In una stagione complicata (caratterizzata da alti e bassi) uno degli elementi di maggior continuità del Chelsea è stato sicuramente Tammy Abraham. L’attaccante inglese è stato messo immediatamente al centro del progetto di Lampard; fiducia guadagnata grazie alle prestazioni fornite in Championship con l’Aston Villa. In maglia Villans ha realizzato venticinque goal in trentasette presenze trascinando il club in Premier League. I dubbi su un giovane di ventidue anni erano legittimi ma Abraham ha risposto nel migliore dei modi, sul campo.
Otto goal nelle prime dieci giornate di Premier League (il totale dice tredici reti e tre assist) per un giocatore capace di imporsi immediatamente nel calcio inglese. Giocatore forte fisicamente, abile nel gioco aereo e con un grande senso del goal. Nonostante si esprima al meglio come punta centrale, può partire anche dall’esterno data l’esplosività nelle gambe. La sua assenza (fuori dal ventisei febbraio per un problema all’articolazione della caviglia) si è fatto sentire sia per un Giroud non nel suo anno migliore sia per l’importanza di Abraham negli schemi di Lampard.
Il numero nove, oltre a garantire una costante presenza all’interno dell’area di rigore, permette un determinato tipo di gioco al Chelsea. La sua capacità nel proteggere palla, l’attitudine ad abbassarsi per aiutare la squadra e l’abilità nell’aprire gli spazi per gli esterni o le mezzali sono una caratteristica fondamentale nel repertorio di Abraham; l’altra, ovviamente, è il goal. Insieme a Pulisic e Mount rappresenta, senza ombra di dubbio, la spina dorsale del nuovo corso blues; ecco perché, in loro assenza, la squadra ha faticato enormemente a livello di prestazioni e ovviamente risultati. Il suo recupero sarà fondamentale per due obiettivi importanti come il raggiungimento del quarto posto (attualmente i punti di vantaggio sul Manchester United sono tre) e la FA Cup che potrebbe rappresentare una linfa notevole nel progetto di Lampard.
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