Beta Ethniki, poi da allora ha assunto la forma inglesizzata di Football League. Che la nuova denominazione non vi tragga in inganno: in fondo, è solo un modo per evitare ai giornalisti europei, tra cui impropriamente butto anche il sottoscritto, di cercare (o googlare) il nome scritto in caratteri greci. E allora, se state ancora leggendo questo pezzo (a proposito, complimenti), approfittatene per farvi una cultura da esibire fieramente a casa dei vostri amici. In ogni caso, vogliate bene a noi di Footbola che abbiamo a cuore la vostra informazione a 360° sul panorama calcistico estero.

Bando alle ciance. La travagliata storia di questa categoria, che nei suoi recentissimi sviluppi oscilla tra la suddivisione in due gironi (Νότιος όμιλος e Βόρειος όμιλος) e un unico campionato composto da 28 (nel 2013-14), 26 (2014-15) e 18 squadre (stagione scorsa), non conferisce minor importanza ad una competizione storica, che fa risalire i propri natali al 1953. Certo, in questa sorta di purgatorio non ci hanno mai messo piede Olympiakos, Panathinaikos o Paok, ma ciò non toglie che negli anni qualche scappatina ce l’abbiano fatta anche Panionios (attuale seconda in massima serie, è una società che deve il proprio soprannome di Ιστορικός al fatto di esser retrocessa solo in due occasioni nella sua ultracentenaria storia) o Aek (non serve scorrere i libri di storia, il δικέφαλος αετός ha passato qui l’annata 2014-15). Vi propongo ora qualche breve conticino giusto per darvi un’idea. Esiste un gap consistente con la Super League (campionato di per sé in declino), che Transfermarkt misura in poco più di 190 milioni (256,33 contro 64,78), ma trovo altrettanto interessante fare qualche valutazione in ottica italocentrica. La Serie B italiana varrebbe 317 milioni (quindi più della Σούπερ Λίγκα Ελλάδα), e perfino la nostra Lega Pro sarebbe superiore alla Football League: il Girone A è stimato a 71, il B a 74, il C 66. E anche con la matematica ho finito. Passo ora a fare un giretto tra le rose, sperando di incuriosirvi e farvi magari tornare in mente qualche giocatore di cui avrete già sentito parlare.

Primo in classifica, l’Apollon Smyrnis, che guarda tutti dall’alto e sogna domenica dopo domenica la Super League. Nella rosa di cui può disporre Apostolos Mantzios, voglio segnalare il portiere Dionysīs Chiōtīs, che è salito alla ribalta principalmente per una storia extracalcistica. Ma alt, qui non si parla di eccessi, di sfarzo o lusso che porta ad una sorta di autodistruzione della componente professionistica a favore di un ego smisurato. Parlo di una bellissima storia, di generosità e beneficenza: era il 2010, e si scopri il caso di una bambina di 9 anni affetta da una rara forma di cancro, Maria Moka, per la cui operazione chirurgica servivano 500mila euro. Nello stesso anno, l’estremo difensore ateniese, classe ’77, organizzò una raccolta di beneficenza, mentre il 4 dicembre 2014 ha annunciato che la bambina stava bene e aveva superato il tumore. “Sono stato informato da un messaggio da qualcuno in Grecia che c’è un grave problema di un bambino e bisogno di aiuto immediato. Ho subito parlato con le autorità dell’ospedale a Salonicco e mi ha confermato il fatto. Poi ho parlato con i genitori della ragazza informati sulla situazione e deciso di aiutare come posso. La questione ha ottenuto molto in Grecia e da Cipro. La ragazza necessita di un intervento chirurgico specializzato che può essere fatto negli Stati Uniti, in Texas, e per la famiglia c’è bisogno di mezzo milione di euro. Ho già informato i miei compagni di squadra per aiutarla come possono, mentre ho parlato con i giocatori delle altre squadre e mi aspetto aiuto per sostenerla”. Queste le sue parole di ringraziamento pronunciate da Dionysīs, che allora vestiva i guantoni dell’APOEL. Ma non era un APOEL qualsiasi. Era la squadra che raggiunse gli ottavi di Champions League. Forse la ricorderete, il ogni caso il Corriere dello Sport ne parlava così. In ogni caso, chapeau. Dal profondo del cuore.

Ma permettetemi di ricordarvi anche che l’Apollon gioca le proprie sfide casalinghe nello Stadio Olimpico di Rizoupoli: durante i lavori di ristrutturazione dei Karaiskakis, ci giocò anche l’Olympiakos e tra le altre partite avvenne anche quella passata alla storia come l’Επεισόδια Ριζούπολης . L’inferno di Rizoupoli, che qui viene brevemente ricordato dalla Gazzetta. Sempre in rosa, anche l’italo-argentino Sebastián Bartolini (dal 2009 in Grecia), l’ex Cluj Emmanuel Koné e la vecchia conoscenza del calcio italiano Christian Obodo (nel giugno 2012 fu rapito mentre si recava in chiesa a Warri: furono 150mila gli euro chiesti per il riscatto, fortunatamente il giocatore riuscì a fuggire dai rapitori che, come affermerà l’ex Udinese e Lecce, avrebbero avuto l’intenzione di ucciderlo). Il numero 9 è Dimitris Diamantopoulos, bomber di categoria inferiore, mentre in avanti segnalo anche Antōnīs Petropoulos che l’anno scorso ha vestito la maglia del Bari insieme al compagno Gentsoglou. In testa alla classifica, ecco il PAS Lamia. Tra gli altri, ecco l’italiano Luigi Cennamo (portiere classe ’80, nato a Monaco di Baviera), compagno di reparto del capitano Vangelis Pitkas, poi i difensori Anestis Anastasiadis e André Rocha e gli attaccanti Fiorin Durmishaj e Dimitrios Ferfelis (greco, ma nato in Germania a Delmenhorst).

Terzo, l’Aris Salonicco. Se andate a ritroso, potreste ricordare di un Nikolaos Karabelas, terzino sinistro del Levante (dal 2012 al 2016), oppure di un tale Pitu (fantasista argentino, prima di venir in Grecia giocava nell’Unión de Santa Fe). Ci sono tre storie di cui però vale la pena spendere qualche minuto. La prima è quella di Raúl Bravo: ex Real Madrid, dove ha completato le giovanili approdando anche in prima squadra, è poi passato all’Olympiakos prima che la sua carriera deflagrasse in modo triste. Rayo Vallecano, poi in Belgio al Beerschot, infine Córdoba, Veria e Aris. Ci si aspettava di più, in fondo tra 2002 e 2004 era nel giro della nazionale iberica (e fu convocato per Euro2004). La seconda riguarda Andreas Tatos, centrocampista che ai tempi dell’Olympiakos veniva ritenuto un craque certo. Ora l’albanese (naturalizzato greco, ma è nato ad Himara) è qui, veste la 10, e può sperare di tornare nel massimo campionato per il quale anni fa era considerato troppo acerbo. Stessa storia, anzi no, quella del terzo profilo che ho scelto. Rafik Djebbour è uno che al Pireo ricordano ancora. E non solo per la rete nella finale di Kypello Ellados 2016, quella con cui l’attaccante algerino (in maglia dell’Aek) aveva deciso la partita contro la sua ex squadra. I ricordi sul classe ’84 sono positivi: 45 reti in 80 partite. Poi, però, l’idillio è finito. Ed eccolo qui, anche lui, a sperare in un salto di categoria per affrontare i biancorossi con cui anni fa sembrava tutto favoloso.

Quarto l’OFI Creta, ex squadra (lo ricorderete) di Gennaro Gattuso, la quale nel 2015 non riuscì a completare il campionato a causa di gravi problemi economici. Ilias Kotsios ha 39 anni, ed è tornato 11 anni dopo sull’isola. Derek Boateng, nel 2001, era nella lista di Don Balón nella voce relativa ai più promettenti talenti. Pavlos Mitropoulos, anni fa era assimilato a nientemeno che Kostas Kastouranis e Claude Makélélé e veniva soprannominato “Pitbull” per la sua aggressività in campo. Tutti e tre hanno assai deluso: non vi stupirete certo, in fondo fino ad ora ho solo parlato di calciatori che non sono riusciti a raccogliere quanto si riteneva avessero seminato nei primi anni della loro carriera. Colpa di un’industria calcio che sempre più tende ad idealizzare, a mitizzare, ad accrescere le qualità di professionisti magari mediocri che vedono ad un tratto il loro nome accostato ai top club di mezzo mondo. Effetto (forse, spero) non intenzionale di un calciomercato ossessionato dalla compravendita e regolato da dissennati procuratori, il cui fine ultimo è quello di garantirsi la fama piazzando i loro assistiti in questa o quella squadra. Peccato che a rimetterci siano il 99% delle volte proprio questi calciatori, che in molti casi si illudono, sopravvalutati dal sistema, e perdono di vista le loro effettive qualità. Scusate la precisazione ma era d’obbligo.

Quinto è il Trikala, in cui sottolineo la presenza di Javier Balboa. Equatoguineano, ma di origine spagnola, è cresciuto nel Real Madrid, in cui ha debuttato nel 2004 giocando la pochezza di 6 partite in due anni. Nessuna da titolare, ça va sans dire. Cercherà fortuna in Portogallo (Benfica, Beira-Mar, Estoril), poi si sposterà in Arabia Saudita, infine in Marocco. Non esattamente un top player, a lui però va riconosciuto il merito di aver segnato la prima rete di sempre della Guinea Equatoriale in Coppa d’Africa 2012 (contro la Libia, finirà 1-0). Sesto in graduatoria, l’Agrotikos del brasiliano Taianan (giramondo: 15 maglie cambiate, dalla Russia alla Serbia, dall’Austria alla Bosnia, dalla Spagna ad Israele, passando poi per la Slovacchia). Settimo, l’AE Sparti. Non so se lo sapete, ma la tifoseria organizzata della società spartana si fa chiamare 300 (immediato il riferimento all’attitudine militare della Laconia: forse, se vi parlo di Leonida e dei suoi 300 delle Termopili vi chiarisco il concetto), e nutre un profondo sentimento di amicizia con il tifo del Taranto. La rosa del club è oggi composta interamente da calciatori greci, nessuno dei quali oltre i 30 anni tranne il capitano, numero 9 e bomber di provincia Ilias Anastasakos. Classe 78, dunque 39enne, il suo profilo è curioso perchè oltre a giocare dirige il Soccer Academy Camp che si svolge ogni anno a New York.

Il Panserraikos è al momento ottavo. Giorgos Ioannidis ne è il terzino sinistro titolare: mi piace ricordare come abbia fatto parte della nazionale greca U19 che nel 2007 contese il titolo europeo alla Spagna (poi campione, 1-0 in finale firmato da Dani Parejo). Di quella selezione, in cui anche Siovas, Ninis e Mitroglou erano in rosa, Giorgos finirà nel migliore 11 stilato dalla UEFA. Ma andiamo avanti, e alla nona posizione troviamo il Panegialios. Siccome non ho trovato niente di troppo interessante tra i giocatori, vi parlo di una curiosità sul club. Non l’avrete mai visto, ma lo stemma raffigura due combattenti di lotta greco-romana. Abbastanza inusuale per una squadra di calcio avere un riferimento al wrestling, vero? Già. La spiegazione ha a che fare col fondatore del Panegialios, Zisimos Livas, che era stato un grande ammiratore di wrestling e addirittura atleta nella sezione del club ad esso dedicata. E così, nel 1954 (dopo la morte di Livas), l’allora presidente Sotirios Panagiotopoulos decide di adottare lo stemma sopracitato per onorare la figura di Zisimos. E i colori della squadra, ma questo dal 1927,  sono il bianco e il nero.

Decimo è l’Anagennisi Karditsas, nato nel 1904 e conseguentemente una delle prime società a nascere. Il capitano risponde al nome di Georgios Bitelis: trequartista, 29 anni, ha giocato in pratica tutta la sua carriera qui, in Tessaglia, e fino ad ora è entrato in campo con la maglia dei Kanaria in 158 occasioni. Oltretutto, Georgios è nato proprio a Karditsa. In undicesima posizione, troviamo l’AO Chania: curioso che la rosa sia oggi composta da 26 calciatori acquistati dall’estate 2016 ad oggi. Se in Italia ci lamentiamo per i tourbillon di Preziosi, questo come dovremmo definirlo? In ogni caso, il portiere e capitano del club è Grigoris Athanasiou ed é arrivato ad agosto scorso…

Continuando a scendere, il materiale da raccontare diminuisce sempre maggiormente e si riduce sempre più al lumicino. Ma non demordo. Dodicesimo il Kissamikos, col suo simbolico delfino blu nello stemma. Il 32enne Mario Martínez Rubio è il numero 10 della squadra, nonchè uno dei principali (e pochi) appigli a cui agganciarsi per non retrocedere. L’attaccante Uroš Stojanov, dopo una carriera spesa in vari paesi (Serbia, Bosnia, Cipro, ma anche Thailandia) si trova qui e veste la camiseta numero 9. E’ curiosa la scelta che l’Acharnaikos (13mo) ha fatto nel momento in cui ha posizionato la fascia di capitano al braccio di un giovanissimo Athanasios Papatolios. Ha 22 anni. E di certo, non sarà carente dal punto di vista della personalità. A proposito del Kallithea quattordicesimo le notizie si fanno assai scarne, tant’è che non si hanno informazioni ad esempio su un paio di numeri di maglia e sull’identità del capitano. Quindicesimo l’Eginiakos, in cui la presenza di un 40enne (il portiere Athanasios Tolios, nato il 7 dicembre 1976) è l’aspetto maggiormente interessante.

Eppure, qualora abbiate creduto che non sarei riuscito ad arrivare in fondo, vi smentisco annunciandovi che qualcosina di interessante ho trovato comunque. Perchè il sedicesimo posto in classifica vede l’AEK Kalloni, che dal 2013 fino al 2016 è stato in Super League mentre ora è letteralmente crollato, nei bassifondi di Football League, a serissimo rischio retrocessione (e sarebbe la seconda consecutiva, certamente un bruttissimo colpo per la società dei Sardeles (= le sardine). E’ di una curiosità impressionante l’aneddoto relativo allo stemma del club, che la mitologia vuole dedicato ad Apollo. Inizialmente, i colori sociali avrebbero dovuto esser il verde e il bianco. Ma pare che una stampante abbia accusato un malfunzionamento tale che il verde in realtà sia uscito tinteggiato color cremisi (una sorta di rosso porpora). I dirigenti, preso atto dell’avvenimento, avrebbero poi deciso che il tutto sarebbe stato voluto dal destino, e pertanto andava mantenuta la variazione fortuita in quanto avrebbe portato fortuna. (E comunque nell’estate del 2011 lo stemma è cambiato ma si è scelto di mantenere le strisce verticali di tonalità bianco e cremisi).

Diciassettesimo, dunque penultimo, il Panelefsiniakos. Società di Eleusi, nell’Attica, come la stragrande maggioranza dei club greci possiede anche una sezione di basket (separata da quella calcistica, sia maschile che femminile, pur condividendone motto e colori). Lo stemma è dominato da una spiga di grano, mentre il soprannome dei tesserati è «σταχυοφόροι».

L’ultima storia, dulcis in fundo, è uno struggente esempio di più fattori. Più che esempio, farei bene a parlare di caso limite: il Panthrakikos non c’è più. O meglio, se andate a cercare la sua rosa, sul sito maggiormente informato (Transfermarkt) non troverete alcunché. Fondata nel 1963, la squadra ha partecipato per 6 edizioni nella sua storia alla Super League, ultima delle quali la scorsa stagione. conclusasi con una mestissima retrocessione (nelle prime 13 giornate, i punti conquistati erano 6) dopo ben quattro partecipazioni consecutive nella massima serie del campionato greco. Contestualmente, però, la situazione economica della società si è fatta prima nebulosa e poi disastrosa. Irrecuperabile. E’ arrivata una penalizzazione di sei punti, poi i latenti debiti societari hanno portato all’immediato annuncio di ritiro da ogni competizione. Ecco perchè non c’è traccia di calciatori in rosa: ogni tesserato era stato liberato da vincoli contrattuali, potendo dunque firmare liberamente per chicchessia. Oltre a tutto ciò, la classifica vede ora una penalizzazione arrivata alla considerevole cifra di 18 punti, materiale per una matematica che nulla può dinanzi al dramma societario di una squadra che l’anno scorso era in Super League. Una sorta di Parma, pur con vicende meno travagliate.

Spero abbiate apprezzato. La Β΄ Εθνική è la seconda serie di uno dei campionati maggiormente di nicchia del panorama europeo: tuttavia, secondo me valeva la pena andar a scorgere qualche curiosità, qualche nome già noto, qualche aspetto particolarmente bizzarro. In fondo, tutto il calcio è un gioco, un bellissimo gioco, e anche la più sperduta competizione riesce a regalare emozioni. Detto questo, ora potete vantare anche un’approfondita conoscenza di base sulla Football League, ottimo materiale con cui vantarvi a casa dei vostri amici. Farete un figurone, citando qualche personaggio di quelli di cui vi ho parlato, o magari (ad esempio) pavoneggiandovi in quanto informati sul motivo per cui il colore dell’AEK Kalloni sia quello. Per oggi è tutto, buona giornata e a presto: καλήμέρα και να σας δούμε σύντομα!

Matteo Albanese

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