Spiegare quanto accaduto ieri sera è difficile, ma allo stesso tempo viene reso immediatamente più semplice dal caso che ha scioccato la Liga. Dopo il blitz che ha portato all’arresto del presidente della Rfef Ángel María Villar, ossia nel giorno successivo alla detenzione di almeno 10 persone nell’ambito di un’ inchiesta anticorruzione che ha sconvolto il panorama iberico, ecco il Malmö che se ne esce dalla Champions. In Spagna, la sola serie di perquisizioni in un ambiente cosiddetto protetto ha gettato il panico: perfino la compilazione dei calendari di Liga è ora a rischio. Tutto questo fa parte di una serie di circostanze che nella penisola iberica definiscono fracaso inexplicable. Capite? Così come hanno profanato le sale della Real Federación Española de Fútbol, con lo stesso grado sulla scala progressivamente indicante il livello di sorpresa i campioni di Svezia sono usciti dalla Champions.
Tanti soldi (in meno)– Il Vardar Skopje non è tutta questa gran squadra, e una rapida occhiata alle cifre mostra peraltro come la rosa di cui i macedoni dispongano sia inferiore a quella del Malmö. Il Malmö è il Fotbollförening, il club di gran lunga più forte di Svezia: con un bilancio di 457 milioni di corone è anche il più ricco in quanto a patrimonio netto, più del resto dell’Allsvenskan messo insieme. Ovviamente mancheranno all’appello vari milioni derivanti dalla Champions, lì dove gli Himmelsblått hanno campeggiato in 2014 e 2015. Da allora più nulla. Perché i macedoni, che il ranking Uefa per club inserisce al 257° posto al mondo, hanno eliminato il Malmoe al secondo turno di qualificazione. La perdita economica della società è di circa 30 milioni, stando a quanto stimato dai colleghi dell’Aftonbladet sulla base delle cifre della scorsa stagione. Circa 4 milioni erano stati garantiti, ma nel caso di una vittoria quantomeno ci si sarebbe trovati in Europa League, all’interno della quale quasi 25 milioni sarebbero entrati con certezza nelle casse degli Himmelsblått. Per non parlare dei rimpianti in ottica Champions, una perdita di circa 122 milioni di corone svedesi. Piccolo particolare, non è minimamente stato contato il market pool.
Il canto del cigno – Markus Rosenberg ha 34 primavere sulle spalle, eppure ieri sera, nella gelida serata di Strumica, correva più di tutti. Nell’intera squadra scesa in campo allo Stadio Mladost l’età media era di 27,8 anni. Ma è possibile che a tirare avanti la carretta sia stato lui, pur capitano, pur icona nonché stella della rosa? E’ possibile perché tutto è andato male. Non ho usato il termine fracaso inexplicable a caso, perché il Malmoe si era perfino portato avanti con un calcio di rigore di Rosenberg, procurato dopo 16′ da una sgroppata di Berget steso dal portiere ospite Gacevski. Non ha sbagliato il numero 9, uno che dopo l’eliminazione dei suoi potrebbe non trovarsi più a calcare i prati di Champions. Le previsioni erano ben altre, ed è normale che in quanto capitano abbia preso la parola: “Abbiamo visto quanto avremmo potuto perdere, piuttosto che quanto avremmo potuto vincere. Abbiamo bisogno di riprenderci rapidamente in Allsvenskan, ma in questo momento c’è solo una delusione incredibilmente grande“. Non è bastato il suo rigore, appunto: sebbene il Vardar necessitasse di vincere, sicché l’andata in Svezia finita 1-1 avrebbe dato il pass agli ospiti, gli ampi spazi in contropiede concessi non sono stati per nulla sfruttati dal FF. L’ultimo brivido l’ha regalato una punizione tagliata da Eikrem e deviata dall’estremo difensore dei padroni di casa, ma ben poco, pochissimo altro. Forse sarà per questo che ci si è rilassati: in ogni caso l’imbarcata dei successivi 45′ è pesantissima.
Remuntada – Okay, il termine è spagnolo. Ma il Vardar non è parso à la Barcellona, per dirla tutta. Non c’è stato un Messi a scombinare gli equilibri facendo pender dall’altro lato della bilancia il piatto. Non c’è stato un Neymar a crederci hasta la muerte e, soprattutto, non c’è stato un Sergi Roberto a capitalizzare l’ultimissima chance. Che c’è stata ma con meno valore rispetto a quella del Camp Nou, perché al minuto 91 una disattenzione difensiva del Malmoe ha lasciato scoperto il fianco alla corsa del neo entrato Blazevski prima e alla finalizzazione di Nikolov poi. Come all’andata, il 22enne non si è fatto problemi a fissare il 3-1. Semmai è quello accaduto in precedenza che preoccupa: al 55′ un calcio d’angolo battuto da Juan Felipe ha trovato la zuccata vincente ad opera del capitano Boban Grncarov, difensore centrale di mestiere, mentre al 60′ Felipe è stato steso in area da Lewicki. Calcio di rigore. Il Vardar non ha Rosenberg, il tiro non è malaccio ma Wiland lo neutralizza prima di doversi però inchinare al tap in di Barseghyan. Il delirio. Tutti i macedoni festeggiano come pazzi, la panchina di Goce Sedloski non crede a quanto visto, la curva dei tifosi di casa esplode letteralmente. Si festeggia nei modi più assurdi, addirittura alcuni calciatori in maglia rossonera saltano e si danno una specie di cinque con l’addome. Ed è questo, forse, l’aspetto più preoccupante. A loro è andata bene, per carità, ma probabilmente non si sarebbero aspettati di passare il turno. E non so in quanti abbiano scommesso sul Vardar.
Crisi nera – A stupire è stato l’atteggiamento di un collettivo che si è sciolto come neve al sole. Il Vardar ha avuto buone occasioni, Wiland ha indossato il mantello e tirato fuori i superpoteri ma è servito fino ad un certo punto. Sono bastati i primi dieci minuti della ripresa per capire l’andazzo: mentre il Malmoe teneva un possesso sterile del pallone, i macedoni si dannavano su ogni pallone correndo come dei forsennati. E soprattutto, da sottolineare, hanno avuto una tenuta difensiva eccezionale. Cosa che un quasi incredulo Magnus Pehrsson ha dovuto ammettere: “Siamo partiti bene e abbiamo ottenuto un sacco di quello che avevamo detto (nel prepartita, ndr), ad esempio il giocare fino al livello dei nostri attaccanti. Questo ci ha consentito di andare in vantaggio col rigore, ma dopo il gol abbiamo concesso a loro gran parte dell’iniziativa. E’ qualcosa che non dobbiamo assolutamente fare, hanno avuto troppo la palla. Era una partita assolutamente cruciale, eravamo andati in vantaggio… Nel calcio si guardano le occasioni, e sembra che ora sia il momento di uscir sconfitti. Ma sono tutte le occasioni da gol non concretizzate nella partita d’andata che ci impediscono di non andare oltre”. Tutto giusto, ma un derby nordico col Copenhagen sarebbe stato davvero bello.
Ecco il tabellino:
Vardar (4-2-3-1): Gacevski; Hambardzumyan, Novak, Grncarov, Demiri; Gligorov (dal 46′ Blazevski), Spirovski; Nikolov, Juan Felipe, Barseghyan (dal 73′ Brdarovski); J. Balotelli (dall’85’ Musliu). All: Sedloski
Malmö (4-4-2): Wiland; Tinnerholm, Nielsen, Brorsson (dal 46′ Bengtsson), Konate (dal 63′ Rakip); Eikrem, Lewicki (dall’83’ Svanberg), Christiansen, Yotún; Berget, Rosenberg. All: Pehrsson
Reti: 16′ rig. Rosenberg, 55′ Grncarov, 61′ Barseghyan, 91′ Nikolov. Ammoniti: Novak, Gacevski, Juan Felipe, Blazevski (V), Brorsson, Konate, Berget, Svanberg (M). Arbitro: Zhabcenko (Ucraina).
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